Anche per la Corte d'Appello di Milano Silvio Berlusconi si è reso colpevole di una frode fiscale da 7 milioni di euro realizzata nel biennio 2002-2003. Il collegio presieduto da Alessandra Galli, titolare del processo d'Appello sui diritti Tv di Mediaset, ha infatti confermato la condanna di 4 anni già inflitta in primo grado all'ex presidente del Consiglio (pena ridotta a un anno per effetto dell'indulto).
Ritenuto colpevole anche in Appello di aver gonfiato il prezzo dei diritti televisivi e cinematografici acquistati da Mediaset presso le principali majors statunitensi e di aver creato fondi neri all'estero per frodare così il fisco italiano. Dopo la sentenza di primo grado sui diritti Tv e quella sul passaggio di mano dell'intercettazione Fassino-Consorte, per il leader del Pdl è questo il terzo verdetto di condanna arrivato dai giudici milanesi in poco più di sei mesi. La prima che l'ex presidente del Consiglio subisce in un processo d'appello. I giudici confermando la sentenza di primo grado ha condannato Silvio Berlusconi a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici e 3 anni dal dirigere società e contrattare con la pubblica amministrazione. La decisione del collegio presieduto da Alessandra Galli è arrivata dopo sei ore di camera di consiglio. Arriva anche l'assoluzione per Fedele Confalonieri, presidente Mediaset, tra gli imputati del processo sull'acquisizione dei diritti tv Mediaset.
LE REAZIONI
Capezzone (Pdl): italiani capiscono. Condanna a Berlusconi surreale - «Oggi tutte le persone ragionevoli, al di là di ogni appartenenza politica e culturale, comprendono bene quello che accade: è letteralmente surreale e assurda la condanna di Silvio Berlusconi, contribuente recordman. Attendiamo che i garantisti di sinistra dicano qualcosa...». Questo il commento di Daniele Capezzone, coordinatore dei dipartimenti del Pdl e presidente della Commissione Finanze della Camera.
D'Alessandro (Pdl): condanna ingiusta - «In questi giorni che vedono le forze politiche faticosamente impegnate in una fase di pacificazione e di coesione nazionale, e che cercano di mettere da parte dissapori e scontri passati nell'interesse del Paese e degli italiani, il palazzo di giustizia di Milano appare sempre più come quel giapponese armato fino ai denti, guerrafondaio e inconsapevole della fine della guerra, che cerca con ogni mezzo di spazzare via il nemico di sempre». Lo dice l'esponente del Pdl Luca D'Alessandro.
«Si dice che in guerra e in amore sia tutto permesso - aggiunge - ma la sentenza di condanna a 4 anni contro Silvio Berlusconi, accusato di aver evaso 3 milioni di euro di tasse su 567 effettivamente versati all'erario, dimostra che una parte della magistratura sente di poter osare ancora di più, violando le regole, il principio d'imparzialità e di terzietà, il rispetto dei diritti di difesa, arrivando a negare cio' che a imputati per reati ben più gravi viene sempre allegramente concesso. Quello appena concluso è un processo politico e la condanna a Berlusconi è solo politica, una condanna che deve farci reagire con forza perché folle, ingiusta e basata solo sul principio dell'eliminazione dell'avversario per via giudiziaria».
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