Una guerra fredda. Al di là delle intemerate pubbliche, tra Beppe Grillo e Federico Pizzarotti la tensione è alta, ma ancora non si è arrivati ai ferri corti. Con due post a distanza di pochissimi giorni il leader del Movimento 5 stelle ha bastonato il sindaco di Parma, l'uomo della "presa" della Stalingrado grillina. Definito prima "Capitan Pizza", derubricato su Twitter come uno che gioca da avversario e poi liquidato con un"è difficile spiegare se non hai capito già" ad una richiesta di faccia a faccia avanzata dal primo cittadino.
Il punto di rottura è vicino, ma non quanto appaia. È lo stesso Pizzarotti a spiegare che, al di là delle bastonate via web, un contatto in realtà c'è stato: "L'ho sentito stamani al telefono. Cosa ci siamo detti? Questi sono affari nostri ma di sicuro il dialogo serve a tutti". Senza lasciarsi sfuggire il gusto di una battuta: "Gli ho citato una canzone di Cohen dal titolo Anthem nella parte in cui dice: c'è una crepa in ogni cosa ma è da lì che entra la luce". Proprio Grillo, poco prima, gli aveva dato il ben servito tramite un verso di Francesco Guccini. Ma più in là il sindaco emiliano non si è voluto spingere: "Perché questi attacchi? Chiedetelo a lui, stasera è a Bologna".
I motivi sono noti già da qualche settimana. La miccia che ha fatto scoppiare la bomba è stata la presenza di Pizzarotti a Milano alla presentazione di un libro, fianco a fianco con Giuliano Pisapia ma, soprattutto, con Pippo Civati, che da Grillo e da Casaleggio è considerato un vero e proprio spauracchio, il pontiere per eccellenza nel Pd deputato a drenare parlamentari ai 5 stelle.
Solo un pretesto, o quasi, la critica alla gestione dell'assemblea degli amministratori grillini in quel di Parma. Ma dallo staff trapela anche un certo fastidio per l'attivismo del parmense nel suggerire a diversi meetup nomi validi per le amministrative del prossimo maggio. E quando Pizzarotti ha criticato la selezione dei candidati all'europarlamento ("È un dato di fatto che in tutti i territori sia candidata gente che noi non abbiamo mai visto"), è scattato il campanello d'allarme.
In realtà a nessuno dei due conviene strappare. "Il sindaco sta giocando la sua battaglia per un Movimento diverso - spiega un parlamentare che l'ha sentito in queste ore - sente i senatori espulsi, ma mantiene un profilo basso, perché non ha senso per lui farsi espellere adesso". Anche tra gli uomini di Grillo serpeggia più d'una perplessità: "Sarebbe difficile spiegare a un mese dalle europee perché ci dovrebbero dare fiducia se nel posto più importante in cui stiamo al governo facciamo cadere la giunta dopo un anno".
Perché, numeri alla mano, basterebbe la defezione di quattro dei venti consiglieri comunali a 5 stelle per far cadere la giunta parmense. E né l'ex comico né il primo cittadino possono al momento contare su 17 voti. Anzi, le simpatie degli amministratori locali si dividono sostanzialmente a metà.
Ma "Federico ormai da tempo cammina con le proprie gambe - spiega un suo uomo - e questo gli è riconosciuto un po' in tutta Italia". Tant'è che il M5s di Bergamo ha entusiasticamente invitato gli attivisti e i simpatizzanti per un incontro con "Capitan Pizza" sabato prossimo, per lanciare la candidatura cittadina di Marcello Zenoni. Insomma: l'allontanamento di Pizzarotti non sarebbe affatto indolore, e in vista del voto di maggio i vertici stellati soppesano con attenzione le proprie mosse.
Una situazione che ha avuto qualche eco anche in Parlamento. E non solo per i contatti tra Parma e la pattuglia degli espulsi di Palazzo Madama. Il deputato Walter Rizzetto è stato attaccato dal leader per aver ironizzato insieme al collega Tancredi Turco sulla vicenda. E tanti tra i suoi colleghi hanno mostrato segni di insofferenza nei confronti di una "gestione della comunicazione tagliata con l'accetta". In Transatlantico si sono diffuse voci ormai di rito: una ventina di deputati sono pronti allo strappo. Un'esagerazione, anche nel cangiante mondo a 5 stelle. Almeno finché Pizzarotti non sarà veramente espulso.