Irpef o Irap, più soldi in busta paga per i lavoratori o alleggerimento fiscale per le imprese: la scelta ora sarà una, ma non potrà essere isolata se si vuole un intervento efficace. “Non è il derby Roma-Lazio o Torino Juve – dice Enrico Morando, vice ministro all’Economia - perché se è chiaro che dobbiamo adottare entrambi gli interventi, scegliere da dove cominciare è importante, ma non ha tutto il rilievo che gli si vuole dare. Nei prossimi giorni si deciderà”.
Allo stato qual è l’orientamento del Governo?
“Quello che conta è che il Governo decida di intervenire per la riduzione del cuneo fiscale in modo strutturale e che decida di farlo avendo come obiettivo di portare il cuneo fiscale a livello medio dei grandi Paesi europei nostri competitori. È una scelta strategica, che può modificare strutturalmente l’economia italiana e creare aspettative positive tra lavoratori, consumatori, imprese e investitori”.
Dunque se anche si prendesse la direzione più soldi in busta paga non basterebbe..
“Bisogna agire sia sull’Irpef che sul costo del lavoro per l’impresa quindi anche sull’Irap. E scegliere di concentrare il primo passo su un obiettivo specifico, scelta che il Governo ha già fatto: Padoan ha detto che non si commetterà l’errore del passato di disperdere l’intervento su numerosi obiettivi. O concentriamo tutto sull’Irap a favore delle imprese o sull’Irpef: se tentiamo di mettere insieme tutto l’intervento sarebbe inefficace. Io propendo per un intervento che sia favorevole alle imprese vista l’emergenza disoccupazione, soprattutto giovanile, che c’è in questo Paese, insomma se dovessi scegliere io sceglierei l’Irap. Ma non è il derby Roma-Lazio, Torino-Juve: se è chiaro che dobbiamo adottare entrambi gli interventi scegliere da dove cominciare è importante, ma non ha tutto il rilievo che gli si vuole dare. Nei prossimi giorni si deciderà”.
Ma le risorse per il secondo tempo dove le trovate? Non si rischia di andare a vuoto?
“In Italia siamo così abituati a ragionare in termini di cosa succede nei prossimi mesi che se si parla di un piano di medio lungo periodo per la riduzione del cuneo fiscale non si viene presi in considerazione. Ma adesso dobbiamo dire dove e come compiamo il primo passo: se l’Irap o l’Irpef, mettendo tutte le risorse disponibili. Ma deve essere chiaro, pena il fallimento di tutta l’operazione, che quello sarà solo il primo passo. Le risorse si trovano: dal secondo anno di revisione integrale della spesa si può ottenere molto di più”.
Solo queste?
“Ci dobbiamo augurare che continui un abbassamento dello spread e che continui il risparmio sugli interessi per il debito. Poi altri interventi sul volume globale del debito potranno ridurre la spesa corrente per il servizio del debito. E, in termini pluriennali, potremmo ricavare risorse vere dalla lotta all’evasione fiscale, seguendo il principio per cui non euro che deriva dalla lotta all’evasione sia impiegato per maggiore spesa ma meccanicamente e rigidamente usato per ridurre il cuneo fiscale”.
Un piano pluriennale, quindi obiettivo 2018, non si deve votare tra anno..
“Certo. La stabilità politica è la precondizione di tutta questa strategia. Se continuiamo a ragionare su Governi che hanno orizzonti di pochi mesi non rendiamo credibili interventi di lungo periodo. Sull’emergenza non si risolve niente”.
Come la mettiamo con Confindustria e le imprese nel caso il primo intervento fosse sull’Irpef?
“Intanto non è scontato che sia questa la direzione immediata. Ma se fosse così le imprese saranno attente non dico quanto i lavoratori ma quasi, perché se aumenta la domanda effettiva le aziende, anche quelle che lavorano per il mercato interno, avranno più sbocchi e quindi gioveranno seriamente di questo intervento. Ma insisto: non basterebbe questo primo passo”.
Quanto può pesare sulla scelta il rapporto con l’Europa, visti gli appunti dei giorni scorsi sullo stato dei conti? Padoan attenderà gli esiti dell’Ecofin di lunedì?
“Sullo specifico di questa scelta decidiamo noi, punto e basta. Quanto alle scelte strutturali è chiaro che siamo in area Euro e abbiamo interesse vitale a modificare i pilastri della politica economica e fiscale dell’Unione europea. Realizzare riforme strutturali è utilissimo perché aumenta il nostro potere contrattuale con gli altri Paesi dell’Unione quando discutiamo del mutamento di queste politiche”.