domenica 31 maggio 2015

Quello della Bindi è un attacco non a De Luca ma a Renzi. La minoranza del PD gioca per perdere.



L’Antimafia che fa politica inquina le Regionali. E il voto diventa un referendum sul Governo

  
di Lapo Mazzei
Politica
6 elezioni amministrative
Va bene, anche Vincenzo De Luca è un impresentabile? E allora? Dove sta la novità? Da settimane l’esponente del Pd candidato a governatore della Campania è la benzina e il motore al tempo stesso della macchina del fango che lavora a pieno regime all’interno del Pd dove il tutti contro tutti ha raggiunto livelli mai visti. E soprattutto, dove sono queste schiere di impresentabili che avrebbero dovuto cambiare la geografia del voto? “Comunichiamo questi dati l’ultimo giorno proprio perché non vogliamo entrare nella competizione elettorale”, dice la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, nell’illustrare quanto è stato fatto dall’organo parlamentare, “questo è stato un lavoro molto impegnativo, sono state vagliate circa 4 mila candidature”. Dunque su 4 mila nomi in lista, solo 17, scesi a 16 in tarda serata (ma siamo a scherzi a parte oppure il Parlamento italiano non è una cosa seria?) non hanno superato l’esame della Commissione.
UNA FOTO SBIADITA
Un granello di sabbia nel mare magnum della caccia al posto, al punto da rendere questa tornata elettorale una sorta competizione linda e pulita. Per paradossale che sia, la lista fornita dalla Bindi è un inno alla gioia, un cantico della legalità. In pratica il lavoro fatto dalla presidente Rosy Bindi solleva il mondo politico dalle proprie responsabilità. Che, invece, sono tutte lì. Più gravi che mai. “La precedente commissione fece lo stesso lavoro ma dopo le elezioni e impiegando un anno. Abbiamo svolto questo lavoro in meno di un mese: in questo paese la campagna elettorale inizia con la presentazione delle liste. In Italia non esiste un casellario giudiziario nazionale ma ce ne sono circa 110. Questa è una fotografia”. Ecco, se è davvero una fotografia, come dice la Bindi, quel che manca è lo sfondo e la cornice. Perché dallo scatto emergono solo 16 nomi sui quali svettano quelli di De Luca e Lady Mastella. Troppo pochi per non pensare ad una grande operazione politica, mirata a destabilizzare il governo.
I RIFLESSI NAZIONALI
Perché questa tornata elettorale non è affatto un voto amministrativo, ma un vero e proprio referendum sul governo. E del tutto evidente che le europee dell’anno scorso, quando il Pd di Renzi ottenne il 40% dei consensi, furono un caso, un colpo secco, irripetibile e imprevedibile. Queste regionali, invece, con la loro scia di veleno alimentata da polemiche simili a faide, rappresentano il punto di non ritorno per tutti. Nei radar dei partiti, infatti, non ci sono affatto gli interessi degli elettori, ma i bilanciamenti interni a maggioranza e opposizione. Il Pd a trazione renziana ha bisogno di un risultato numerico forte, certo, politicamente rilevante, in modo da ridurre a più miti consigli gli alleati scomodi come il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, legato solo alle poltrone e non certo alle idee. Per contrasto Forza Italia ha la necessità fisica di un calo della sinistra, in modo da riportare in equilibrio l’altalena dei rapporti di forza, soprattutto all’interno del proprio movimento. Per Silvio Berlusconi questa possibilità rappresenta l’ultima spiaggia del suo percorso politico, che va al di là del pallottoliere del 4 a 3 o 5 a 2. Non contano le regioni contano i voti. “A me il biglietto l’avevano dato gli italiani, lui non l’ha mai avuto”, dice il leader di Fi, ospite del salotto di “Pomeriggio Cinque” su Canale 5. Una battuta perfetta per replicare al premier che lo aveva definito un “biglietto scaduto”. Secondo il Cav nel Pd molti “sopportano Renzi perché credono sia un vincente” per cui se dovesse perdere alle regionali “ci potrebbe essere una notte dei lunghi coltelli”. Che è già iniziata con la lista degli impresentabili. Ecco perché quello di domenica non sarà un voto per scegliere chi deve amministrare le regioni in ballo, ma una competizione elettorale per stabilire se gli italiani stanno davvero con Renzi oppure no. Il quale sa di giocarsi una bella fetta della propria credibilità. “Non faccio polemiche, io sono sempre pronto a fare un confronto all’americana con regole”, dice Renzi, nel corso di un comizio ad Ancona, ricordando che a “Virus” Berlusconi “non ha voluto farlo, ha preferito un confronto a distanza”. Già, sempre colpa di qualcun altro. In fondo siamo tutti un po’ impresentabili.

Nessun commento:

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...