Giovanni Toti ritratto: l'ascesa dell'uomo normale che non sarà leader alla corte del Re Sole
Siria, sua moglie, non lo ha lasciato mai, con la presenza e con lo sguardo: “Il segreto di Giovanni? La normalità”. Lui, Toti, del suo segreto ha fatto un programma politico: “Da oggi la Liguria diventa una regione normale”. Strette di mano, mercatini, incontri con balneari e pensionati. On the road per un mese con un camioncino che neanche Rifondazione, nella fase più squattrinata, l’opposto dell’estetica berlusconiana. Mai la cravatta, sempre i jeans: “Però Toti - gli ripeteva Ester, la sua spin doctor - la camicia in tv deve essere bianca, bianco che più bianco non si può che più credibile non si può. Basta con questo azzurro”. Toti e le donne, poco berlusconiano pure lì. Roberta, accudente assistente, una macchina da guerra che gli organizza la vita dai tempi dei tg. Ester, che organizza la comunicazione. Siria, semplicemente, gli organizza felicità, e lo tiene con i piedi per terra.
La normalità, grande paradosso alla corte del Re Sole di Arcore. Uno così ha salvato la faccia a Berlusconi: “Per fortuna – dice l'ex premier - che in Liguria Giovanni ha fatto un buon lavoro e abbiamo limitati i danni”. Perché Berlusconi sa che le elezioni sono state un mezzo disastro per Forza Italia. È bastato per piombare, sui giornali, nei toto-nomi dei leader del futuro del centrodestra. La Liguria come quid che il Capo non gli ha mai riconosciuto, sin da quando lo portò a Villa Paradiso, perché, per andare in tv, non si può avere la pancia. Un anno dopo girando la Liguria, ha ingurgitato quantità industriali di trofie al pesto e focacce col formaggio. Dipendente affidabile, bravo giornalista, un anno fa fu affidato alle cure di Maria Stella Gelmini per macinare preferenze nel Nord-Ovest alle europee. Ora l’uomo normale pensa in grande. L’altro giorno, ha osato. Sentite questa, detta al Corriere: “Mi sta chiedendo se io e Matteo possiamo essere la nuova versione di quello che l’asse tra Berlusconi e Bossi rappresentò per il centrodestra vincente? Allora la mia risposta è sì. In una versione rivisitata e corretta, certo. Ma sì. Oggi Salvini è la punta di diamante. Ma nessuno può dire che cosa succederà se Forza Italia si attrezza come si deve”. Roba, sussurrano i ben informati, che se Berlusconi avesse mai pensato a lui come a un delfino, con l’intervista al Corriere avrebbe già visto la spiaggia. Perché dopo il Re Sole, al limite ci può essere il diluvio, non un erede. E chissà se Berlusconi ha pensato che, in fondo, è normale per uno normale montarsi un po’ la testa dopo una vittoria insperata.
È certo che, in questi giorni, chi lo ha sentito a telefono racconta che un po’ di “ansia da prestazione” al Re è venuta: “Hai visto che con me in campo siamo risaliti al dieci? In tv funziono ancora alla grande”. Già, la tv, dove Toti non lo ha mai convinto. Perché bravo è bravo, affidabile è affidabile, ma insomma, ha sempre detto il Cavaliere, “non buca”. Le qualità sono altre: gran lavoratore, paziente, ha l’approccio del buon direttore di tg che gestisce l’emergenza senza panico, perché se ti arriva la notizia poco prima della diretta, si sa che devi smontare mezzo tg. E l’alleanza con Salvini e Alfano, smontata e rimontata più volte, l’ha costruita come una scaletta perfetta. Mario Giordano, su Libero, lo ha pittato alla perfezione: “Alla fine lui fa sempre così. Ottiene quello che vuole, passo dopo passo, gradino dopo gradino, mai dirompente nella forme quanto lo è nella sostanza. Fateci caso: non dà mai nell’occhio, non reagisce, non commette falli di reazione. Se lo bombardano, fa il sommergibile: va sott’acqua, aspetta che passi la bagarre e riemerge più robusto di prima. Incassa le critiche, smussa gli angoli, smorza i toni, sorride agli imprevisti, ha sempre la forza di farci una risata su. Trova la soluzione o, meglio, lascia che la soluzione gli inciampi dentro mentre lui apparentemente sta facendo altro. Magari fumando una sigaretta o sorseggiando un aperitivo. Alla fine lui fa sempre così: ottiene quello che vuole, senza mai urtare nessuno. Dove gli altri strepitano, lui ragiona; dove gli altri si affannano, lui procede placido”.
E poi, è fortunato. Il suo “fattore c” è già leggenda dentro Forza Italia. A dire tutta la verità, all’inizio non ci credeva molto alla vittoria, ci credevano più le donne attorno a lui. Tutto l’opposto degli insegnamenti del Re: crederci sempre, vendere ottimismo, offrire la forza del sogno lasciando ad altri la normalità. Salvini con lui parla e resta calmo, con Berlusconi un po’ si incazza. Perché è il primo che ha capito che non farà il nuovo Bossi con Toti nei panni di Berlusconi. Ma che il Re Sole, in fondo in fondo, ma neanche tanto, si sente ancora leader. Per ora si definisce federatore, ma è un modo per dire che vuole continuare a fare, semplicemente, Silvio Berlusconi: “Matteo ha posizioni estreme - ripete - per vincere vanno aggregati i moderati”. Marina, che lo sente più di una volta al giorno, ha già capito dove vuole andare a parare il padre: “Si sente ancora il leader – ha confidato a una parlamentare amica – e in fondo è giusto perché lo è”. E questa è l’unica normalità ammessa alla corte del Re Sole.
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