Opportunity Network, la start up di un italiano valutata 100 mln di dollari
Brian Pallas
Articolo pubblicato il: 31/05/2015
Un'azienda familiare in California che tratta materie plastiche e non aveva mai messo piede fuori dal suo Stato ha iniziato a importare gomma dalla Thailandia. Un vigneto del Nord Italia è stato venduto con successo a un gruppo che opera nello stesso settore. Un'azienda americana di media grandezza ha aperto una serie di negozi in franchising nel Medio Oriente. Cosa hanno in comune queste tre realtà? Hanno trovato i loro interlocutori attraverso Opportunity Network, una piattaforma online per ceo e amministratori delegati inventata da un ragazzo italiano che lo scorso marzo ha compiuto 28 anni.
Brian Pallas, ex studente dell'Università Cattolica di Milano, un anno fa era a New York con il conto in banca quasi in rosso e ora dirige una multinazionale che fattura circa 5 mln di euro e a settembre avrà 45 dipendenti con uffici a New York, Londra, Barcellona, Dubai e Santiago del Cile. In un anno, la sua 'creatura' è passata da una valutazione di 4 mln a 100 mln di dollari con un ritorno potenziale per i suoi azionisti di circa 25 volte.
"Ho fatto una scelta rischiosa ma è andata bene", racconta con modestia all'Adnkronos. La ricetta della sua favola 2.0 sono l'understatement ("non saremo mai arroganti, siamo solo una parte dell'ecosistema finanziario") e la convinzione molto semplice che "l'economia si fonda sulla fiducia e cresce con le relazioni interpersonali". A oggi sono 3mila gli amministratori delegati iscritti e 1 migliaio quelli messi in contatto da Opportunity.
Nel raggiungere traguardi precocemente Brian non ha rivali: a 22 anni è già laureato e specializzato, a 25 si sposa. Nel suo passato professionale c'è l'azienda del padre, che organizza concerti e grandi eventi, ma "ero stufo che tutti pensassero che ero lì perché 'figlio di", un periodo da autore televisivo per Zelig e due anni nella società di consulenza Boston Consulting Group, che gli ha permesso di fare il 'salto' e andare negli Usa a frequentare un Mba Program a New York.
"All'università ho fatto complessivamente più ore di esami che di lezione", racconta. E così, anche a New York, mentre studia alla Columbia University riesce a lavorare in tre diversi private equity descrivendola come "un'opportunità più unica che rara". E' qui che inizia a ragionare sui dettagli della sua start up. "E' stato dimostrato - spiega Pallas - che il mancato accesso ai mercati esteri è un freno allo sviluppo del pil dei singoli Paesi, non tanto delle singole società".
In molti avevano provato, finora, a creare una piattaforma per 'soli ceo' a più gradi di separazione, ma senza successo perché, a detta di Pallas, "prima o poi, per avere grossi numeri, ci mettevano dentro chiunque senza garanzia di qualità, perdendo la fiducia degli associati". Con il suo team, Opportunity Network ha trovato la soluzione: affidarsi a "trusted partner", per lo più banche - a oggi sono 40 e una di queste è Intesa SanPaolo - che, oltre a farsi garanti dell'affidabilità di imprese e progetti, mettono sulla piattaforma "il top della loro base clienti, cioè circa il 10-20%".
Concretamente, il network consente di pubblicare opportunità di business anonime, di poche righe, in cui si chiede o si propone un'operazione che abbia un valore nominale minimo di un milione di euro. "Le aziende che possono accedere alla nostra piattaforma di solito non hanno meno di 10 mln di fatturato: ci sono tante fabbriche in Italia che raggiungono questa soglia". Se si trova un'opportunità di business interessante, basta cliccare, la start up 'presenta' i due ad e il gioco è fatto. Il prezzo? Una quota annuale di 1.500 dollari per ogni ad che si iscrive.
La filosofia del gruppo si riassume in una parola: simbiosi. "Noi - ragiona Pallas - non saremo mai l'elefante: saremo come la remora per la balena, un piccolo pezzo dell'ecosistema. Creeremo valore per le banche con cui lavoriamo, per i clienti delle banche, per noi stessi e soprattutto per l'economia reale. Non vogliamo fare come altre start up, tipo Uber o Airbnb che distruggono un modello economico precedente".
Il suo progetto non sarebbe nato senza un investimento importante da parte di capitali italiani: "Quelli raccolti in partenza per lanciare Opportunity Network sono per il 75% italiani. Si tratta di soldi privati, non di acceleratori o hedge fund, arrivati da persone che hanno creduto in me. Ci tengo a sottolinearlo perché si dice sempre che in Italia non si trovano capitali per investire e bisogna andare in America. Semplicemente, non è vero".
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