"Perché ho taciuto per 10 giorni e ora vi parlo di quella (buona) intervista" è il titolo del post pubblicato da Daria Bignardi sul suo blog, dove ricostruisce il caso che l'ha vista protagonista dopo l'intervista fatta all'onorevole del M5S Di Battista nella sua trasmissione 'Le invasioni barbariche", che le ha causato un pesante attacco da parte del compagno di partito di quest'ultimo, Rocco Casalino.
Nel lungo intervento sul sito di Vanity Fair, la conduttrice difende il suo lavoro e la sua buona fede e soprattutto il suocero, Adriano Sofri, tirato in ballo da Casalino come contraltare alla domanda posta dalla Bignardi a Di Battista sul padre fascista. Le cose che ha scritto l'ex gieffino "mi hanno fatto provare dispiacere per lui perché, oltre a non avere capito che l'intervista che aveva organizzato aveva funzionato, ha dimostrato di non sapere nulla della vicenda che citava, come tanti italiani del resto. Non mi ferisce leggere che mio suocero sarebbe un assassino perché - scrive Bignardi - non lo è. Sono orgogliosa di avere come nonno dei miei figli un uomo che ha ingiustamente subito una condanna a 22 anni di carcere per qualcosa che non ha commesso, e che è sempre rimasto - nonostante le ingiustizie e tutto quel che di terribile ha subito - la persona straordinaria che è".
Nel lungo post, Bignardi racconta di aver ricevuto da simpatizzanti del Movimento 5 Stelle "una dose massiccia di insulti, sessisti e non, in Rete, e attacchi da alcuni giornali", di aver cercato di difendersi "non leggendo e non rispondendo", ma di aver deciso di intervenire perché "certe cose vanno spiegate, per non farle passare per vere". "In questo caso, basterebbe guardare l'intervista all'onorevole Di Battista del M5S per capire - scrive la conduttrice - che era una buona intervista, dove tra l'altro lui aveva fatto una buona figura, e che i responsabili della sua comunicazione avrebbero dovuto esserne contenti".
Spiegando che per lei "in una buona intervista lo spettatore conosce un po' più a fondo la persona con cui parlo", Bignardi racconta che dopo aver letto l'intervista al padre di Di Battista sulla sua fede fascista ha deciso di chiedere all'onorevole dell'M5S "se quell'intervista radiofonica lo avesse messo in imbarazzo" e "Di Battista ha risposto, molto bene, che era comunque orgoglioso di suo padre".
"Non ho mai pensato di essere scorretta ponendo quella domanda sul padre proprio a ragione del fatto che anche io, come ho scritto nel mio primo libro Non vi lascerò orfani, un libro letto da molte persone, ho raccontato di aver avuto un padre fascista che amavo moltissimo".
"Alla malafede di quelli che hanno voluto vedere in quella domanda un attacco, gli stessi che poi rimproverano ai giornalisti di non fare le domande, non c'è rimedio, se non la buonafede. La mia - assicura - è totale".
Anche il fatto che l'intervistato successivo fosse Corrado Augias "è stato un caso" e lui "ha detto quel che gli pareva, e ci mancherebbe che non potesse farlo". Così come, la settimana dopo, ha fatto Severgnini su Casini, intervenuto prima di lui, "ma naturalmente nessuno ha detto che non avrebbe dovuto".
"Questo è quel che è successo, che ho pensato e che provo, per chi è interessato a saperlo" conclude Bignardi, che non può negare che "quel che è accaduto mi abbia fatto dispiacere".
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Alessandro Di Battista
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