mercoledì 12 febbraio 2014

Da questa cultura vengono i presuntuosi talebani grillini.

boetti

Di Battista, la non scoperta di Amici

10 febbraio 2014
Almeno sappiamo dove affondano le radici culturali di parte del front end Cinque Stelle. L’altro giorno scrivevamo di Rocco Casalino, ufficio comunicazione del M5S, approdato sulle spiagge di Grillo dopo un robusto tirocinio nelle durezze del «Grande Fratello». Oggi, certamente in ritardo, apprendiamo che la punta di diamante dell’intero esercito stellato, Alessandro Di Battista, a suo tempo ce l’ha messa tutta per entrare nella caserma di «Amici»”. Pare volesse fare l’attore e già questa passione lo riconnette con coerenza alle impressioni che ci ha lasciato nel giorno della grande bagarre alla Camera in occasione del voto sull’infelice accoppiata tra Bankitalia e Imu. Perché abbiamo seguito con attenzione le immagini che di quelle ore tese la tv ci ha restituito. E, allenati a rintracciare naturalezza e plausibilità nella recitazione, eravamo rimasti perplessi di fronte alla prova offerta proprio da Di Battista, soprattutto quando lo si vede alle prese con il capogruppo del Pd, Roberto Speranza. Lo incalzava mostrando i segni di una impostazione che teneva conto del contesto, e il contesto era l’occhio di una telecamera che avrebbe raccontato l’ira tremenda e popolare di un uomo destinato ad aspirare al titolo di presidente del Consiglio per conto di Grillo e Casaleggio. Insomma, si vedeva bene che recitava, che era costretto a far ricorso ad uno stato d’animo che almeno in quel momento non era il suo. Arrancava, e questa trasparenza involontaria che mostrava quanto fosse troppo visibilmente tecnico il suo rapporto con la sceneggiatura d’obbligo, ci aveva raccontato quanto Di Battista fosse un attore mediocre benché di buona volontà. Poi, abbiamo saputo del suo sfortunato tentativo di approdare alle stanze di Maria De Filippi, inseguendo proprio questo difficile ma bellissimo mestiere. E abbiamo capito. Non tanto il fatto che la sua corsa sia stata interrotta ad un passo dalla vetta – che sia un pessimo attore non ci interessa – quanto piuttosto che abbia stimato e desiderato proprio quegli spazi che poi lo hanno respinto, quella piagnona caserma in cui molti poveri ragazzi, spesso davvero dotati, vengono sottoposti a una gogna di potere che li spreme e li condiziona come limoni in uno spremiagrumi. Giusto la logica che piace a Grillo. E piovono lacrime. Non è Gaia, e cioè il mondobello tutto in rete promesso da Casaleggio all’umanità intera una volta sardinizzata a dovere, ma insomma ci si avvicina. Così, ora abbiamo ben chiaro che il nostro prossimo presidente del consiglio – son sicuri di vincere – lo dovremo a Maria De Filippi

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