Complotto? "Si tratta di fumo, soltanto fumo". Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scrive al Corriere della Sera dopo le polemiche suscitate dalle anticipazioni del libro di Alan Friedman, "Ammazziamo il gattopardo", secondo cui il capo dello Stato avrebbe contattato per la carica di premier Mario Monti già nell'estate del 2011, quindi quattro o cinque mesi prima della nomina dell'allora presidente della Bocconi a Palazzo Chigi.
Sulla vicenda interviene anche il segretario del Pd Matteo Renzi, che parla di una "polemica inaccettabile". "È inaccettabile l'attacco di queste ore contro il presidente Napolitano. Al capo dello Stato, che come sempre anche in quella circostanza agì nell'interesse esclusivo degli italiani, va la più affettuosa solidarietà delle democratiche e dei democratici". Parole che rispecchiano quelle del premier Enrico Letta, secondo il quale è in atto "un vergognoso atto di mistificazione" contro il Colle.
Scrive il presidente della Repubblica:
Posso comprendere che l'idea di "riscrivere", o contribuire a riscrivere, "la storia recente del nostro Paese" possa sedurre grandemente un brillante pubblicista come Alan Friedman. Ma mi sembra davvero troppo poco per potervi riuscire l'aver raccolto le confidenze di alcune personalità (Carlo De Benedetti, Romano Prodi) sui colloquio avuti dall'uno e dall'altro - nell'estate 2011 - con Mario Monti, ed egualmente l'aver intervistato, chiedendo conferma, lo stesso Monti.
Nella missiva, Napolitano tiene a "richiamare quel che tutti dovrebbero ricordare circa i fatti (sottolineato nel testo, ndr) reali che costituiscono la sostanza di un anno tormentato, mentre le confidenze personali e l'interpretazione che si pretende di darne in termini di 'complotto' sono fumo, soltanto fumo", assicura.
"I veri fatti, i soli della storia reale del Paese nel 2011, sono noti e incontrovertibili. Ed essi si riassumono in un sempre più evidente logoramento della maggioranza di governo uscita vincente dalle elezioni del 2008", si legge ancora nella lettera.
"Nessuna difficoltà - scrive Napolitano - a ricordare di aver ricevuto nel mio studio il professor Monti più volte nel corso del 2011, e non solo in estate: conoscendolo da molti anni (già prima che nell'autunno 1994 egli fosse nominato Commissario europeo su designazione del governo Berlusconi), e apprezzando in particolare il suo impegno europeistico che seguii da vicino quando fui deputato al Parlamento di Strasburgo. Nel corso del così difficile - per l'Italia e per l'Europa - anno 2011, Monti era inoltre un prezioso punto di riferimento per le sue analisi e i suoi commenti di politica economico-finanziaria sulle colonne del Corriere della Sera. Egli appariva allora - e di certo non solo a me - una risorsa da tener presente e, se necessario, da acquisire al governo del paese".
Napolitano prosegue alla ricostruzione dei "veri fatti" (sottolineando nel testo la parola fatti)
[...] Ma i veri fatti, i soli della storia reale del paese nel 2011, sono noti e incontrovertibili. Ed essi si riassumono in un sempre più evidente logoramento della maggioranza di governo uscita vincente dalle elezioni del 2008.
Basti ricordare innanzitutto la rottura intervenuta tra il PdL e il suo cofondatore, già leader di Alleanza Nazionale, il successivo distacco dal partito di maggioranza di numerosi parlamentari, il manifestarsi di dissensi e tensioni nel governo (tra il Presidente del Consiglio, il ministro dell'economia ed altri ministri), le dure sollecitazioni critiche delle autorità europee verso il governo Berlusconi che culminarono dell'agosto 2011 nella lettera inviata al governo dal Presidente della Banca Centrale Europea Trichet e dal governatore di Bankitalia Draghi.
L'8 novembre la Camera respinse il rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato, e la sera stessa il Presidente del Consiglio da me ricevuto al Quirinale convenne sulla necessità di rassegnare il suo mandato una volta approvata in Parlamento la legge di stabilità. Fu nelle consultazioni successive a quelle dimissioni annunciate che potei riscontrare una larga convergenza sul conferimento a Mario Monti, da me già nominato, senza alcuna obiezione, senatore a vita, dell'incarico di formare il nuovo governo.
Mi scuso per aver assorbito spazio prezioso sul giornale da lei diretto per richiamare quel che tutti dovrebbero ricordare circa i fatti reali che costituiscono la sostanza della storia di un anno tormentato, mentre le confidenze personali e l'interpretazione che si pretende di darne in termini di 'complotto' sono fumo, soltanto fumo.