SCENARIO
Movimento 5 stelle, chi è contro le espulsioni
In 10 pronti a dimettersi dal M5s. In solidarietà con Orellana & Co. Chi sono i 29 della fronda. Ipotesi di nuovo gruppo.
di Paola Alagia
Tra espulsioni e dimissioni, il Movimento 5 stelle è ripiombato nel caos. Galeotta l’assemblea congiunta dei gruppi grillini che il 25 febbraio si è pronunciata a favore dell’espulsione dei senatori Luis Alberto Orellana, Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino e Francesco Campanella. E il 26 febbraio la Rete alla fine ha deciso: i quattro non fanno più parte del Movimento. E tre di loro - Battista, Orellana e Bocchino - si sono dimessi anche da senatori.
Si consuma così l'ennesimo strappo in casa 5 stelle. Che per alcuni osservatori potrebbe portare a una vera e propria scissione.
Lo conferma la tensione che si è respirata per tutta la giornata a Palazzo Madama.
La maggioranza dei senatori come conferma un parlamentare che preferisce rimanere anonimo, non era «affatto a favore dell’espulsione dei quattro colleghi». Tanto che, stando a quanto raccontato dalla senatrice Elena Fattori, una decina di cittadini ha intenzione di rassegnare le dimissioni.
I 29 CONTRO LE ESPULSIONI. Di chi si tratta? Lettera43.it è in grado di rivelarlo: in totale sono 29 senatori.
Nell’elenco dei contrari figurano le senatrici Cristina De Pietro, Maria Mussini, Monica Casaletto, Elena Fattori, Enza Blundo, Michela Montevecchi, Daniela Donno, Elisa Bulgarelli, Ivana Simeoni e Serenella Fuksia. Oltre ad Alessandra Bencini, che tra l’altro si è detta «pronta a dimettersi». Come del resto ha già annunciato Laura Bignami.
A queste 12 parlamentari si aggiungono, come rivela la fonte, 13 senatori. Nell’ordine ci sarebbero «Alberto Airola, Giuseppe Vacciano, Andrea Cioffi, Pietro Girotto, Francesco Molinari, Maurizio Buccarella, Vito Petrocelli, Maurizio Romani, Enrico Cappelletti, Mario Giarrusso, Marco Scibona, Bartolomeo Pepe e Roberto Cotti. Ma a questi colleghi», continua, «bisogna sommare pure i quattro sottoposti a giudizio in queste ore. In pratica, la maggioranza del gruppo».
COTTI: «I CONTRARI SONO LA MAGGIORANZA». Proprio quanto confermato dal parlamentare Roberto Cotti: «È evidente che al Senato i favorevoli sono una minoranza, mentre prevale, seppure con ragioni diverse, il disappunto per le espulsioni».
In sostanza, nella pattuglia dei 29 «c’è sia chi solidarizza con Campanella, Bocchino Orellana e Battista e ne condivide il modus operandi», argomenta Cotti, «sia chi, invece, pur non sposandone la linea di condotta, si è detto contrarissimo alla pratica di espellere chi dissente».
L'IPOTESI DI GRUPPO AUTONOMO. Qualunque sia la motivazione addotta, però, è evidente che ci sono numeri più che sufficienti per dar vita a un gruppo autonomo. Un’ipotesi che, tuttavia, Cotti smentisce: «Non è una questione all’ordine del giorno», sottolinea categorico. «I problemi sui quali concentrarsi adesso sono altri, a cominciare dalle incongruenze del nostro Statuto proprio in materia di espulsioni».
STATUTO NE MIRINO. Il problema è semplice, chiarisce l’esponente grillino: «Se in assemblea congiunta occorre soltanto la maggioranza della stessa, le regole del gruppo al Senato, invece, richiedono la maggioranza degli eletti. Una maggioranza che, al momento, non c’è. Come si stabilisce, allora», conclude ironico, «a quale delle due regole bisogna attenersi?».
Che lo Statuto abbia bisogno di qualche maquillage lo sostiene con forza pure Paola Pinna: «È un problema che ho sollevato proprio in assemblea», dice la deputata, anche lei contraria all’espulsione dei quattro senatori. «Ne ho chiesto una revisione perché, allo stato attuale, è arbitrario. Mentre occorrerebbero regole più chiare e meno generiche cui attenersi».
Si consuma così l'ennesimo strappo in casa 5 stelle. Che per alcuni osservatori potrebbe portare a una vera e propria scissione.
Lo conferma la tensione che si è respirata per tutta la giornata a Palazzo Madama.
La maggioranza dei senatori come conferma un parlamentare che preferisce rimanere anonimo, non era «affatto a favore dell’espulsione dei quattro colleghi». Tanto che, stando a quanto raccontato dalla senatrice Elena Fattori, una decina di cittadini ha intenzione di rassegnare le dimissioni.
I 29 CONTRO LE ESPULSIONI. Di chi si tratta? Lettera43.it è in grado di rivelarlo: in totale sono 29 senatori.
Nell’elenco dei contrari figurano le senatrici Cristina De Pietro, Maria Mussini, Monica Casaletto, Elena Fattori, Enza Blundo, Michela Montevecchi, Daniela Donno, Elisa Bulgarelli, Ivana Simeoni e Serenella Fuksia. Oltre ad Alessandra Bencini, che tra l’altro si è detta «pronta a dimettersi». Come del resto ha già annunciato Laura Bignami.
A queste 12 parlamentari si aggiungono, come rivela la fonte, 13 senatori. Nell’ordine ci sarebbero «Alberto Airola, Giuseppe Vacciano, Andrea Cioffi, Pietro Girotto, Francesco Molinari, Maurizio Buccarella, Vito Petrocelli, Maurizio Romani, Enrico Cappelletti, Mario Giarrusso, Marco Scibona, Bartolomeo Pepe e Roberto Cotti. Ma a questi colleghi», continua, «bisogna sommare pure i quattro sottoposti a giudizio in queste ore. In pratica, la maggioranza del gruppo».
COTTI: «I CONTRARI SONO LA MAGGIORANZA». Proprio quanto confermato dal parlamentare Roberto Cotti: «È evidente che al Senato i favorevoli sono una minoranza, mentre prevale, seppure con ragioni diverse, il disappunto per le espulsioni».
In sostanza, nella pattuglia dei 29 «c’è sia chi solidarizza con Campanella, Bocchino Orellana e Battista e ne condivide il modus operandi», argomenta Cotti, «sia chi, invece, pur non sposandone la linea di condotta, si è detto contrarissimo alla pratica di espellere chi dissente».
L'IPOTESI DI GRUPPO AUTONOMO. Qualunque sia la motivazione addotta, però, è evidente che ci sono numeri più che sufficienti per dar vita a un gruppo autonomo. Un’ipotesi che, tuttavia, Cotti smentisce: «Non è una questione all’ordine del giorno», sottolinea categorico. «I problemi sui quali concentrarsi adesso sono altri, a cominciare dalle incongruenze del nostro Statuto proprio in materia di espulsioni».
STATUTO NE MIRINO. Il problema è semplice, chiarisce l’esponente grillino: «Se in assemblea congiunta occorre soltanto la maggioranza della stessa, le regole del gruppo al Senato, invece, richiedono la maggioranza degli eletti. Una maggioranza che, al momento, non c’è. Come si stabilisce, allora», conclude ironico, «a quale delle due regole bisogna attenersi?».
Che lo Statuto abbia bisogno di qualche maquillage lo sostiene con forza pure Paola Pinna: «È un problema che ho sollevato proprio in assemblea», dice la deputata, anche lei contraria all’espulsione dei quattro senatori. «Ne ho chiesto una revisione perché, allo stato attuale, è arbitrario. Mentre occorrerebbero regole più chiare e meno generiche cui attenersi».
Mercoledì, 26 Febbraio 2014
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