"Quello fu un suicidio politico e spero che stavolta non si ripeta. Allora non fu ucciso solo un disegno di governo ma anche la speranza di un Paese".
Romano Prodi, avverte, drammatizza, mette in guardia. Intervistato dal Mattino, il professore è netto sull'ipotesi di staffetta Letta-Renzi a Palazzo Chigi. In tanti hanno ricordato al sindaco di Firenze il precedente, quello che portò Massimo D'Alema a scottarsi dopo aver sostituito proprio il leader dell'Ulivo. L'ex premier sembra riconoscersi in Letta. E per questo lo esorta a fare "uno scatto", a "rischiare di più", perché in questo momento "la mediazione non paga più". Servono "riforme e decisioni coraggiose - dice - Subito la riforma del voto e quella del Senato".
"Oggi sappiamo che le larghe intese sono da noi pressoché impossibili - spiega Prodi - E abbiamo il dovere di rimediare a uno sfarinamento che ci sta di fronte. Lo strumento della legge elettorale non è esaustivo ma può servire. Soprattutto se elimina il rischio della governabilità in una delle due Camere". Renzi è avvertito: "Nel Pd è estremamente forte e deve usare con saggezza questo vantaggio".
Per Prodi la compravendita dei parlamentari è "l'episodio più grave di tutta la storia politica italiana. Mi colpisce come in Italia la compravendita di senatori sia stata sottovalutata e derubricata a poco più che un incidente". La difesa del Senato era quindi "quantomeno doverosa. Se poi per formalizzarla si sia trovata una procedura intelligente, o piuttosto no, è un altro discorso", dice a proposito della decisione di Grasso.
Riferendosi anche allo scenario europeo Prodi sottolinea che "il populismo è il termometro del disagio". "Bisognerebbe iniziare a chiedersi perchè esso ha infiltrato tutte le democrazie europee tranne una. La Merkel lo ha spento".
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