IL RESPONSABILE DELLA COMUNICAZIONE M5S
Messora, il guardiano della rivoluzione a Cinque Stelle
Da blogger a spin doctor, combatte con Grillo ma divide i senatori: «Detta la linea e ci controlla»
È tornato alla ribalta per il tweet su Laura Boldrini, poi rimosso con annessa richiesta di scuse, dopo mesi di profilo basso senza interviste a stampa e tv.
Per alcuni è il sommo regista del Grande Fratello a Cinque Stelle, alle cronache politiche risulta tra i più fidati consiglieri web di Casaleggio e da marzo sovrintende la comunicazione grillina a Palazzo Madama. Nato ad Alessandria D’Egitto nel 1968, Claudio Messora ha un passato da musicista (inclusa una canzone scritta per Luisa Corna a Castrocaro ‘92) e project manager prima di diventare videoblogger con lo pseudonimo ByoBlu, dove byo sta per vita e blu è il suo colore preferito:
«Le esperienze artistiche, tecnologiche e gli studi di tipo razionale-scientifico sono compagne di viaggio inseparabili, che oggi mi aiutano a interpretare il mondo da angolazioni diverse».
Scelto personalmente da Gianroberto Casaleggio come coordinatore della comunicazione al Senato, dirige la pattuglia di giornalisti e videomaker al servizio del gruppo parlamentare ed è l’anello di congiunzione tra Roma e Milano. Tra il palazzo della politica e la war room del guru. Sono frequenti le riunioni sull’asse Roma-Milano vuoi in videoconferenza, vuoi nella sede della Casaleggio. In molti hanno visto l’incarico come una «naturale promozione dopo anni di fiancheggiamento mediatico al blog di Grillo». Lui risponde sereno: «Non ho mai nascosto che sin dall’inizio simpatizzavo per i cittadini che cercavano di riprendersi le istituzioni in un momento in cui le istituzioni erano in mano agli irresponsabili».
Ma il suo lavoro per la Casaleggio Associati non è appannaggio degli ultimi mesi: nel 2008 è stato consulente dell’azienda milanese per curare la presenza web dell’Italia dei Valori. Messora seguiva il candidato Idv alla presidenza regionale in Abruzzo, poi nel 2009 confeziona dei video in occasione delle Europee sempre per il partito di Antonio Di Pietro. Ha abbracciato Grillo “dalla prima ora” con fiumi di post sul blog, molti dei quali ripresi proprio dal sito dell’ex comico. Negli anni presenzia ai V-Day, scrive canzoni e realizza video per la causa stellata diventandone megafono informativo cliccatissimo in rete: il solo canale Youtube conta 30 milioni di visualizzazioni. «Il sistema - scriveva nel 2009 - sono quei blogger che per campare accettano di prendere soldi da chi manovra la rete sottomettendosi in questo modo a un regime di libertà di informazione sotto tutela».
Sul suo blog, peraltro curato a regola d’arte, trovano spazio migliaia di articoli di controinformazione, reportage e interviste. Il terremoto in Abruzzo, le campagne per il web libero, la criminalità organizzata. Messora lo definisce «un piccolo magazine, un po’ come quello di Grillo» e infatti tra pubblicità, grafica e mole di documenti, il sito incarna proprio lo stile “genovese”. Diverse le battaglie con cui si è guadagnato i galloni del complottista, altrettante le polemiche: nel 2010 evoca un sogno in cui faceva “cosette” con le ex ministre Carfagna, Gelmini e Prestigiacomo, nel 2011 accusa di plagio Marco Travaglio per un articolo uscito su il Fatto Quotidiano, nel 2012 dedica un post alla «grande balla dell’Hiv».
A marzo 2013 la telefonata del guru e l’inizio dell’avventura romana. «Accettare quest’incarico è una chiamata morale a cui non posso non assolvere», spiegava dopo la nomina a responsabile comunicazione M5s. E ribadiva che per lui non si tratta di un affare economicamente vantaggioso: «Non parliamo di compensi astronomici, non ci sono grandi cifre in ballo e rispetto al lavoro che faccio sul mio blog ci vado a perdere». Evidentemente byoblu.com rende bene, oggi lo stipendio da responsabile comunicazione ammonta a circa 6.000 euro lordi mensili, compresi i rimborsi spese per vitto, alloggio e viaggi.
Nel mare magnum dei Cinque Stelle ha navigato con i gradi dell’attivista, a tanto così da un attracco elettorale. «Non ho mai parteggiato in cambio di compensi o di promesse altrimenti mi sarei candidato molto prima». E a Linkiesta spiegava: «Mi è stata proposta la candidatura a sindaco di Milano alle scorse amministrative, poi ci sono state le regionali e le parlamentarie dove avrei potuto diventare “Sua Cittadinanza”». Alla fine a Palazzo ci è arrivato da “tecnico”, nominato e non eletto, anche se in molti nel Movimento gli attribuiscono un ruolo politico a tutto tondo e «non è un caso che quando Casaleggio viene a Roma passi molto più tempo blindato in riunione con lo staff comunicazione che con noi parlamentari».
Fino a qualche mese fa era ospite fisso di Gianluigi Paragone al talk battagliero di Rai Due, L’Ultima Parola. Parlava di Europa, banche e Mario Monti, sue anche le scudisciate contro il forum Ambrosetti di Cernobbio, lo stesso meeting a cui avrebbe poi partecipato Casaleggio. Grazie al sodalizio con l’ex direttore della Padania, oggi Messora porta una sfilza di deputati e senatori pasdaran a La Gabbia su La7: Paola Taverna, Vito Crimi, Laura Castelli, Nicola Morra.
Intanto l’altra metà del cielo pentastellato si gonfia di nuvole. Il malumore nei confronti di Messora non lambisce solo le ultime settimane, quelle del tweet anti-Boldrini che gli ha procurato censure anche da chi dissidente non è, come il deputato Vittorio Ferraresi: «Ha perso una buona occasione per tacere». Strategia o errore? La critica tv di Europa Stefania Carini gli attribuisce un «linguaggio da bar sport» e aggiunge: «Nella comunicazione Cinque Stelle Di Maio è la testa, Di Battista il cuore, Messora le viscere degli italiani così ogni spazio è coperto».
Da molto prima delle guerre boldriniane un gruppo di parlamentari contesta il suo modo di lavorare o addirittura non si sente rappresentato: «Non c’è mai stata fiducia nei suoi confronti». Le accuse sono tutt’altro che banali: un ufficio stampa che lavora da testa pensante e centrale operativa del Movimento, come quando dalle stanze della comunicazione sono state vergate durissime note di commiato ai fuoriusciti M5s. «È un professionista un po’ burbero ma saggio, da lui abbiamo molto da imparare», assicurano i parlamentari lealisti. Altri attaccano: «Si prende troppe libertà, è un nostro dipendente ma non si comporta come tale». A fine agosto il comunicatore scriveva un post in cui invitava gli M5s «a non giocare al piccolo onorevole» puntando il dito contro gli aperturisti. «Non ha la mia fiducia», rispose Luis Orellana mentre la collega Elena Fattori commentava: «Ciao Claudio, non avevo capito che fosse obbligatorio essere d’accordo». Francesco Campanella ha scelto il sarcasmo: «Lo spirito rivoluzionario ha mille sfumature, per esempio il responsabile comunicazione di un gruppo parlamentare che indica la linea ai parlamentari, per portarsi avanti col lavoro». Oggi il pettine stellato sembra incespicare ancora una volta sugli stessi nodi.
Nei mesi non sono mancate le scaramucce tra i due gruppi comunicazione di Camera e Senato con l’escalation di uno scontro interno sui diversi metodi di lavoro che ha impegnato parte della prima visita romana di Casaleggio. Oggi alcuni senatori della pattuglia grillina vorrebbero le dimissioni di Messora e anche nell’altro ramo del Parlamento i deputati rumoreggiano contro «quello che dovrebbe essere un comunicatore del nostro gruppo e non un politico-portavoce». Ha accesso alle conversazioni comuni di WhatsApp e ai gruppi mail in cui conversano i senatori M5s, una presenza che qualcuno bolla come «inquietante e limitante per la nostra libertà». Intanto quattro parlamentari diramano una nota in cui chiedono che «gli autori della comunicazione M5s siano più responsabili e consapevoli dei contenuti pubblicati e del loro inquadramento professionale».
Cordiale ma ruvido, grintoso col sorriso, Messora divide gli animi. O lo stimano o lo bocciano senz’appello. A palazzo Madama gli rimproverano la scelta di usare lo streaming solo in alcune riunioni e non in quelle «calde», ma lui non fa una piega: «La diretta è comunicazione, impatta sull’immagine del Movimento dunque ricade non nella giurisdizione dell’assemblea ma di Grillo-Casaleggio, qui rappresentati da me». L’ex componente dello staff comunicazione alla Camera Daniele Martinelli denuncia i metodi non esattamente ortodossi di ByoBlu: «In una mail inviata anche a tutti i componenti dei gruppi comunicazione e ai capigruppo Crimi e Lombardi si rivolse a me così: “Se non muovi il culo e fai le quattro minchiate che ti abbiamo chiesto, farò in modo che tu possa andare a prestare la tua preziosa opera là dove non serve a nessuno”».
Difficile sfilare la sedia a Messora, che rimane uno degli uomini più fidati del cofondatore, «il manganello del guru» lo ha ribattezzato non senza malizia Vittorio Malagutti sul L’Espresso. «Messora non si tocca, vi è un attacco ad alzo zero preventivo della stampa su Claudio, questo certifica la bontà della scelta», mettevano in chiaro i diarchi a pochi giorni dalla nomina. Il problema, spiega un senatore stellato a Linkiesta, «è che Messora non separa il ruolo di attivista da quello di responsabile comunicazione, conservando peraltro una grande visibilità. Se vuol fare politica perché non si candida alle Europee?»
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