DECLINO POLITICO
di Marcello Pirovano
Il Sacro berlusconiano impero dà pericolosi segni di cedimento, un pezzo dopo l'altro, neanche fosse composto dai maltrattati stucchi di Pompei.
Una lenta caduta di (ex) Intoccabili arrivata per mano giudiziaria, dopo anni di incontrastata egemonia politica. Secondo i diretti interessati è la prova del disegno persecutorio ordito dalle perfide toghe rosse. Per i detrattori, l'inevitabile capitolo finale di 20 anni di potere assoluto coperti per troppo tempo dall'immunità.
COLPITI QUATTRO UOMINI CARDINE. Le crepe hanno intaccato l'immagine di quattro simboli, cardini fondamentali di un'epoca del centrodestra italiano.
Silvio Berlusconi, leader incontrastato. Marcello Dell'Utri, prima suo braccio destro aziendale e poi fondatore di Forza Italia. Roberto Formigoni, manovratore dei fili della politica lombarda per quattro mandati consecutivi. E Nicola Cosentino, storico uomo di fiducia del Cav in terra campana.
E IL PARTITO SI SCOPRE PIÙ DEBOLE. Mentre l'ex premier è costretto a espiare la sua pena ai servizi sociali, senza la possibilità di candidarsi alle Europee, la fortuna ha voltato le spalle anche a loro, fedelissimi della prima ora.
Dell'Utri latitante, il Celeste che assume tinte sempre più cupe, Nick ‘o ‘mericano in manette.
Una volta violato il cerchio magico, il partito si è ritrovato vulnerabile, diviso in correnti, senza un leader per il futuro e alle prese con sondaggi in picchiata. Mentre i protagonisti dell'epopea che fu si leccano le ferite.
Una lenta caduta di (ex) Intoccabili arrivata per mano giudiziaria, dopo anni di incontrastata egemonia politica. Secondo i diretti interessati è la prova del disegno persecutorio ordito dalle perfide toghe rosse. Per i detrattori, l'inevitabile capitolo finale di 20 anni di potere assoluto coperti per troppo tempo dall'immunità.
COLPITI QUATTRO UOMINI CARDINE. Le crepe hanno intaccato l'immagine di quattro simboli, cardini fondamentali di un'epoca del centrodestra italiano.
Silvio Berlusconi, leader incontrastato. Marcello Dell'Utri, prima suo braccio destro aziendale e poi fondatore di Forza Italia. Roberto Formigoni, manovratore dei fili della politica lombarda per quattro mandati consecutivi. E Nicola Cosentino, storico uomo di fiducia del Cav in terra campana.
E IL PARTITO SI SCOPRE PIÙ DEBOLE. Mentre l'ex premier è costretto a espiare la sua pena ai servizi sociali, senza la possibilità di candidarsi alle Europee, la fortuna ha voltato le spalle anche a loro, fedelissimi della prima ora.
Dell'Utri latitante, il Celeste che assume tinte sempre più cupe, Nick ‘o ‘mericano in manette.
Una volta violato il cerchio magico, il partito si è ritrovato vulnerabile, diviso in correnti, senza un leader per il futuro e alle prese con sondaggi in picchiata. Mentre i protagonisti dell'epopea che fu si leccano le ferite.
- Silvio Berlusconi, quattro volte presidente del Consiglio (ImagoEconomica).
Berlusconi, 'silenziato' dai giudici, verso i servizi sociali
A guidare il declino non può che esserci lui, il capo supremo.
Braccato dalla giustizia e barricato nella sua villa di Arcore, Berlusconi ha dovuto subire l'onta dell'affidamento in prova ai servizi sociali (ma la sentenza decisiva è attesa per fine aprile), pena da espiare dopo la condanna definitiva per frode fiscale subita nel processo sui diritti tivù Mediaset.
SE DIFFAMA, VIA L'AFFIDAMENTO. Ha incassato il colpo senza fare una piega, consapevole che sarebbe potuta finire peggio (arresti domiciliari o persino carcere), promettendo di tornare quanto prima sulla scena che gli compete, l'arena politica. Con un avvertimento a Matteo Renzi: «Non pensi di trattarmi come uno già estinto». Per adesso meglio restare in silenzio, anche per la velata “minaccia” del sostituto procuratore generale di Milano, Antonio Lamanna: se il Cav diffamerà i singoli giudici l'affidamento potrebbe essere revocato.
RESTA LO SPAURACCHIO DEL PROCESSO RUBY. Il guaio è che restano altri procedimenti aperti e pendenti sulla sua testa: il caso Ruby (già arrivata la condanna in primo grado a sette anni), la compravendita dei senatori (caso De Gregorio), la vicenda escort a Bari. L'ammontare totale delle pene potrebbe aggirarsi intorno ai 21 anni.
Non resta che affidarsi all'affetto degli irriducibili supporter. Pochi, per la verità: fuori da Villa San Martino si sono presentati in 20 per manifestargli solidarietà.
Braccato dalla giustizia e barricato nella sua villa di Arcore, Berlusconi ha dovuto subire l'onta dell'affidamento in prova ai servizi sociali (ma la sentenza decisiva è attesa per fine aprile), pena da espiare dopo la condanna definitiva per frode fiscale subita nel processo sui diritti tivù Mediaset.
SE DIFFAMA, VIA L'AFFIDAMENTO. Ha incassato il colpo senza fare una piega, consapevole che sarebbe potuta finire peggio (arresti domiciliari o persino carcere), promettendo di tornare quanto prima sulla scena che gli compete, l'arena politica. Con un avvertimento a Matteo Renzi: «Non pensi di trattarmi come uno già estinto». Per adesso meglio restare in silenzio, anche per la velata “minaccia” del sostituto procuratore generale di Milano, Antonio Lamanna: se il Cav diffamerà i singoli giudici l'affidamento potrebbe essere revocato.
RESTA LO SPAURACCHIO DEL PROCESSO RUBY. Il guaio è che restano altri procedimenti aperti e pendenti sulla sua testa: il caso Ruby (già arrivata la condanna in primo grado a sette anni), la compravendita dei senatori (caso De Gregorio), la vicenda escort a Bari. L'ammontare totale delle pene potrebbe aggirarsi intorno ai 21 anni.
Non resta che affidarsi all'affetto degli irriducibili supporter. Pochi, per la verità: fuori da Villa San Martino si sono presentati in 20 per manifestargli solidarietà.
- Marcello Dell'Utri ha fondato Forza Italia con Silvio Berlusconi (ImagoEconomica).
Dell'Utri, il fondatore di Forza Italia scaricato e ricercato
Se l'ex premier sembra avviato verso il declino, a quelli che erano considerati i più devoti non va meglio.
L'ultimo in ordine di tempo alla ribalta delle cronache giudiziarie è Marcello Dell'Utri, fondatore di Forza Italia e scaricato con dolore da Berlusconi alle elezioni del 2013.
Il 15 aprile è attesa la sentenza definitiva della Cassazione sul processo che lo vede imputato per concorso esterno in associazione mafiosa (già condannato a sette anni in Appello).
Ma l'ex senatore non si trova. E così l'ordine di custodia cautelare nei suoi confronti è caduto nel vuoto.
GIÀ NEL 2013 A SANTO DOMINGO. Lo cercano in Guinea Bissau, Libano e Repubblica Dominicana. Non aveva divieto di espatrio e già nel 2013 volò a Santo Domingo per una vacanzina. «Ma dopo qualche giorno di paradiso terrestre mi annoio. Per restare devi essere un golfista scatenato, avere una barca o devono piacerti le donne», disse.
«PRONTO AL CARCERE? COL CAVOLO». Ora che il carcere è vicino potrebbe pensare di darsi alla latitanza. La galera fa quell'effetto, del resto: «Pronto ad andare in cella? Col cavolo, mi si torce lo stomaco», raccontò. «Però è l'occasione per leggere: a me piace l'ebraico e non riuscirei mai a studiarlo se non in prigione. Sette anni volano via». A meno che non sia volato via lui, verso mete esotiche.
L'ultimo in ordine di tempo alla ribalta delle cronache giudiziarie è Marcello Dell'Utri, fondatore di Forza Italia e scaricato con dolore da Berlusconi alle elezioni del 2013.
Il 15 aprile è attesa la sentenza definitiva della Cassazione sul processo che lo vede imputato per concorso esterno in associazione mafiosa (già condannato a sette anni in Appello).
Ma l'ex senatore non si trova. E così l'ordine di custodia cautelare nei suoi confronti è caduto nel vuoto.
GIÀ NEL 2013 A SANTO DOMINGO. Lo cercano in Guinea Bissau, Libano e Repubblica Dominicana. Non aveva divieto di espatrio e già nel 2013 volò a Santo Domingo per una vacanzina. «Ma dopo qualche giorno di paradiso terrestre mi annoio. Per restare devi essere un golfista scatenato, avere una barca o devono piacerti le donne», disse.
«PRONTO AL CARCERE? COL CAVOLO». Ora che il carcere è vicino potrebbe pensare di darsi alla latitanza. La galera fa quell'effetto, del resto: «Pronto ad andare in cella? Col cavolo, mi si torce lo stomaco», raccontò. «Però è l'occasione per leggere: a me piace l'ebraico e non riuscirei mai a studiarlo se non in prigione. Sette anni volano via». A meno che non sia volato via lui, verso mete esotiche.
- Roberto Formigoni, ex governatore della Lombardia (ImagoEconomica).
Formigoni, il passato lombardo gli presenta il conto
Poi c'è Roberto Formigoni detto il Celeste, ex imperatore della Lombardia.
Mentre rischia un nuovo rinvio a giudizio per un presunto giro di tangenti da 1 milione di euro, gli strascichi del caso Maugeri (accusa di riciclaggio e associazione per delinquere) hanno portato il gip di Milano a disporre il sequestro di beni fino a 49 milioni (prezzo della corruzione contestata, soldi che Formigoni sostiene di non avere).
Requisiti beni immobili, tra cui una villa in Sardegna, ad Arzachena, e conti correnti riconducibili all'attuale senatore del Nuovo centrodestra.
ALTA FEDELTÀ TRADITA NEL 2013. Il Celeste è sempre stato considerato un uomo della stretta schiera dell'ex Cavaliere, prima della scissione nel Pdl di fine 2013 e della rottura definitiva. «Berlusconi? È stato utilissimo. Ora non è più utile», dichiarò a Un giorno da pecora, su Radio2.
Quindi la promessa di un divorzio duraturo: «Non entrerò mai più nel partito di Silvio. Sono disposto a giurarlo».
Mentre rischia un nuovo rinvio a giudizio per un presunto giro di tangenti da 1 milione di euro, gli strascichi del caso Maugeri (accusa di riciclaggio e associazione per delinquere) hanno portato il gip di Milano a disporre il sequestro di beni fino a 49 milioni (prezzo della corruzione contestata, soldi che Formigoni sostiene di non avere).
Requisiti beni immobili, tra cui una villa in Sardegna, ad Arzachena, e conti correnti riconducibili all'attuale senatore del Nuovo centrodestra.
ALTA FEDELTÀ TRADITA NEL 2013. Il Celeste è sempre stato considerato un uomo della stretta schiera dell'ex Cavaliere, prima della scissione nel Pdl di fine 2013 e della rottura definitiva. «Berlusconi? È stato utilissimo. Ora non è più utile», dichiarò a Un giorno da pecora, su Radio2.
Quindi la promessa di un divorzio duraturo: «Non entrerò mai più nel partito di Silvio. Sono disposto a giurarlo».
- Nicola Cosentino (ImagoEconomica).
Cosentino, l'impresentabile finito agli arresti
Infine ecco Nick Cosentino detto ‘o ‘mericano.
È stato arrestato a inizio aprile: le accuse sono di concorrenza illecita, episodi di estorsione e concussione per favorire l'attività degli impianti di distribuzione di carburanti gestiti dalla famiglia.
Il tutto con l'aggravante del metodo mafioso grazie all'amicizia con i Casalesi.
I PRESUNTI LEGAMI CON I CASALESI. Il caso della sua presunta collusione con la camorra esplose prima delle Politiche 2013, quando il rebus degli impresentabili (di nome e di fatto) rischiò di spaccare il Popolo della libertà.
Era indagato e alla fine il suo nome fu depennato in extremis dalle candidature del partito di Berlusconi.
Lui non la prese bene e si vociferò anche di una fuga con le liste pidielline. Uscì di scena lanciando una minaccia sibillina: «So aspettare, l'ansia la faccio venire a loro, piano piano».
SILVIO: «NON PUÒ SOTTRARCI I VOTI». Da allora i rapporti tra Silvio e il figliol prodigo si sono incrinati, fino alle accuse incrociate tra la Forza Campania cosentiniana e la Forza Italia berlusconiana: «Chiarisca dove vuole stare. Dentro o fuori. Non può sottrarci i voti con l'inganno», è stato l'aut aut dell'ex premier.
L'ultima coda riottosa di un regno politico ormai svanito.
È stato arrestato a inizio aprile: le accuse sono di concorrenza illecita, episodi di estorsione e concussione per favorire l'attività degli impianti di distribuzione di carburanti gestiti dalla famiglia.
Il tutto con l'aggravante del metodo mafioso grazie all'amicizia con i Casalesi.
I PRESUNTI LEGAMI CON I CASALESI. Il caso della sua presunta collusione con la camorra esplose prima delle Politiche 2013, quando il rebus degli impresentabili (di nome e di fatto) rischiò di spaccare il Popolo della libertà.
Era indagato e alla fine il suo nome fu depennato in extremis dalle candidature del partito di Berlusconi.
Lui non la prese bene e si vociferò anche di una fuga con le liste pidielline. Uscì di scena lanciando una minaccia sibillina: «So aspettare, l'ansia la faccio venire a loro, piano piano».
SILVIO: «NON PUÒ SOTTRARCI I VOTI». Da allora i rapporti tra Silvio e il figliol prodigo si sono incrinati, fino alle accuse incrociate tra la Forza Campania cosentiniana e la Forza Italia berlusconiana: «Chiarisca dove vuole stare. Dentro o fuori. Non può sottrarci i voti con l'inganno», è stato l'aut aut dell'ex premier.
L'ultima coda riottosa di un regno politico ormai svanito.
Venerdì, 11 Aprile 2014
Nessun commento:
Posta un commento