martedì 20 maggio 2014

Una vera vergogna. E lui continua a ripetere che in Italia non vi è un movimento fascista perché ci sono i grillini.

Grillo va da Vespa e svela la sua gogna: "Processi on line per politici, imprenditori e giornalisti"

Beppe Grillo ospite di Porta a Porta: "Se vinciamo le elezioni, il governo non si dimette? E chi l'ha detto? Diremo che Napolitano non rappresenta più questa Repubblica. Siamo già adesso la prima forza politica del Paese"

Molte battute e poca sostanza. Il ritorno di Grillo in Viale Mazzini è un lungo monologo durante il quale lo showman cerca di dribblare tutte le domande.
Era il 2 dicembre 1993 e sulle reti Rai andava in onda uno spettacolo di Beppe Grillo. L'ultimo, ma questo - allora - non poteva saperlo nessuno. Così come nessuno poteva immaginare in quale ruolo sarebbe tornato, quasi ventuno anni dopo, l'ormai non più comico genovese. Selfie con Vespa (quello a cui nascondeva i libri e dedicava microfoni di legno), plastici, mega assegno srotolato (i 5 milioni di euro di eccedenza dei rimborsi dei parlametari a Cinque Stelle) e tanti attacchi già sentiti nei vari comizi. Sta in piedi e polemizza con Bruno Vespa già dal promo che precede il telegiornale, il leader del Movimento 5 Stelle, che si è presentato in via Teulada con un plastico del castello di Lerici, in provincia della Spezia: "Ho scelto il castello di Lerici perché mi ricorda la mia infanzia. Lì ci sono anche delle segrete da cui spuntano dei signori: ci sono tutte le categorie, politici, imprenditori e giornalisti". L'incontro-scontro inizia con leggeri colpi di fioretto tra i due. Grillo accusa la platea di essere prezzolata e ronza intorno a Vespa, che nel frattempo si è già seduto, aspettando che lui capitoli su una delle celeberrime poltrone in pelle bianca di Porta a Porta. "Diamoci del tu, ci conosciamo da vent'anni", intima Grillo a Vespa. E piano piano si rompe il ghiaccio e Grillo si adagia nel salotto più famoso della politica italiana: "Sono qui per un gesto politico - confessa -. Sono qui per far capire che non sono né Hitler né Stalin. Noi siamo la rabbia buona".
"Io risulto uno che grida - attacca il leader pentastellato -. E' vero, sono arrabbiato, a volte esagero ma è una rabbia che ha unito in un bel sogno 10 milioni di italiani, non siamo andati in giro a far a botte con la polizia o a sfasciare le vetrine". Poi tocca al Colle: "Se vinciamo le elezioni, il governo non si dimette? E chi l'ha detto? Diremo che Napolitano non rappresenta più questa Repubblica. Siamo già adesso la prima forza politica del Paese". Non manca neppure un attacco a Renzi, uno dei bersagli preferiti di Grillo: "L'ebetino è già finito: parliamo del nulla, del niente. Il bonus Irpef di 80 euro  è una depravazione del voto di scambio". 
Grillo attacca Vespa "Sei un fossile" e il conduttore stempera: "Ma dai su...". Il comico non attacca con la solita foga e Vespa tollera e punzecchia, mettendo a tratti in difficoltà il leader del Movimnento 5 Stelle. L'ex comico parla di Euro, tornando a promuovere il referendum, minaccia di chiudere Expo e tenta la volata finale: "Quello delle Europee è un voto politico, o noi o loro. Resettare, mandarli a casa e prima di mandarli a casa serve una verifica fiscale", ha aggiunto. Si gioca il tutto per tutto e quando Vespa gli chiede che cosa farebbe una volta entrato nella stanza dei bottoni lui risponde senza peli sulla lingua: "Non mi interessa, intanto bisogna togliere di mezzo la spazzatura". Molta rabbia (la nostra è rabbia buona, assicura Grillo) e pochi propositi. E' sempre il Grillo del 1993.


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