Su quanto l’iniziativa sia autonoma o quando sia benedetta dal Capo le versioni non coincidono, nel clima teso che si respira nei palazzi berlusconiani. Ma un elemento è certo. Daniela Santanché, la pasionaria, il falco per eccellenza, candidata alla vicepresidenza della Camera, ha iniziato a telefonare ai parlamentari pidiellini per organizzare la manifestazione che, di fatto, segnerebbe la fine del governo Letta. Quella di fronte alla procura di Milano, lunedì, mentre Ilda Boccassini pronuncerà la sua requisitoria per chiedere la condanna di Silvio Berlusconi nel processo Ruby per corruzione e prostituzione minorile.
La telefonata che la pasionaria più vicina a Berlusconi non contiene un ordine perentorio, ma prima uno scambio di opinioni sulla gravità del momento e poi l’idea: “Come l’altra volta – è il ragionamento – sarebbe opportuno dare un segnale di fronte a queste schegge impazzite, dobbiamo essere tutti davanti alla procura. Il presidente va difeso”. A Berlusconi non dispiacerebbe affatto di vedere i suoi di fronte alla procura di Milano, ma il via libera ancora non c’è. Se ne sta discutendo, anche se bisogna stare pronti. L'idea non è di cantare l'inno nazionale come la volta scorsa, ma di fare una maratona oratoria: un palchetto di fronte al tribunale, con i parlamentari che uno dopo l'altro improvvisano comizi-denuncia contro la magistratura. Proprio mentre la Boccassini pronuncerà la richiesta della condanna più infamante, e che sarà diffusa in mondo-visione.
Un gesto che rappresenterebbe la rottura con Napolitano: chiedergli a quel punto di essere il garante della tregua sotto le bombe è operazione da scrivere al capitolo “miracoli”. Ma c’è dell’altro nella discussione in corso. Nella corte del Cavaliere in queste ore si sta consumando uno scontro feroce tra falchi e colombe. Non sono pochi gli elementi di tensione che si sono consumati sul programma della manifestazione di Brescia. Con le colombe che volevano mantenere il programma morbido – conferenze stampa, e niente comizio – e il Cavaliere che ordinato la piazza stamattina. Senza voler sentire né “se” né “ma”. E ancora: Angelino Alfano, che ormai si muove più da vicepremier di Letta che da segretario del Pdl nel terrore che la piazza contro la magistratura possa destabilizzare, e non poco, il governo, avrebbe voluto che la manifestazione di Brescia avesse come titolo “tutti per l’Italia”, e non “tutti con Silvio” chiaro segnale che è tutta tarata sulla contrapposizione alle procure. Niente da fare, alla fine il titolo è “tutti con Silvio”.
Ora si tratta di vedere come andrà a fine l’iniziativa della Santanché. Fosse per lei, vorrebbe schierati in prima fila di fronte al tribunale di Milano anche i ministri pidiellini che sono nel governo, a partire dal ministro dell’Interno Angelino Alfano. Praticamente la fine del governo. Raccontano che il segretario del Pdl su questo ha messo in moto tutto lo stato maggiore del Pdl per indurre tutti a un minimo di ragionevolezza. La stessa ragionevolezza che era stata usata prima che Berlusconi nei panni del falco, cambiasse programma, a modo suo. Il Cavaliere continuerà a dire che non metterà "in crisi il governo per una sentenza", producendo iniziative che rappresentano un attacco allo Stato di diritto, e la cui compatibilità con quello che pensa il Pd è totale: "I magistrati politicizzati - dice a Tgcom 24 e accecati da odio mi vorrebbero politicamente morto. Ma resisteremo". Ecco.