luigi-di-maio-matteoderricoAlla fine del 2013, il vicepresidente della Camera e membro del direttorio del M5S, Luigi Di Maio ottiene in donazione insieme alla sorella l’azienda edile dalla madre.

La donazione che i fratelli Di Maio accettano con “animo grato” contiene beni ed attrezzature, l’avviamento e la ditta. La donazione ha un valore stimato di 80.200 euro di cui solo circa 1.700 di capitale netto. Insomma un valore assai instabile e fermo all’anno precedente.

Ma ecco che il 30 giugno 2014, i fratelli Di Maio con verbale di assemblea trasferiscono la Adima Costruzioni, l’azienda ricevuta dalla madre, alla Ardima Srl, di cui sono già soci al 50% con un capitale sociale di 20mila euro.

E decidono l’aumento del capitale sociale della Ardima Srl mediante conferimento di azienda.

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Aggiungono ai 20mila euro di capitale sociale della Ardima Srl, di cui sono soci alla pari, gli 80.200 euro portati in dote dalla Ardima Costruzioni, certificati da una perizia. Così il capitale sociale della società dei fratelli Di Maio lievita a 100.200 euro.

A questo punto ognuno dei soci della Adima Srl, i fratelli Di Maio, si trova ad aver sottoscritto un capitale di 50.100 euro ciascuno, senza aver messo le mani nel portafoglio.

Naturalmente nulla di illegale, anche perchè l’art. 2632 del codice civile punisce la “formazione fittizia del capitale sociale mediante… sopravvalutazione rilevante dei conferimenti…”

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Anche se la perizia non fa alcun riferimento, sulla gestione della società, nell’anno e mezzo trascorso dalla data della donazione e l’aumento di capitale. Non dice se la quota di avviamento, alla data dell’aumento di capitale, è rimasta uguale o è variata. Questo solo per fare chiarezza a vantaggio dei soci e dell’uomo politico.