venerdì 11 aprile 2014

E la Lega Nord mentre Formigoni faceva tutto questo dove guardava? Dimenticavamo che la Lega Nord era impegnata a fermare gli immigrati

Inchiesta sulla Fondazione Maugeri
Sequestrati conti e case di Formigoni
Il senatore Ncd: quella villa non è mia

Il provvedimento della procura di Milano: sigilli anche all’immobile in Sardegna
ANSA
L’ex governatore lombardo Roberto Formigoni

MILANO
Sequestro preventivo da 49 milioni di euro per Roberto Formigoni, l’ex governatore lombardo travolto dalle inchieste sulla Fondazione Maugeri e sul San Raffaele.  

LA SVOLTA  
Nel mirino della Procura sono finiti conti correnti e case (tra cui una villa in Sardegna ad Arzachena) di cui Formigoni dispone col coinquilino e amico storico Alberto Perego. Il sequestro, disposto dal gip Paolo Guidi, è effettuato dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano.  

L’INCHIESTA  
I sigilli di oggi sono solo l’ultima puntata dell’inchiesta sul caso Maugeri. Nei mesi scorsi erano già stati eseguiti sequestri per 53 milioni di euro a carico del faccendiere Pierangelo Daccò, dell’ex assessore lombardo Antonio Simone e dell’ex direttore amministrativo della Fondazione, Costantino Passerino. Il sequestro arriva dopo che lo stesso giudice, nelle scorse settimane, aveva rinviato a giudizio Formigoni, accusato di associazione per delinquere e corruzione, Perego, Daccò, Simone e altre persone imputate per il presunto scandalo Maugeri, ossia un giro di presunte mazzette per favorire, attraverso delibere della Giunta Regionale all’epoca guidata dal “Celeste”, la Fondazione pavese con stanziamenti regionali. Secondo il gup «l’ex Governatore lombardo ha avuto la disponibilità di ingenti somme di denaro in contante non giustificate dai suoi legittimi introiti».  

LE PRESUNTE MAZZETTE  
I 49 milioni bloccati corrispondono all’ammontare della presunta corruzione che il giudice addebita all’ex Governatore e a Perego, ma in parte anche a Daccò, Simone e Passerino. Di questi 49 milioni di euro, in particolare, 39 milioni sarebbero la presunta corruzione legata alla vicenda Maugeri e 7,6 milioni sarebbero, invece, le presunte mazzette per il caso San Raffaele. Da quanto si è saputo, i sequestri di oggi avrebbero riguardato in particolare 5 o 6 conti correnti del “Celeste”, l’ormai famosa villa in Sardegna acquistata da Perego per conto di Formigoni, secondo l’accusa, con un “maxi-sconto” e venduta da Daccò. E ancora, da quanto si è appreso, una serie di immobili a Lecco e San Remo di cui il senatore risulterebbe comproprietario. Non sono stati sequestrati, invece, come prevedono le prerogative parlamentari, i conti di Formigoni riguardanti la sua attività di senatore. Nella presunta corruzione da 49 milioni di euro, da quanto è emerso, il gip individua sia quegli 8 milioni di euro circa che l’allora governatore avrebbe ricevuto sotto forma di benefit di lusso, come yacht e vacanze, che parte dei soldi distratti dalle casse della Maugeri e finiti agli intermediari, che quelli utilizzati per mantenere la rete di società all’estero servite per creare “fondi neri”.  

IL GIP: “DACCO’ E SIMONE GESTORI DEL TESORETTO”  
Il faccendiere Pierangelo Daccò e l’ex assessore Antonio Simone, ma in particolare Daccò, «venivano ad essere gestori di un “tesoretto” (dell’ordine di decine di milioni di euro)che in parte, negli anni, veniva messo a disposizione del presidente Formigoni e del suo entourage, in relazione per spese per ville, imbarcazioni di alto bordo, lussuose vacanze, cene, appuntamenti elettorali, etc.», scrive il gup di Milano Paolo Guidi nel provvedimento con cui ha disposto il sequestro preventivo di beni immobili e conti correnti fino a un valore di 49 milioni all’ex Governatore della Lombardia e ora senatore di Ncd Roberto Formigoni e al suo amico di vecchia data Alberto Perego, imputati per associazione per delinquere e corruzione per il caso Maugeri. In un altro passaggio del decreto il giudice ha osservato che Daccò e Simone a partire dagli anni ’90, «erano sempre stati in stretto contatto (per rapporti di amicizia e per comuni interessi elettorali prima, e via via a seguire anche per interessi affaristici, lobbistici e vacanzieri) col Formigoni e con un soggetto (Perego Alberto)a sua volta in stretti rapporti di vita e di affari con quest’ultimo».  

IL TAVOLO DELLA SANITA’  
La «gestione dei finanziamenti nel campo della sanità» lombarda era «sotto il controllo di un “tavolo della sanità” di cui facevano parte» l’allora dg, Carlo Lucchina, «e il segretario generale della Regione Lombardia (Sanese), oltre naturalmente al Presidente della Regione Lombardia (Formigoni)», spiega ancora il gup nel provvedimento. In questo «tavolo della sanità», secondo il gup, avevano un «ruolo continuo di intermediazione» Daccò e l’ex assessore Dc Antonio Simone, «il primo dei quali frequentava con continuità sia il Presidente Formigoni che i competenti uffici della Regione». Come spiega il giudice poi, il presidente della Fondazione Maugeri, Umberto Maugeri, e il consulente Gianfranco Mozzali, «hanno confermato in sede di incidente probatorio il sistema di pagamenti di tangenti» affinché «si aprissero le porte’ in Regione Lombardia». Un contesto in cui, «fortissimo, e confermato dallo stesso Sanese, era l’intervento di Formigoni per sostenere ed imporre, in contrasto con i pareri tecnici, le soluzioni volte a soddisfare le fondazioni». E poi ancora i «costi sostenuti da Daccò e Simone per procurare a Roberto Formigoni vantaggi e utilità economiche - scrive il gup - provenienti dalle somme drenate dalle fondazioni sono ampiamente documentati e ripercorribili». Ad esempio, chiarisce il gup, «i costi per sopperire all’acquisto ed alla gestione delle costose imbarcazioni messe a completa disposizione di Formigoni e Perego derivavano pacificamente da Mtb, la società austriaca di Daccò».  

L’EX GOVERNATORE: “I MIEI CONTI SONO IN ROSSO”  
La risposta di Formigoni non tarda ad arrivare. «Leggo che mi avrebbero sequestrato o starebbero sequestrandomi beni fino a 49 milioni di euro. Tranquillizzo tutti, non ho mai posseduto nemmeno la centesima parte di 49 milioni di euro», afferma l’ex presidente della Lombardia «Su uno dei miei due conti correnti - spiega il senatore di Ncd - figura un attivo di 18 euro e 20 centesimi, sull’altro un passivo di 75mila euro. Le mie tre auto sono: una Alfa Mito del 2012 per uso personale, una Panda del 2009 e una Multipla del 2008 in dotazione ai miei collaboratori». E inoltre «non ho mai posseduto ne posseggo - sottolinea - una casa in Sardegna. Le proprietà immobiliari sono: un micro appartamento nella periferia di Sanremo di 36 metri quadrati e tre appartamenti in Lecco di 400 metri quadrati complessivi, che sono stati ereditati dai miei genitori. Di tutti questi immobili condivido la proprietà con i miei due fratelli». 

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