giovedì 4 giugno 2015

Meloni chiede a Marino di dimettersi. Dove era quando gli uomini di Alemanno derubavano Roma? E dove erano gli uomini di centro destra che oggi appoggiano Salvini? Povera Italia. Chi ruba chiede a chi è derubato di fare un passo indietro.

Mafia Capitale: «I clan per la campagna elettorale di Alemanno»

04/06/2015 - di 

Dall'ordinanza e dalle intercettazioni della seconda tranche dell'inchiesta emerge come l'ex sindaco di Roma chiese aiuto a Salvatore Buzzi, capo della coop "29 Giugno" in vista delle elezione Europee. E come quest'ultimo si rivolse alla 'Ndrangheta. Ma Alemanno replica: "Una bufala, ecco i dati che lo dimostrano"


Nella campagna elettorale di Gianni Alemanno al Parlamento Europeo dello scorso anno sarebbe stato arruolato anche il clan Mancuso di Limbadi da Salvatore Buzzi, il presidente della coop “29 Giugno” al quale l’ex sindaco di Roma aveva chiesto un sostegno. Questo è quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Roma Flavia Costantini su richiesta del procuratore aggiunto Michele Prestipino e dei pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli. La seconda tranche dell’inchiesta sul “Mondo di Mezzo” con la quale sono finite questa mattina in carcere 44 persone. Un’inchiesta con la quale è emersa Mafia Capitale, l’organizzazione criminale che ruota attorno alla figura del “Nero”, l’ex Nar Massimo Carminati.

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LA CAMPAGNA ELETTORALE DI ALEMANNO E IL CLAN MANCUSO -

Si legge nell’ordinanza: «Un ulteriore tassello idoneo a corroborare il rapporto di reciproco riconoscimento e di “interscambio” tra le due organizzazioni criminali(Mafia capitale e ndrangheta, ndr) è costituito dai riscontri intercettivi effettuati in occasione delle elezioni del Parlamento Europeo 2014, che hanno visto il politico Giovanni Alemanno (secondo l’inchiesta vicino a esponenti del sodalizio di MafiaCapitale), candidato nella lista “Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale”, nella circoscrizione Sud»: 
 «A fronte di una richiesta di sostegno da parte di Alemanno, sin dalla fine del mese di marzo 2014, in vista delle elezioni europee del 25 maggio 2014, Salvatore Buzzi (il sodale di Carminati, presidente della cooperativa sociale 29 Giugno, aveva espressamente richiesto, per il tramite di Giovanni Campennì, appoggio all’organizzazione criminale calabrese (di cui quest’ultimo è ritenuto espressione), per procurare i necessari consensi in occasione della campagna elettorale dell’ex sindaco di Roma»
Buzzi informò lo stesso Carminati dell’esito di un incontro avuto poco prima con Alemanno presso gli uffici della “Commissione Commercio”. Si legge nell’ordinanza come Buzzi riferiva a Carminati del sostegno richiesto in quell’occasione dall’ex primo cittadino «“No, no era pe’ la campagna elettorale … una sottoscrizione e poi se candida al sud”» e come rappresentasse al sodale di aver individuato Campennì, «indicato con il solo nome di battesimo, quale strumento idoneo per assecondare tale richiesta» (“.. da Giovanni … gli famo fa ..”)».

BUZZI E LA CONVERSAZIONE INTERCETTATA CON CAMPENNÌ -

Il presidente della cooperativa 29 Giugno dettaglierà poi la richiesta nel corso di una telefonata con lo stesso Campennì, intercettata dagli investigatori. Si chiarisce come:
 «il tentativo di Buzzi di mascherare, in maniera evidentemente strumentale con l’interlocutore, l’illecita richiesta pervenutagli, facendola passare come innocua e legittima istanza volta ad ampliare il consenso elettorale (“… basta che non sia voto di scambio …. tutto è legale … uno po’ vota’ gli amici???!!!”), nell’ambito di una circoscrizione elettorale particolarmente ampia (“… mica può venire li!!! Scusa … no perché la circoscrizione è grandissima …. è ABRUZZO …. CAMPANIA …. la CALABRIA …. PUGLIA …. BASILICATA ….”), veniva perfettamente compreso da Campennì, il quale, avendo evidentemente ben inteso il vero senso della richiesta,  (“ah ste chiamate so legali, ??? …”), aderiva prontamente alla richiesta, non potendo evitare, tuttavia, di sottolineare la propria capacità di poter attingere a un ampio bacino di consensi pilotabili, facendo ricorso a una metafora particolarmente espressiva (“va bene …. allora …. - sottolinea – è qua la famiglia? La famiglia è grande…un voto gli si dà».

LE INTERCETTAZIONI SU ALEMANNO E BUZZI -

Gianni Alemanno avrebbe fatto riferimento all’appoggio di Salvatore Buzzi per la campagna elettorale. Sarebbe stato Buzzi a informarlo che «amici del sud, che stanno al sud, ti possono dare una mano con parecchi voti», secondo quanto emerge da una conversazione intercettata dagli investigatori.
L’11 maggio 2014 lo stesso Alemanno chiama Buzzi per chiedergli lumi «sulle questioni tue». L’aspirante parlamentare europeo chiede se deve attivarsi: «Devo fare delle telefonate? Devo fare qualcosa? Eccetera, eccetera». L’interlocutore lo rassicura: «No, no, no, tranquillo, tranquillo. Ora manderemo a… a Milardi l’elenco di persone, nostri amici del sud, che stanno al sud, che ti possono dare una mano co’… parecchi voti». In pratica, le preferenze del quale aveva bisogno l’aspirante candidato al Parlamento europeo. 
Nell’ordinanza si legge però come a ridosso del 25 maggio 2014, la data delle elezioni Europee, Buzzi  «veniva a conoscenza che era stato commesso un errore nella comunicazione a Milardi del sopracitato “elenco di persone … nostri amici del sud”». Da questo errore di comunicazione tra il comitato elettorale di Alemanno e Salvatore Buzzi emergono i nomi degli uomini delle ‘ndrine attivati per la campagna elettorale per l’elezione al Parlamento europeo dell’ex sindaco di Roma, ma anche quello che il gip definisce un  «rapporto privilegiato» fra Salvatore Buzzi e la ‘ndrangheta.

IL GIP: «RAPPORTO CONSOLIDATO TRA BUZZI E LA ‘NDRANGHETA» -

Lo stesso Buzzi scopre che Carlo Guarany, suo braccio destro nella cooperativa, diversamente da quanto disposto dallo stesso Buzzi, aveva inviato al comitato elettorale del Pdl l’intera “lista del personale” della cosa che aveva creato non pochi problemi nei rapporti con i lavoratori. Si legge nell’ordinanza: 
 «La lista, che Buzzi aveva dato mandato a Guarany di inviare a Milardi, doveva comprendere esclusivamente sette nominativi espressamente indicati da Buzzi e identificati come “mafiosi”, tra i quali, figuravano quelli di “Vito”, “Rocco” “Giovanni”, vale a dire Vito Marchetto Rocco Rotolo e Giovanni Campennì (“ma che so cretini? Io gli ho detto “sette nomi” … io .. io ho detto “Vito, Giovanni, Rocco”, la mafia gli avevo detto “Chiamate questi”. No la lista del personale ..”)». I tre erano tra gli amministratori della “cooperativa Santo Stefano”, che veniva indivicata dallo stesso Buzzi come “cooperativa de ‘ndranghetisti”
Buzzi esplicitava alla “sodale” Bugitti – considerata allo stesso modo responsabile per omesso controllo (“.. Emanuela tu fai il direttore o stai lì a fa … inc ..? … non deve uscì un cazzo senza che tu ne sai niente ..”) – e ai presenti che i nominativi da lui selezionati avevano la possibilità di controllare l’andamento del voto proprio perché “mafiosi” capaci di esercitare un potere di condizionamento sul territorio, potere dovuto alla loro appartenenza a una organizzazione mafiosa (“.. io dico i cosi .. i mafiosi .. dategli i mafiosi che quelli controllano i voti … te lo votano no? ..”) che lo stesso Buzzi identificava con la ‘Ndrangheta (“… sette nomi .. inc .. i nomi dei ‘ndranghetisti erano ..”);
- nella telefonata chiarificatoria intrattenuta nell’occasione con Guarany, Buzzi specificava che l’elenco dei nominativi – che avrebbe dovuto essere comunicato – comprendeva le persone ritenute dallo stesso “fedeli” (“erano i nomi delle persone fedeli...ma che ca.. dai i nomi de tutti”) , sottolineando ancor di più lo stretto rapporto che li legava.
Secondo quanto si legge nell’ordinanza, quindi, la promessa di aiuto che Buzzi aveva assicurato ad Alemanno si fondava «sulla consapevolezza di poter vantare un rapporto privilegiato con alcuni esponenti della ‘Ndrangheta (“come dai una mano ad Alemanno? dandogli i nomi di 7-8 mafiosi che c’avemo in cooperativa e gli danno una mano …” )» con i quali mostrava, dunque, di potersi confrontare in maniera paritaria nell’ottica di un consolidato rapporto di vicendevoli scambi».

IL CONTATTO CON CAMPENNÌ A DUE GIORNI DALLE ELEZIONI -

Alla fine soltanto il 23 maggio, a due giorni dalle consultazioni elettorali, Campennì veniva contattato dalla segreteria di Alemanno per ricevere il materiale elettorale:
«Campennì veniva contattato da una donna, la quale, nell’asserire di rappresentare la segreteria di Giovanni Alemanno, gli riferiva di aver ricevuto il proprio contatto telefonico dalla “Cooperativa 29 Giugno” e di poter inviare il materiale elettorale via email. Campennì confermava l’interesse a ricevere il materiale elettorale e comunicava il proprio indirizzo di posta elettronica»
Il risultato delle elezioni Europee del 2014 non fu però positivo per Alemanno, candidato nella circoscrizione Italia meridionale. Pur avendo ottenuto 44.834 preferenzenon venne eletto.

ALEMANNO NEGA TUTTO: «MILLANTERIA TELEFONICA DI BUZZI, MAI OTTENUTO O RICHIESTO AIUTI ELETTORALI DA CLAN»-

Dopo l’emergere delle intercettazioni Alemanno ha replicato negando di aver ottenuto o richiesto aiuti elettorali da clan mafiosi:
«Bisogna finirla con questa balla della ‘Ndragheta che, attraverso al mediazione di Buzzi, mi avrebbe fatto convergere voti in Calabria alle elezioni Europee del 2014. I numeri parlano chiaro: nei due comuni di riferimento del clan Mancuso, che sarebbe stato contattati da Buzzi, io ho preso un numero ridicolo di preferenze. A Limbadi ho preso solo 5 preferenze su 981 votanti e al comune di Nicotera 14 preferenze su 1901 votanti. Questi sono i due comuni dove, secondo le risultanze delle inchieste della Magistratura, c’è il maggior radicamento del clan Mancuso e non è pensabile che se questo clan si fosse mobilitato a muovere voti nei miei confronti i risultati sarebbero stati questi. Credo che tutta questa congettura derivi dall’ennesima millanteria telefonica di Salvatore Buzzi, ma in ogni caso io non ho mai ottenuto ne tantomeno richiesto aiuti elettorali da clan mafiosi»

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