Renzi: "Andare al governo senza voto? Ma chi ce lo fa fare?"
Il segretario del Pd, parlando con Raitre, torna ad escludere una staffetta con Letta a Palazzo Chigi. Contrario anche Prodi che in un'intervista al 'Mattino' ricorda come quella tra lui e D'Alema fu "un suicidio politico"
ROMA - Matteo Renzi torna a ribadire il suo netto no all'ipotesi di una staffetta a Palazzo Chigi con Enrico Letta. "Sono tantissimi i nostri che dicono: ma perché dobbiamo andare (al governo senza elezioni)? Ma chi ce lo fa fare? Ci sono anch'io tra questi, nel senso che nessuno di noi ha mai chiesto di andare a prendere il governo", ripete il segretario del Pd in un'intervista esclusiva ad Agorà, che andrà in onda nella puntata di domani su Raitre.
Anche il padre fondatore dell'Ulivo, Romano Prodi, ha voluto mettere in guardia oggi il Pd dal fare questo passo errore. "Quello fu un suicidio politico, e spero che stavolta non si ripeta. Allora non fu ucciso solo un disegno di governo ma anche la speranza di un Paese". Romano Prodi, intervistato dalMattino, commenta così l'ipotesi di una staffetta tra Enrico Letta e Matteo Renzi a Palazzo Chigi rievocando quel passaggio di testimone del 1998 che lo vide protagonista con Massimo D'Alema.
L'ex presidente della Commissione Ue invita il premier Letta a fare "uno scatto", a "rischiare di più", perché in questo momento "la mediazione non paga più. Servono riforme e decisioni coraggiose. Subito la riforma del voto e quella del Senato. Oggi sappiamo che le 'larghe intese' sono da noi pressoché impossibili - spiega Prodi -, e abbiamo il dovere di rimediare a uno sfarinamento che ci sta di fronte. Lo strumento della legge elettorale non è esaustivo ma può servire. Soprattutto se elimina il rischio della governabilità in una delle due Camere".
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Ora nel Pd, sottolinea, il segretario Renzi "è estremamente forte, e deve usare con saggezza questo vantaggio". Per l'ex presidente del Consiglio, che l'anno scorso mancò la nomina al Quirinale a causa dei 101 franchi tiratori in parlamento la compravendita dei parlamentari (reato di cui è accusato Silvio Berlusconi) è "l'episodio più grave di tutta la storia politica italiana. Mi colpisce come in Italia la compravendita di senatori sia stata sottovalutata e derubricata a poco più che un incidente". La difesa del Senato, e la costituzione di parte civile decisa dal presidente Pietro Grasso, era quindi "quantomeno doverosa. Se poi per formalizzarla si sia trovata una procedura intelligente, o piuttosto no, è un altro discorso".
Sul futuro del governo, intanto, il dibattito imperversa tanto dentro al Pd quanto nell'ambito del centrosinistra. Gianni Cuperlo giudica l'ipotesi di andare alle urne subito "un errore grave", perché prima si devono approvare le riforme costituzionali. "La riforma del Senato non è un dettaglio tecnico: l'impianto dell'Italicum è di fatto applicabile solo in rapporto con il superamento del bicameralismo attuale e il vero pericolo è che se andassimo a votare con questa legge senza le riforme costituzionali sarebbe di rendere la legge di fatto incostituzionale", ha spiegato Cuperlo, ospite di 'In mezz'ora di Lucia Annunziata. E aggiunge: "A Renzi va riconosciuta una coerenza: ha sempre detto che sarebbe andato al governo solo dopo le elezioni".
A mettere in allerta il segretario del Nazarano ci pensa il dem Davide Faraone: "Chi propone Renzi premier - dice - lo fa con lo spirito di quei democristiani che volevano far fuori un leader e lo 'promuovevano' a Palazzo Chigi. Faraone fa poi un paragone sulle 'staffette' del passato rileva: "Colpisce di più la similitudine legittimazione popolare Prodi-Renzi, della similitudine cronologica D'Alema-Renzi".
In casa Sel, intanto, Nichi Vendola afferma: "Escludo oggi e per sempre che Sel possa stare in un governo con qualsiasi variazione antropologica del berlusconismo", che risponde a "un parlamento inginocchiatoio del mondo delle lobby della finanza" e che non abbia al centro "un programma di svolta sul lavoro, la tutela dell'ambiente e politiche per i giovani". Al termine dell'incontro con Alexis Tsipras, candidato alla presidenza della Commissione Ue. Vendola ha spiegato che Sinistra e libertà va oltre la tradizionale concezione della sinistra radicale. Anzi: "Sel è una forza di governo. Ci siamo nati così. Ma siamo anche una forza del cambiamento" che però non accetta "lo schema delle intese compromissorie". Stare con la destra, in ogni sua declinazione "berlusconiana o diversamente berlusconiana", ha avvertito, sarebbe "una sciagura". Quanto alla possibilità di entrare in un governo Letta o Renzi - sempre al netto dell'assenza delle destre - Vendola ha spiegato di "non aver alcun tipo di problema personale con Letta né con Renzi".
Sul fronte del centrodestra, invece, è il Mattinale di Forza Italia, a punzecchiare Renzi e Letta. La nota politica curata dallo staff del gruppo Fi alla Camera parla di "scene da Prima Repubblica" e definisce segretario e premier "così giovani ma in fondo tardoni Dc".
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