SCENARIO
Napolitano-Monti, le trattative dal 2010
Il nome del Prof girava già nel 2010. Ma B non cadde. Il Colle: «Tutto fumo». Letta lo difende. E Fi pensa all'impeachment.
di Marianna Venturini
Altro che estate 2011. Il nome di Mario Monti a capo di un governo di salvezza nazionale era iniziato a circolare molto prima tra i palazzi romani. Per la precisione nel dicembre 2010, a ridosso del voto di fiducia che doveva mettere al tappeto il governo Berlusconi.
LA PRESUNTA TRATTATIVA ANTI-B.Dunque le anticipazioni dell’ultimo libro di Alan Friedman secondo cui Giorgio Napolitano avrebbe contattato il bocconiano qualche mese prima rispetto alle dimissioni del Cav, sono addirittura parziali. Del resto lo stesso ex premier ha confermato i suoi contatti col Colle in vista di un incarico governativo, definendo «assurdo» che siano considerati un’anomalia.
LA LETTERA DI NAPOLITANO. Incontri confermati anche dal capo dello Stato in una lettera inviata al Corriere della Sera. «Nessuna difficoltà, certo, a ricordare di aver ricevuto nel mio studio il professor Monti più volte nel corso del 2011, e non solo in estate», ha confermato Napolitano nella missiva. «Nel corso del così difficile - per l’Italia e per l’Europa - anno 2011, Monti era inoltre un prezioso punto di riferimento per le sue analisi e i suoi commenti di politica economico-finanziaria sulle colonne del Corriere della Sera. Egli appariva allora - e di certo non solo a me - una risorsa da tener presente e, se necessario, da acquisire al governo del Paese».
LA CRISI PREVISTA NEL 2010. Ma i forzisti (e con essi anche i grillini) non ne sembrano essere convinti. I teorici del complotto la vedono in modo ben diverso. La sceneggiatura immaginata per depotenziare l’esecutivo guidato dal Cavaliere, infatti, doveva avere un percorso ordinato. Peccato che il voto di fiducia alla Camera del 14 dicembre 2010 abbia dato all’allora leader del Pdl altro respiro e forza. I tre voti di maggioranza incassati permisero a Berlusconi di guadagnare altro tempo, ritardandone dimissioni di quasi un anno.
UN GOVERNO APPESO A I TRE VOTI. Eppure i segnali di una crisi imminente c’erano tutti. Il governo Berlusconi era «esangue», «appeso alla fiducia di pochi senatori come Razzi e Scilipoti», come ricorda a Lettera43.it un esponente di Scelta civica.
Dunque le presunte trattative per il cambio di governo erano precedenti al 2011. Insomma la strada di Monti per Palazzo Chigi era già spianata. «È bene che avessimo in governo e che a guidarlo fosse una persona come lui», commenta chi crede ancora nel Professore.
LA PRESUNTA TRATTATIVA ANTI-B.Dunque le anticipazioni dell’ultimo libro di Alan Friedman secondo cui Giorgio Napolitano avrebbe contattato il bocconiano qualche mese prima rispetto alle dimissioni del Cav, sono addirittura parziali. Del resto lo stesso ex premier ha confermato i suoi contatti col Colle in vista di un incarico governativo, definendo «assurdo» che siano considerati un’anomalia.
LA LETTERA DI NAPOLITANO. Incontri confermati anche dal capo dello Stato in una lettera inviata al Corriere della Sera. «Nessuna difficoltà, certo, a ricordare di aver ricevuto nel mio studio il professor Monti più volte nel corso del 2011, e non solo in estate», ha confermato Napolitano nella missiva. «Nel corso del così difficile - per l’Italia e per l’Europa - anno 2011, Monti era inoltre un prezioso punto di riferimento per le sue analisi e i suoi commenti di politica economico-finanziaria sulle colonne del Corriere della Sera. Egli appariva allora - e di certo non solo a me - una risorsa da tener presente e, se necessario, da acquisire al governo del Paese».
LA CRISI PREVISTA NEL 2010. Ma i forzisti (e con essi anche i grillini) non ne sembrano essere convinti. I teorici del complotto la vedono in modo ben diverso. La sceneggiatura immaginata per depotenziare l’esecutivo guidato dal Cavaliere, infatti, doveva avere un percorso ordinato. Peccato che il voto di fiducia alla Camera del 14 dicembre 2010 abbia dato all’allora leader del Pdl altro respiro e forza. I tre voti di maggioranza incassati permisero a Berlusconi di guadagnare altro tempo, ritardandone dimissioni di quasi un anno.
UN GOVERNO APPESO A I TRE VOTI. Eppure i segnali di una crisi imminente c’erano tutti. Il governo Berlusconi era «esangue», «appeso alla fiducia di pochi senatori come Razzi e Scilipoti», come ricorda a Lettera43.it un esponente di Scelta civica.
Dunque le presunte trattative per il cambio di governo erano precedenti al 2011. Insomma la strada di Monti per Palazzo Chigi era già spianata. «È bene che avessimo in governo e che a guidarlo fosse una persona come lui», commenta chi crede ancora nel Professore.
I colloqui del Prof con Fini e Casini
Se c’è stato un errore di Napolitano, quindi, è stato «quello di ritardare di qualche giorno la mozione di sfiducia del dicembre 2010 concendendo a Berlusconi il tempo di salvarsi». Invece l’aver sondato il presidente dell’università Bocconi rientrava «nelle considerazioni logiche che un presidente della Repubblica deve mettere in atto», è la spiegazione dei montiani.
UNA PROCEDURA COLLAUDATA. Anzi, qualcuno aggiunge che simili consultazioni possano essere intercorse anche tra Lamberto Dini e Oscar Luigi Scalfaro quando sedeva sul Colle nel 1994 ben prima che il Berlusconi I arrivasse al capolinea.
Tra i fedelissimi di Monti non ci sono tentennamenti. «Il suo nome è sempre stato il più logico per superare quella fase affannosa», spiega un parlamentare. «Nessuno si azzardava a chiedere di andare a votare, neanche i berlusconiani». In effetti il Pdl, per un anno, è stato uno dei maggiori sostenitori del governo tecnico.
I COLLOQUI CON PRODI E DE BENEDETTI. Chi è rimasto vicino al Professore non si stupisce neppure dei suoi colloqui con Romano Prodi e Carlo De Benedetti, stigmatizzati dagli esponenti di Forza Italia. «Davvero pensate che la gente non si parli?», chiede maliziosamente un montiano.
Non solo. A quanto risulta a Lettera43.it il presidente della Bocconi si sarebbe rivolto anche ad altri esponenti politici come Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini per chiedere loro un parere su un eventuale incarico. Ed è facile immaginare che i suoi futuri alleati di Scelta civica gli abbiano dato il loro assenso.
Del resto, e non è un mistero, il progetto aveva dei sostenitori di riguardo. Addirittura i due storici arcinemici del Cavaliere, Prodi e De Benedetti, inviarono poi messaggi di incoraggiamento all’economista diventato capo del governo, per confermargli il loro appoggio.
ASSEDIO AL COLLE. Scagionato Monti, tutta la responsabilità ricadrebbe su Napolitano, dipinto come intento a tramare contro Berlusconi seguendo i diktat della Troika europea. «Al massimo si tratta di una manovraccia preparata contro il Quirinale», mormorano alcuni.
Non solo. A quanto risulta a Lettera43.it il presidente della Bocconi si sarebbe rivolto anche ad altri esponenti politici come Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini per chiedere loro un parere su un eventuale incarico. Ed è facile immaginare che i suoi futuri alleati di Scelta civica gli abbiano dato il loro assenso.
Del resto, e non è un mistero, il progetto aveva dei sostenitori di riguardo. Addirittura i due storici arcinemici del Cavaliere, Prodi e De Benedetti, inviarono poi messaggi di incoraggiamento all’economista diventato capo del governo, per confermargli il loro appoggio.
ASSEDIO AL COLLE. Scagionato Monti, tutta la responsabilità ricadrebbe su Napolitano, dipinto come intento a tramare contro Berlusconi seguendo i diktat della Troika europea. «Al massimo si tratta di una manovraccia preparata contro il Quirinale», mormorano alcuni.
Una sorta di complotto non si sa bene orchestrato da chi. E con quale obiettivo. Se non quello di screditare il capo dello Stato e di conseguenza, ma sono solo congetture, il governo Letta di cui è il primo e più convinto sponsor.
Lunedì, 10 Febbraio 2014
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