PARLARE CON I LIMONI
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Troll pagati dal PD. Come nasce una leggenda metropolitana
Smentire le bufale è uno dei principali problemi del complottismo. Perché se è facile, facilissimo lavorare di fantasia, unire qualche supposizione e creare una teoria, ben più complesso è il lavoro di ricerca, di studi, di calcoli per dimostrare la verità.
A volte invece esistono bufale di cui si sa con certezza il giorno e il momento in cui sono nate. La leggenda dei troll pagati dal PD nasce il 24 marzo del 2013. Siamo in una complicata fase politica senza precedenti: dalle elezioni è uscito un Parlamento senza maggioranza e nel Paese il dibattito su come sbloccare la situazione è rovente. Sul blog di Beppe Grillo compare un post titolato: “Schizzi di merda digitali” e nel post si legge: “Da mesi orde di trolls, di fake, di multinick scrivono con regolarità dai due ai tremila commenti al giorno sul blog. Qualcuno evidentemente li paga per spammare dalla mattina alla sera”. Le prove? Grillo non ritiene opportuno pubblicarle. Basta la sua parola.
Gradualmente la leggenda si arricchisce di nuovi dettagli e si perfeziona sempre più e ogni tanto torna di nuovo in auge. Quando Bersani viene ricoverato in ospedale, il senatore M5S Vito Crimi esprime su Facebook solidarietà al collega. Arrivano centinaia e centinaia di commenti volgari e violenti contro l’ex segretario PD. Qualcuno chiede al senatore di intervenire e Crimi replica citando un articolo del giornale online “Imola Oggi” che per l’enorme spazio che dedica a bufale e teorie del complotto gode di pessima reputazione negli ambienti sani della Rete.
Secondo questo articolo, il Partito Democratico avrebbe creato una vera e propria struttura con il compito di difenderlo su Internet e di screditare l’avversario. Ogni giorno, quindi, centinaia di persone vengono regolarmente pagate per battagliare su Internet in difesa del partito. Quindi partecipano a discussioni sui vari social, intervengono in massa per criticare gli avversari oppure a sostegno del loro leader. Il Grande Piano prevede anche la creazione di pagine satiriche e a troll che fingendosi simpatizzanti grillini, vanno poi in giro per il Web scrivendo o in maniera idiota o violenta con il fine di screditare il M5S agli occhi del lettore online. La pioggia di insulti che regolamente cade sulle teste degli avversari del M5S non sarebbero quindi opera di grillini fomentati ma figli di queste diaboliche strategie.
Le prove? Anche qui dobbiamo andare sulla parola. “Imola Oggi” tenta di supportare il suo articolo con un video di YouDem dove si mostrano ragazzi che curano al computer la comunicazione online del Pd (cosa abbastanza normale nella politica del XXI secolo) e all’epoca anche un’intervista ad un troll pentito pubblicata da Francesco Lanza sul suo blog (vedi:http://www.francescolanza.net/un-troll-pentito-svela-come-la-ka-ta-paga-i-provocatori-online). Il troll pentito racconta di guadagnare 4-5.000 euro, di essere pagato da un potente gruppo mondiale e conferma le varie tecniche di trolling. E’ chiaramente un fake come mostra la troll-face finale e come conferma ripetutamente l’autore. Ma l’intervista viene considerata credibilissima da molti e fa il botto di condivisioni! Il 7 gennaio, dopo essere stata citata persino da Crimi, l’autore Francesco Lanza torna sull’argomento con un esplicito: “La storia del troll pentito ha rotto le palle”. Inutile a quanto pare visto che, ancora oggi, sono in tanti a credere a quell’intervista. Come sono in tanti ad aver creduto a questa foto; la busta paga di un troll.
Quando esistono persone che davvero credono all’esistenza della qualifica “Diffamatore Movimento Cinque Stelle”, non è necessario essere pagati dal PD per prenderli in giro. Viene spontaneo!
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