POLEMICHE
Elezioni europee, lo sfogo di Sonia Alfano
"Contro di me il fango dei 5 Stelle"
L'eurodeputata è una possibile candidata del Pd alle prossime consultazioni. E replica alle accuse di poltronismo. "Sono stati Grillo e Casaleggio a cacciarmi. Si valuti il mio lavoro". Mentre su Tsipras dice: "Non lo ho mai visto in Europa, ma non potrei candidarmi con Casarini"
di Luca Sappino
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«Sono pazzi». L’eurodeputata Sonia Alfano (ex Idv, eletta da indipendente grillina) che ha risposto sì ai renziani che la vorrebbero nel Pd ricandidata alle europee, è alle prese con gli ex compagni del Movimento 5 stelle.
«Non possono dire “tuo padre si starà rivoltando nella tomba”» dice Alfano all’Espresso: «di alcune offese ne risponderanno in tribunale». Non è stupita, però: «Grillo e Casaleggio hanno sempre fatto così con le teste pensanti». Mettono in moto la loro «macchina del fango». «Mi giudicassero per quello che ho fatto» rivendica l’eurodeputata siciliana. E se la sua candidatura piace a Pina Picierno, al Pd romano, e non al segretario regionale del Pd Fausto Raciti, si dispiace Alfano, «ma Raciti ha perso un’occasione per rinnovare il partito».
Sulla candidatura sfumata con la Lista Tsipras, Alfano spiega: «le regole impedivano di candidarmi con loro. Sul mio nome c’è stata la rottura di Andrea Camilleri con i garanti». E comunque «con Luca Casarini non ho molto a che fare»: «Io vado nelle scuole a insegnare ai ragazzi come si fa un corteo antimafia, lui probabilmente va a insegnare come si fa una molotov», dice l’eurodeputata, forzando e semplificando la storia del movimento antagonista del G8 di Genova, di cui Casarini era uno dei leader. «Siamo incompatibili».
Onorevole, da indipendente candidata nell'Idv sostenuta dagli “amici di Beppe Grillo”, prima versione del Movimento 5 stelle, alla candidatura col Pd. Cambia qualcosa?
«Non cambia nulla. Ho dimostrato quello che valgo come deputata, e credo valga solo quello. Cerco di continuare il mio impegno».
Nel Movimento non l'hanno presa benissimo. L'accusa è «poltronismo».
«C’è un limite a tutto. Delle loro opinioni mi interessa e mi può dispiacere ma arrivare a dire “tuo padre si starà rivoltando” non è possibile. Sono pazzi. Si esprimessero sul mio lavoro. Ma invece non lo fanno, siccome sanno che sono riconosciuta a livello internazionale per il mio lavoro, sull’antimafia e non solo. Giusto questa settimana ho fatto un lavoro sulla prostituzione minorile in Cambogia, raccontando come siano proprio gli italiani i primi clienti. Ho ricevuto i complimenti del re e della regina del Belgio. Faccio un lavoro serio, perché le mie figlie che ora navigano in rete devono esser sottoposte a questa violenza?».
Il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle Vittorio Bertola dice che «il potere cambia le persone».
«Bertola è amaraggiato per il modo in cui si sono divise le nostre strade. Però a lui e ad altri la verità l’ha detta Giovanni Favia, anche lui epurato dal Movimento. Giovanni, proprio sulla mia bacheca, ha spiegato come cinque anni fa io non volessi candidarmi, per non allontanarmi troppo da mia figlia che aveva tre anni. Fu Beppe (Grillo, ndr) a insistere. C’è una conversazione Skype registrata su questo. Ed è poi noto a tutti che mi hanno cacciato loro, Grillo e Casaleggio, perché fanno sempre così con le teste pensanti. Io ho rifiutato di far gestire il mio blog a Casaleggio e questo è il risultato»
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Nel mirino è finita una sua foto con Pina Picierno. È finita su TzeTze, l’aggregatore di notizie della Casaleggio, con il titolo "Ecco con chi si fa fotografare Sonia Alfano".
«Non ho capito, scusate, ma Pina Picierno è la figlia di Provenzano? La vogliamo smettere di pensare che le persone perbene sono da una parte sola? Io non avrei potuto ottenere molti risultati in Europa senza la sponda di alcuni deputati democratici. Nel Pd c’è gente poco perbene, è vero, che va isolata, certamente. Ma questo farà parte del mio impegno».
Si aspettava questo trattamento?
«E’ la loro forma di macchina del fango, la solita formula che va avanti da tempo. Quando Bersani cercò il consenso per varare il suo governo e io cercai di aprire un dialogo, mi sono arrivate minacce di morte. Ora però hanno passato il segno, l’educazione è fondamentale, e molti risponderanno delle cose scritte davanti all’autorità giudiziaria».
Sono però Picierno e i renziani gli sponsor della sua candidatura. L'offerta l'ha ricevuta da Roma, e il segretario regionale Fausto Raciti non ha condiviso.
«Io non lo conosco e penso che stia utilizzando il mio nome per conti interni. Ha perso un’occasione per cercare il rinnovamento di cui il partito siciliano ha urgente bisogno. Ma mi dispiace, perché io non voglio certo spaccare. Sulla mia candidatura deciderà la direzione».
Prima di arrivare al Pd, era disponibile a candidarsi con la lista Tsipras. Anche questo le rinfacciano i 5 stelle.
«Questo è perché loro pensano di sapere tutto, di essere gli unici informati sul serio. E invece non lo sono, perché sono vittime di una disinformazione mirata. Mi chiedono perché non mi sono candidata con Tsipras? Dovrebbero sapere che la lista Tsipras si è data delle regole e che ha scelto di non candidare chi aveva un mandato in corso o chi era stato deputato negli ultimi dieci anni. Quindi è la lista a non avermi voluto. Andrea Camilleri ha lasciato il comitato dei garanti, in polemica, proprio sull’esclusione del mio nome».
Però politicamente la lista Tsipras e il Pd non sono la stessa cosa. Se era la sua prima scelta vuol dire che lei politicamente è più vicina a Tsipras?
«Non lo so se sono più vicina a Tsipras. Io non voglio uscire dall’euro».
Neanche Tsipras. Però ha posizioni certamente più radicali del Pd.
«In cinque anni Tsipras non l’ho mai visto in Europa, e non ho avuto modo di confrontarmi. So però che anche la Gue è spaccata sul suo nome e personalmente non sono d’accordo su tutto. E comunque con Luca Casarini (l’ex leader delle tute bianche al G8 di Genova, candidato con la lista Tsipras, ndr) non ho molto a che fare. Io vado nelle scuole a insegnare ai ragazzi come si fa un corteo antimafia, lui probabilmente va a insegnare come si fa una molotov. Siamo incompatibili».
Non credo sia d'accordo. Comunque ora non le piace, ma lei la candidatura con quella lista l'ha ricercata.
«Non è vero. Io non ho mai ricercato la candidatura in quella lista. Mi è stata proposta da Ingroia e Flores D'Arcais. Anzi, ad Antonio Ingroia dissi subito di no perché c'erano già in campo altre ipotesi».
Altre oltre a quella del Pd?
«Non possono dire “tuo padre si starà rivoltando nella tomba”» dice Alfano all’Espresso: «di alcune offese ne risponderanno in tribunale». Non è stupita, però: «Grillo e Casaleggio hanno sempre fatto così con le teste pensanti». Mettono in moto la loro «macchina del fango». «Mi giudicassero per quello che ho fatto» rivendica l’eurodeputata siciliana. E se la sua candidatura piace a Pina Picierno, al Pd romano, e non al segretario regionale del Pd Fausto Raciti, si dispiace Alfano, «ma Raciti ha perso un’occasione per rinnovare il partito».
Sulla candidatura sfumata con la Lista Tsipras, Alfano spiega: «le regole impedivano di candidarmi con loro. Sul mio nome c’è stata la rottura di Andrea Camilleri con i garanti». E comunque «con Luca Casarini non ho molto a che fare»: «Io vado nelle scuole a insegnare ai ragazzi come si fa un corteo antimafia, lui probabilmente va a insegnare come si fa una molotov», dice l’eurodeputata, forzando e semplificando la storia del movimento antagonista del G8 di Genova, di cui Casarini era uno dei leader. «Siamo incompatibili».
Onorevole, da indipendente candidata nell'Idv sostenuta dagli “amici di Beppe Grillo”, prima versione del Movimento 5 stelle, alla candidatura col Pd. Cambia qualcosa?
«Non cambia nulla. Ho dimostrato quello che valgo come deputata, e credo valga solo quello. Cerco di continuare il mio impegno».
Nel Movimento non l'hanno presa benissimo. L'accusa è «poltronismo».
«C’è un limite a tutto. Delle loro opinioni mi interessa e mi può dispiacere ma arrivare a dire “tuo padre si starà rivoltando” non è possibile. Sono pazzi. Si esprimessero sul mio lavoro. Ma invece non lo fanno, siccome sanno che sono riconosciuta a livello internazionale per il mio lavoro, sull’antimafia e non solo. Giusto questa settimana ho fatto un lavoro sulla prostituzione minorile in Cambogia, raccontando come siano proprio gli italiani i primi clienti. Ho ricevuto i complimenti del re e della regina del Belgio. Faccio un lavoro serio, perché le mie figlie che ora navigano in rete devono esser sottoposte a questa violenza?».
Il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle Vittorio Bertola dice che «il potere cambia le persone».
«Bertola è amaraggiato per il modo in cui si sono divise le nostre strade. Però a lui e ad altri la verità l’ha detta Giovanni Favia, anche lui epurato dal Movimento. Giovanni, proprio sulla mia bacheca, ha spiegato come cinque anni fa io non volessi candidarmi, per non allontanarmi troppo da mia figlia che aveva tre anni. Fu Beppe (Grillo, ndr) a insistere. C’è una conversazione Skype registrata su questo. Ed è poi noto a tutti che mi hanno cacciato loro, Grillo e Casaleggio, perché fanno sempre così con le teste pensanti. Io ho rifiutato di far gestire il mio blog a Casaleggio e questo è il risultato»
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Nel mirino è finita una sua foto con Pina Picierno. È finita su TzeTze, l’aggregatore di notizie della Casaleggio, con il titolo "Ecco con chi si fa fotografare Sonia Alfano".
«Non ho capito, scusate, ma Pina Picierno è la figlia di Provenzano? La vogliamo smettere di pensare che le persone perbene sono da una parte sola? Io non avrei potuto ottenere molti risultati in Europa senza la sponda di alcuni deputati democratici. Nel Pd c’è gente poco perbene, è vero, che va isolata, certamente. Ma questo farà parte del mio impegno».
Si aspettava questo trattamento?
«E’ la loro forma di macchina del fango, la solita formula che va avanti da tempo. Quando Bersani cercò il consenso per varare il suo governo e io cercai di aprire un dialogo, mi sono arrivate minacce di morte. Ora però hanno passato il segno, l’educazione è fondamentale, e molti risponderanno delle cose scritte davanti all’autorità giudiziaria».
Sono però Picierno e i renziani gli sponsor della sua candidatura. L'offerta l'ha ricevuta da Roma, e il segretario regionale Fausto Raciti non ha condiviso.
«Io non lo conosco e penso che stia utilizzando il mio nome per conti interni. Ha perso un’occasione per cercare il rinnovamento di cui il partito siciliano ha urgente bisogno. Ma mi dispiace, perché io non voglio certo spaccare. Sulla mia candidatura deciderà la direzione».
Prima di arrivare al Pd, era disponibile a candidarsi con la lista Tsipras. Anche questo le rinfacciano i 5 stelle.
«Questo è perché loro pensano di sapere tutto, di essere gli unici informati sul serio. E invece non lo sono, perché sono vittime di una disinformazione mirata. Mi chiedono perché non mi sono candidata con Tsipras? Dovrebbero sapere che la lista Tsipras si è data delle regole e che ha scelto di non candidare chi aveva un mandato in corso o chi era stato deputato negli ultimi dieci anni. Quindi è la lista a non avermi voluto. Andrea Camilleri ha lasciato il comitato dei garanti, in polemica, proprio sull’esclusione del mio nome».
Però politicamente la lista Tsipras e il Pd non sono la stessa cosa. Se era la sua prima scelta vuol dire che lei politicamente è più vicina a Tsipras?
«Non lo so se sono più vicina a Tsipras. Io non voglio uscire dall’euro».
Neanche Tsipras. Però ha posizioni certamente più radicali del Pd.
«In cinque anni Tsipras non l’ho mai visto in Europa, e non ho avuto modo di confrontarmi. So però che anche la Gue è spaccata sul suo nome e personalmente non sono d’accordo su tutto. E comunque con Luca Casarini (l’ex leader delle tute bianche al G8 di Genova, candidato con la lista Tsipras, ndr) non ho molto a che fare. Io vado nelle scuole a insegnare ai ragazzi come si fa un corteo antimafia, lui probabilmente va a insegnare come si fa una molotov. Siamo incompatibili».
Non credo sia d'accordo. Comunque ora non le piace, ma lei la candidatura con quella lista l'ha ricercata.
«Non è vero. Io non ho mai ricercato la candidatura in quella lista. Mi è stata proposta da Ingroia e Flores D'Arcais. Anzi, ad Antonio Ingroia dissi subito di no perché c'erano già in campo altre ipotesi».
Altre oltre a quella del Pd?
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