domenica 9 marzo 2014

Non c'è mai fine al peggio.

POLITICA

M5s, Grillo inneggia alla secessione d'Italia

Il leader M5s inneggia alla divisione dell'Italia. La Lega: «Se uniamo le forze non ce n'è per nessuno».

Il matrimonio di intenti che non t'aspetti. E che magari produrrà il sodalizio più improbabile della politica italiana: quello tra Lega ed M5s.
Nel giorno della festa della donna Beppe Grillo si scopre feroce secessionista e trova la sponda immediata del segretario del Carroccio Matteo Salvini.
Il leader del Movimento 5 Stelle, archiviate le espulsioni dal partito, ha inneggato allo spaccamento dell'Italia: «Basta Roma, torniamo alla Repubblica di Venezia e al Regno delle Due Sicilie».
E immaginato di far tornare l'Italia indietro, fino a prima del 1861, anno dell'Unità: basta con questa «arlecchinata di popoli, di lingue, di tradizioni che non ha più alcuna ragione di stare insieme», scrive sul suo blog. «Per far funzionare l'Italia è necessario decentralizzare poteri e funzioni a livello di macroregioni». «L'Italia non può essere gestita, da Roma, da partiti inconcludenti», ha rimarcato. Proprio lui che era approdato a nuoto in Sicilia come novello Garibaldi.
SALVINI: «INSIEME NON CI FERMA NESSUNO». Roberto Maroni ha invitato a «non sottovalutare» le parole di Grillo. «Se ci dai una mano, non ci ferma nessuno», ha commentato il segretario del Carroccio Matteo Salvini ancora un po' scettico sul nuovo 'alleato' pentastellato («Spero non rimangano solo parole, perché a parole i grillini erano contro l'immigrazione clandestina e poi hanno votato contro il reato, a parole erano contro l'euro poi è rimasta solo la Lega). E ha chiesto a Grillo di dare prova di coerenza appoggiando il «referendum per l'indipendenza del Veneto» sostenendo «lo statuto speciale per la Lombardia».
GRILLO ATTACCA RENZI E NAPOLITANO. Comunque sia, l'attenzione del leader M5S è sembrata rivolta ad attaccare il «sistema»: Napolitano è stato definito «un signore di 90 anni decide le sorti della Nazione»; Renzi «un imbarazzante venditore pentole che si atteggia a presidente del Consiglio e massacra di tasse e burocrazia» il Paese. Al di là delle ipotetiche divisioni del Paese (Grillo ha postato una mappa dell'Italia del 1494 nella quale appaiono, tra gli altri, la Repubblica di Siena, il Ducato di Mantova e addirittura il Marchesato di Saluzzo), l'operazione è sembrata destinata a distogliere l'attenzione dai problemi interni al Movimento.
AI 13 ESPULSI POTREBBERO AGGIUNGERSI ALTRI «DISSIDENTI». A breve, tra l'altro, i senatori cacciati dal gruppo cinque stelle a Palazzo Madama potrebbero dare vita ad un proprio gruppo parlamentare. I numeri ci sono: ai quattro espulsi della prima ora (Mastrangeli, De Pin, Anitori, Gambaro), nelle ultime settimane si sono aggiunti altri nove (Orellana, Battista, Bocchino, Campanella, Bencini, Bignami, Mussini, Casaletto e Romani). Il totale raggiunge così 13 senatori, ai quali, secondo fonti parlamentari, potrebbero aggiungersi altri «dissidenti».
Sabato, 08 Marzo 2014

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