Expo-gate: oggi gli interrogatori della cupola lombarda
di Stefania Carboni - 12/05/2014 - Renzi punta su Raffaele Cantone per ripulire l'Expo. Se qualcuno dei fermati non ha intenzione di rispondere al giudice, c'è già chi è pronto a parlare
«Basta trovare un santo protettore», il “santo” secondo la procura di Milano che indaga sulla cupola che voleva metter mano agli appalti Expo, è Gian Stefano Frigerio, al tempo di Mani pulite segretario amministrativo della dc milanese. Frigerio è uno degli arresti eccellenti del terremoto che sta scuotendo il capoluogo lombardo. Insieme a Frigerio sono state emesse le ordinanze di custodia cautelare per il direttore Pianificazione e Acquisti di Expo 2015 spa e general manager Constructions Angelo Paris, l’ex senatore di Forza ItaliaLuigi Grillo e l’ex funzionario del Pci-Pds Primo Greganti. Il gip Fabio Antezza ha individuato in quest ultimo, in base alle intercettazioni, il «soggetto ritenuto dalla polizia giudiziaria e dai titolari delle indagini legato al mondo delle società cooperative di area Pd, già condannato con plurime sentenze pe dieci reati in materia tributaria e due finanziamenti illeciti a partiti». Arresto anche perAntonio Rognoni, l’ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, già agli arresti domiciliari per un’altra inchiesta di un mese fa. Oggi sono in programma gli interrogatori di garanzia. Le sette persone arrestate devono rispondere, a vario titolo, di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta finalizzata a pilotare e spartire gli appalti anche della sanita’ lombarda. Il gip di Milano Fabio Antezza ascolterà i detenuti nel carcere di Opera (Milano) per confermare i legami del sistema bipartisan. Se qualcuno appare intenzionato a non rispondere alle domande del giudice, c’e’ già chi ha annunciato che spiegherà ogni cosa. «Chiarirò tutto, mi difenderò», così tre giorni fa l’ex senatore Grillo si è rivolto al suo legale Andrea Corradino, durante la visita dell’avvocato nel carcere milanese. La Procura finore ha accertato il versamento o la promessa di tangenti per un totale da vertigine: circa un milione di euro. Nel frattempo Matteo Renzi affida a Raffaele Cantone, il presidente dell’Autorità nazionale sulla corruzione, la task force esperti contro le ombre su gli appalti dell’evento milanese.
LE MANI SULLA CITTA’ DELLA SALUTE - «Un circuito deflagrante e perverso»: così nelle carte della procura viene definito il gruppo delle sette persone finite in carcere a Milano per associazione a delinquere all’alba di giovedì. «La cupola», così definita dai pm, era pilotata da Grillo e Frigerio insieme a Primo Greganti e non riguarda solo Expo 2015. Voleva comandare anche sulla sanità lombarda. Grazie alla figura dell’ex direttore generale degli acquisti, all’ex segretario Udc ligure Sergio Mattozzo (al quale i militari hanno trovato in casa 12.500 in contanti nascosti), il gruppo puntava ad appalti per mezzo miliardo. Più precisamente agli oltre 300 milioni del progetto della “Città della salute”, le cui buste con le offerte dovevano rimanere segrete ma sono state rinvenute e sequestrate durante gli arresti. Nel corso delle perquisizioni della Guardia di Finanza e della Dia sono state prese le buste sigillate con le offerte relative alla gara, ancora da aggiudicare, per la “realizzazione della ‘Città della Salute e della Ricerca” a Sesto San Giovanni. Nelle mani degli investigatori ci sono anche gli atti relativi ad altri appalti tra cui quello sulle “Architetture di servizio” per l’esposizione meneghina. I due pm Gittardi e D’Alessio nella loro richiesta hanno precisato «che tali rapporti e contatti intessuti da Frigerio» allo stato non hanno alcun «diretto rilievo penale in relazione a specifiche condotte delittuose poste in essere dagli attuali vertici regionali dell’Assessorato alla Salute» ma «fanno luce e forniscono al contempo diretto riscontro alle dichiarate relazioni istituzionali ad alto livello e sulle capacità di condizionamento politico-amministrativo in capo a Frigerio (…), relazioni e capacità che costituiscono la base della influenza illecita, per così dire l”avviamento illecito’, a disposizione della associazione criminosa nel campo sanitario». «Bergamaschi – spiegano riferendosi a Walter nuovo direttore generale alla Sanità – risulta essere destinatario di appunti provenienti da Frigerio il quale non lesina consigli e suggerimenti (…) in materia di nomina di commissari presso le Asl». Nella loro richiesta precisano che l’ex parlamentare della Democrazia Cristiana «poteva vantare un buon rapporto con i vertici regionali» anche della precedente legislatura. «E’ significativa sotto questo aspetto – hanno osservato ancora – anche la circostanza che (…) si sia attivato a dicembre del 2012 in coincidenza con le festività natalizie per organizzare un aperitivo di ringraziamento presso l’hotel Michelangelo in favore di Carlo Lucchina all’epoca ancora direttore generale dell’assessorato alla Salute e in via di conclusione dell’incarico».
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(Conferenza Stampa della procura milanese /LaPresse)
FRIGERIO, MARONI E IL PIANO POLITICO – Per avere un appoggio però serve un punto di riferimento. Per questo Frigrio si è mosso già un anno fa, per tessere la “rete”. «Con la campagna elettorale regionale del 2013, Gianstefano Frigerio si attiva per sostenere sul piano elettorale il senatore Mario Mantovani, uomo politico che risulterà infatti eletto e che assumerà (…) la funzione di assessore alla Salute oltre che di vice presidente della Giunta regionale». Lo scrivono i pm nelle ordinanze di custodia cautelare di giovedì scorso. Righe che ricordano il sostegno elettorale di Frigerio nel capitolo della richiesta dedicato ai «rapporti con i vertici della Regione Lombardia», in particolare con l’assessorato alla sanità, intessuti dalla “cupola” e in particolare dall’ex Dc. «Frigerio – annotano ancora gli inquirenti – risulta perfettamente aggiornato in ordine alla dinamiche di formazione della Giunta regionale così come emerge da una conversazione ambientale all’interno dell’ufficio» dell’ex parlamentare, datata 11 marzo 2013, e «dal successivo riscontro oggettivo rappresentato dalla composizione della Giunta regionale che si insedierà in Lombardia il 20.3.2013». «Appena avviato il nuovo governo regionale – si legge nella richiesta – Frigerio riprende i contatti con i nuovi vertici regionali nel settore sanitario rappresentato da Mantovani e Bergamaschi, potendo vantare il suo background politico e soprattutto l’accredito rappresentato dal sostegno elettorale fornito al nuovo assessore», ora vice presidente della giunta regionale. Il governatore lombardo Roberto Maroni si dice “tranquillissimo sulla Città della salute”. «Per quanto riguarda la Città della Salute la gara non è ancora stata assegnata e quindi non c’è una turbativa nell’appalto. La commissione sarà insediata tra poco – ha precisato – ma la gara non è ancora stata assegnata e le buste non sono ancora state aperte. Voglio verificare se ci sia stato su questo un comportamento, da parte di chi ha fatto il bando di gara, che sia meno che irreprensibile e allora interverremo». E sempre da quanto emerge dalle indagini Maroni stesso sarebbe stato “testimone involontario” di consegna denaro a Frigerio. In un’intercettazione ambientale del 17 ottobre 2013, è lo stesso Frigerio a raccontare quanto successo tre giorni prima nell’hotel di Milano. Conversando con Sergio Cattozzo, tra i sette arrestati dell’inchiesta della procura, Frigerio dice: «poi una cosa volevo dirti, quel giorno lì, sempre di lunedì, è successo un sacco di cose, perché Enrico (Maltauro) ha visto una scena tra me e Maroni che è entrato in hotel…». E aggiunge «io ero lì con Enrico…che era tornato dentro al ristorante per darmi, per quel coso….è arrivato Maroni che appena mi ha visto, ha piantato tutto, è venuto li a parlarmi…ha visto i miei collegamenti con Maroni».
Quanto vale l’Expo?
LA CUPOLA E IL NUCLEARE – Scorrendo la rete di appalti c’è anche un settore non indifferente: quello della Sogin, con 98 milioni di euro che sarebbero finiti nelle mani di Maltauro e Saipem. Per cosa? Costruzione di depositi di scorie nucleari. A rivelarlo è La Stampa:
Ma non è mai abbastanza per la voracità del “professore” e dei suoi amici: se per Expo «c’è la via spianata» con Angelo Paris, arrestato nell’imminenza della nomina anche a direttore generale di infrastrutture Lombarde, per Sogin manca una figura di riferimento apicale, un direttore generale. L’uomo giusto lo individuano in Alberto Alatri, uno dei manager più in vista della società ma, dall’anno scorso, caduto in disgrazia dopo la nomina ai vertici di Sogin di Riccardo Casale, che ha preso il posto di Nucci, il manager che ha assicurato l’appalto per Maltauro e che adesso Frigerio e compagni vedrebbero bene a capo di Terna o di Alitalia, con la benedizione della “squadra” di sostegno: «Cioè che sono: Gianni Letta, Donato Bruno e Cesare Previti». Casale invece “sfugge”: considerato uomo vicino Burlando, i soci della “squadra” non lo riescono proprio ad avvicinare. Nemmeno con gli interventi di Primo Greganti che telefona invano. «Primo non riesce ad avere il contatto perché Casale – spiega l’informatissimo Giuseppe Cattozzo, factotum di Frigerio – scappa continuamente. E’ legato a Letta e non risponde a nessuno.… L’unica cosa che potrebbe smuovere Casale all’interno del Pd è un renziano …Perché lui cerca coperture anche nel centrodestra…Io pensavo di rimettere in piedi il discorso della direzione generale: se Gianni Letta dice a suo nipote: “tu hai l’amministratore delegato…Lista Civica ha il presidente, benissimo, io adesso ti do un nome e tu lo nomini direttore generale, che è Alberto Alatri, così che anche noi all’interno abbiamo un riferimento…”
IL DESTINO DELL’EXPO – Ora bisogna “andare avanti”, proseguire lasciando alla magistratura il proprio lavoro. «C’è bisogno di una nuova task force. Stavolta non di tecnici. Penso invece a un sostegno legale e giuridico all’Esposizione, che difenda la trasparenza di tutti i prossimi passaggi», ha suggerito ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Sarà Raffaele Cantone, il presidente dell’Autorità nazionale sulla corruzione, a seguire i lavori dell’Expo. Renzi, intende affiancarlo ai tecnici dell’Expo e al suo commissario un pool di avvocati, magistrati contabili, esperti di contratti. A Cantone è richiesto di «rimettere a posto le cose» a Milano. «Milano ce la farà, noi non molliamo» e l’Expo è «un’occasione troppo grossa per buttarla via», avverte Matteo Renzi. L’idea del segretario Pd ha trovato l’appoggio del ministro dell’Interno Angelino Alfano, che a SkyTg24 ha aprlato di protocolli “mafia free”. I lavori però sono già iniziati. E qualcuno punta a bloccare tutto: il MoVimento 5 Stelle. «E’ questo l’unico modo per dire: è pieno di malaffare, non si può fare. Noi non siamo al governo, siamo una forza di opposizione, ma se fossimo al governo faremmo diversamente da Renzi», ha detto il deputato M5S Alessandro Di Battista. «L’Expo lo dobbiamo salvare – precisa il suo collega Luigi Di Maio – per credibilità internazionale, c’è un progetto alternativo pronto, senza colate di cemento, valorizzando le aziende agroalimentari della cintura milanese». Il rischio è di far saltare in aria l’intero evento. «Il comportamento di chi ha sporcato l’Expo con fenomeni di corruzione è ancora piu grave forse, se è possibile, di altri fatti di corruzione, perché rischia di compromettere un momento di rilancio essenziale per il Paese», ha precisato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Quello che però hanno individuato i pm potrebbe esser la testa e non i tentacoli della piovra lombarda. «Il fenomeno mafioso negli ultimi vent’anni è progredito – ha detto il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti». «Tangentopoli c’è sempre ma con le facce di ieri».
CANTONE: «NON CANCELLIAMO L’EXPO» – Raffaele Cantone, commissario dell’Autority Anticorruzione chiamato a vigilare sull’Expo, intervistato da Il Mattino, afferma: «La politica in questi anni non è riuscita a fare passi avanti», «si è sbagliato a non lavorare abbastanza sulla prevenzione». Tra le soluzioni indicate da Cantone «di sicuro serve render comprensibili i bilanci il più possibile a tutti», «ma non soltanto dei partiti. Anche delle fondazioni, delle associazioni e di tutti quei raggruppamenti che fanno attività politica». «Verificheremo in concerto in che modo l’autorità possa svolgere un ruolo. Sono convinto che l’unica cosa da non fare è cancellare Expo. Da qualcuno sento ventilare questa prospettiva, ma a mio avviso sarebbe la più grande sconfitta per la democrazia, sarebbe come ammettere che dunque l’illegalità abbia vinto. Non è così. Bisogna andare avanti e il governo ci mette la faccia. Il governo e tutti gli altri enti pubblici dovranno trovare il modo di farsi garanti della regolarità dei lavori di qui in poi. La comunità internazionale ci guarda». Poi sottolinea: «Oggi esistono gruppi di potere e di pressione del tutto autonomi dalla politica ovvero che non rispondono ai partiti piuttosto ne influenzano l’attività politica». Sull’urgenza di una riforma della giustizia Cantone sottolinea: «In Italia spesso siamo abitati a cambiare i parametri quando non ci piacciano».
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