mercoledì 26 febbraio 2014

Ma guarda che meraviglia. Non riuscivamo neanche ad immaginare che poteva essere questo il risultato. Poi sapendo che lo scrutinio lo avrebbe fatto Benzi che è lo stesso che ha chiesto l'espulsione di Orellana ci siamo rassicurati. Mai visto degli squadristi così nella mia vita.

Risultati voto online: vince Beppe Grillo, espulsi i quattro dissidenti

di   - 26/02/2014 - Con la chiusura delle votazioni in rete alle 19, gli attivisti hanno deciso di dire addio ai senatori accusati di aver intrapreso una scelta comunicativa che ha cambiato la loro linea politica. Ma ora il Movimento è spaccato in due ed il rischio scissione appare sempre più vicino

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UPDATE - Il primo risultato del voto è che Alessio Tacconi avrebbe detto a La Zanzara di essere pronto a lasciare il gruppo pentastellato
“Esco dal gruppo dei 5 Stelle alla Camera e con me ci sono altri cinque deputati”, ha detto il parlamentare. “Con questo voto – ha aggiunto – si e’ dimostrato che non e’ possibile andare contro il parere di Grillo e Casaleggio. Nel movimento comandano solo loro, di fatto sono il braccio e la mente”. E sul sistema di voto Tacconi aggiunge: “Il sistema di voto e’ in mano alla Casaleggio Associati e ci dobbiamo per forza fidare. Se fosse affidato a terzi sarebbe piu’ trasparente, non lasciando spazio a dubbi”.
È finita. La rete ha parlato ed ha decretato l’espulsione dei quattro dissidential Senato del Movimento Cinque Stelle, Luis Orellana, Fabrizio Bocchino, Lorenzo Battista e Francesco Campanella. Ed ora tocca a coloro che sono restati e che avranno il difficilissimo compito di mantenere unito il gruppo alSenato. Questo il comunicato sul blog di Grillo
RISULTATI: Hanno partecipato alla votazione 43.368 iscritti certificati. 29.883 hanno votato per ratificare la delibera di espulsione. 13.485 hanno votato contro. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato!
I quattro epurati, da sinistra in alto: Lorenzo Battista, Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino, Luis Orellana
I quattro epurati, da sinistra in alto: Lorenzo Battista, Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino, Luis Orellana

UN MOVIMENTO DEVASTATO - Si perché il processo, durato di fatto quasi 48 ore tra assemblea, reazioni e voto della rete, ha devastato il Movimento Cinque Stelle, tanto da certificare la nascita di correnti interne tra puristi, epurati e colombe. Con il risultato che oltre ai quattro espulsi ce ne sono almeno dieci che sembrano pronti a far le valigie e migrare. Non solo. Il numero potrebbe raggiungere quota 20, creando così un nuovo gruppo all’interno del Senato, con buona pace dei puristi. Al momento, come riportato da SkyTg24, sono dieci i senatori che hanno presentato le dimissioni e che vanno ad aggiungersi ai quattro espulsi.


LE ACCUSE - Tra quelli pronti ad andare via ci sono Alessandra Bencini, scoppiata a piangere dopo che il capogruppo Maurizio Santangelo ha risposto a Lorenzo Battista, che aveva detto di chiamare Grillo dicendo che l’assemblea non era valida dietro la richiesta di Serenella Fucksia che aveva dal canto suo chiesto d’invalidare la seduta perché prima dovevano riunirsi i senatori «Sai che c’è? Vattene!». E se ne sono andati oltre a lei anche i senatori Laura Bignami, Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella e Maurizio Romani. Ma ci sarebbero anche le dimissioni di Maria Mussini. Il tutto mentre il gruppo sta discutendo delle mozioni di sfiducia annunciate stamane dal capogruppo Maurizio Santangelo nei confronti dei due neo ministri Guidi e Poletti.
LA SFIDUCIA DELLO SCANDALO - Mozioni criticate da alcuni senatori che avrebbero voluto condividere la scelta prima di saperlo a cose fatte. Segno che la questione non è stata trattata. Luis Orellana intanto si difende dalle accuse di Beppe Grillo che aveva detto che i quattro dissidenti volevano andare via per tenersi 20.000 euro al mese: «È un bugiardo. Non è vero che prendiamo 20 mila euro e non è vero che è una questione di soldi». Maurizio Buccarella apre un ultimo spiraglio «Spero ci sia ancora la possibilità di una ricucitura. Si sta discutendo: le dimissioni non sono state ancora rassegnate». E tornando alle mozioni di sfiducia individuali nei confronti dei ministri Guidi e Poletti, il senatore Mario Michele Giarrusso ha lanciato accuse chiare, anche perché queste sono firmate anche a suo nome. E lui non lo sapeva:
«Risultano depositate a mio nome due richieste di sfiducia per due ministri del governo in carica. Non avendo mai firmato alcunché e non avendo mai visto simili atti, domattina depositerò presso le autorità competenti denuncia penale a carico dei responsabili».

VOCI A CONFRONTO - E se Alessandra Bencini se ne vuole andare dal Senato e non solo dal gruppo, il caso ha tenuto banco anche alla Camera. Alessio Tacconi, eletto nella commissione Estero, vorrebbe sfilarsi dicendo che se verrà votata l’espulsione allora andrà via anche lui visto che si parla di comportamenti quando invece se vengono assunti amici e parenti nessuno dice niente. Riccardo Nuti in assemblea ha accusato Romolo Martelloni, indicato come addetto stampa di Orellana e Battista, con il primo che ha ammesso che la comunicazione ufficiale al Senato non lo soddisfava, con Nuti che ha paventato l’esistenza di un nuovo gruppo, chiamato «Movimento attivisti liberi» animato da Campanella che sei giorni fa diceva agli amichetti suoi, come li ha ribattezzati Nuti: «Ho idea di fare un movimento slegato da megafoni ingombranti. C’è bisogno di mettere la faccia e io sono disponibile». Airola è per il no all’espulsione a causa della necessità di tenere unito il gruppo. Tommaso Currò ha parlato di esecuzioni sommarie scatenate dalla critica a Beppe Grill ribadendo la libertà di ammettere il proprio lavoro e la possibilità di esprimere critiche.


IL NODO DEL DISSENSO - In assemblea Enza Blundo chiede delucidazioni sulla votazione su Bankitalia e riceve la risposta stizzita di Federico D’Incà: «Noi abbiamo fatto una azione». La stessa Blundo ha invitato  i presenti riflettere: «Sennò lo scopo principale del Movimento lo perdiamo». Interviene Serenella Fucksia: «Io diffido da chi segue la linea senza chiedersi il perché. E’ una osservazione. Se Grillo avesse fatto un gesto di dissenso avrei contattato la persona di Beppe. Tempo fa ho chiesto, Messora mi è testimone, di affrontare criticità riguardo la comunicazione. Son passati mesi ancora quegli argomenti non sono stati trattati».
«HANNO CENATO CON FAVIA» - La senatrice Bulgarelli non capiva cosa stesse accadendo: «Noi ne espelliamo quattro e per far cosa? Così quelli che sono dentro e che fanno una corrente sono più incattiviti? Non capite quello che succede in Senato. Se fossimo un gruppo compatto e stiamo ancora qui a menarcela, andare ai talk, fare i comunciati e fare come i bimbi dall’asilo. Allora possiamo espellere tutti quelli che fanno tv? Perché la comunicazione lo ha deciso?». Vito Crimi ha accusato i dissidenti colpevoli di aver parlato troppo sulle trattenute nel fondo Pmi coinvolgendo Casaleggio: «Secondo me questa è una cosa che sfiora la querela ma la valuterà Casaleggio», mentre qualcun altro ha accusato i quattro di aver cenato con Giovanni Favia.


UNA SCELTA DEL TERRITORIO - Tancredi in assemblea difende gli imputati: «Sono contrario a qualsiasi espulsione. Non ho capito quale norma i senatori abbiano violato. E’ un autogol mediatico pazzesco. Nel Pd si scontrano. Noi siamo il Movimento e non discutiamo. Chiunque piscia un centimetro fuori dal vaso è dato come dissidente. Ma Grillo non vale uno come noi? Evidentemente vale di più. Inizio ad avere i dubbi che Grillo non sia il garante del MoVimento. Abbiamo lotatto sulla ghigliottina della Boldrini e ora vogliamo mettere la ghigliottina noi?». E la sala ha applaudito. Infine partiamo dall’inizio, dall’accusa di Maurizio Santangelo che ha aperto l’assemblea spiegando come la richiesta venisse dal territorio contrario ad una «scelta comunicativa che ha provocato imbarazzi sul territorio. La linea comunicativa ha fatto sì che la linea politica intrapresa sia modificata». E la base ha deciso, con il Movimento Cinque Stelle uscito devastato da una storia che ha cambiato gli equilibri ed incrinato l’accordo tra i cittadini.

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