SCONTRO
Becchi, il tramonto dell'ideologo del M5s
Grillo silura il prof. Che pretendeva di spiegare il Movimento in tivù. Ma i pentastellati non l'hanno mai amato.
di Filippo Conti
Alla fine, come spesso accade tra l'ideologo e il leader, Beppe Grillo e Paolo Becchi hanno rotto. Come successe, 20 anni fa, tra Umberto Bossi e Gianfranco Miglio. Molte le affinità tra i quattro.
Leader di piazza e di popolo i primi, professori universitari con il desiderio di plasmare la realtà rispetto le loro teorie i secondi.
Per ora non siamo ancora agli insulti (Bossi disse che Miglio «era un peto nello spazio»), ma è già la seconda volta che l’ex comico genovese silura il professore di Filosofia del diritto dell’Università di Genova.
PRIME TENSIONI A MAGGIO 2013. La prima avvenne quando Becchi, parlando alla Zanzara, disse che «è normale che la gente, di fronte al disastro italiano, possa prendere i fucili» (poi aveva ritrattato). «Non ci rappresenta», disse Grillo dal suo blog. Ed eravamo a maggio 2013.
Ora è arrivata un’altra scomunica da parte del leader del Movimento 5 stelle dopo la partecipazione del professore nella serata di lunedì 10 febbraio a Piazza Pulita. «Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere. Tolgo il disturbo», è stata la risposta di Becchi.
UNICO GRILLINO SEMPRE IN TIVÙ. Rapporto davvero finito? Chissà. Sta di fatto che in questi mesi ci eravamo abituati alla presenza prezzemolina dell'intellettuale genovese: barba folta alla Karl Marx, occhiali a fondo di bottiglia e voce querula, Becchi faceva capolino da una moltitudine di programmi televisivi. Avvantaggiato anche dalla latitanza che i grillini per molti mesi hanno offerto alle telecamere.
Nessuno, infatti, era autorizzato ad andare in tivù, Grillo e Gianroberto Casaleggio se ne stavano rintanati nei loro pensatoi, l’unico che accettava di parlare nei dibattiti televisivi era proprio il professore.
LE SPARATE DALLO SCHERMO. Agorà, Omnibus, Piazza Pulita, Servizio Pubblico, Ballarò. Non c’è stato un programma ove Becchi non si sia palesato.
In questi mesi il professore genovese di chicche ne ha regalate parecchie. Come il desiderio di «sputare in faccia a Mario Monti e Romano Prodi, due cessi che hanno distrutto il Paese». Ma anche la necessità «di una grande pulizia, una completa tabula rasa rispetto al marciume totale in cui stiamo sprofondando». Unica via d’uscita sarebbe «una rivoluzione, anche con le armi, perché le rivoluzioni non sono pranzi di gala», ha detto citando Mao.
Insomma, «via tutta questa classe politica, che andrebbe presa a calci in c…».
Leader di piazza e di popolo i primi, professori universitari con il desiderio di plasmare la realtà rispetto le loro teorie i secondi.
Per ora non siamo ancora agli insulti (Bossi disse che Miglio «era un peto nello spazio»), ma è già la seconda volta che l’ex comico genovese silura il professore di Filosofia del diritto dell’Università di Genova.
PRIME TENSIONI A MAGGIO 2013. La prima avvenne quando Becchi, parlando alla Zanzara, disse che «è normale che la gente, di fronte al disastro italiano, possa prendere i fucili» (poi aveva ritrattato). «Non ci rappresenta», disse Grillo dal suo blog. Ed eravamo a maggio 2013.
Ora è arrivata un’altra scomunica da parte del leader del Movimento 5 stelle dopo la partecipazione del professore nella serata di lunedì 10 febbraio a Piazza Pulita. «Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere. Tolgo il disturbo», è stata la risposta di Becchi.
UNICO GRILLINO SEMPRE IN TIVÙ. Rapporto davvero finito? Chissà. Sta di fatto che in questi mesi ci eravamo abituati alla presenza prezzemolina dell'intellettuale genovese: barba folta alla Karl Marx, occhiali a fondo di bottiglia e voce querula, Becchi faceva capolino da una moltitudine di programmi televisivi. Avvantaggiato anche dalla latitanza che i grillini per molti mesi hanno offerto alle telecamere.
Nessuno, infatti, era autorizzato ad andare in tivù, Grillo e Gianroberto Casaleggio se ne stavano rintanati nei loro pensatoi, l’unico che accettava di parlare nei dibattiti televisivi era proprio il professore.
LE SPARATE DALLO SCHERMO. Agorà, Omnibus, Piazza Pulita, Servizio Pubblico, Ballarò. Non c’è stato un programma ove Becchi non si sia palesato.
In questi mesi il professore genovese di chicche ne ha regalate parecchie. Come il desiderio di «sputare in faccia a Mario Monti e Romano Prodi, due cessi che hanno distrutto il Paese». Ma anche la necessità «di una grande pulizia, una completa tabula rasa rispetto al marciume totale in cui stiamo sprofondando». Unica via d’uscita sarebbe «una rivoluzione, anche con le armi, perché le rivoluzioni non sono pranzi di gala», ha detto citando Mao.
Insomma, «via tutta questa classe politica, che andrebbe presa a calci in c…».
Il paragone con Pasolini, ma Becchi ha solo proposto di cacciare via tutti
Qualcuno ha paragonato Becchi a Pier Paolo Pasolini per via di una sua opera che fa il verso a quella del grande scrittore e regista: Nuovi scritti corsari. Sottotitolo: Meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine. Con la differenza che il primo auspicava la rivoluzione e la dittatura del proletariato, mentre il secondo è sempre rimasto nel vago: prima cacciamo via tutti, poi si vedrà. E poi Pasolini scriveva su Il Corriere della Sera, Becchi ha acquisito una certa notorietà scrivendo su Libero.
LO SCONTRO COI POTERI FORTI. Anti-europeista convinto, il professore genovese ce l’ha con i veri poteri forti. Considera gli anni di governo di Silvio Berlusconi «disastrosi», anche se per lui il Cavaliere è comunque un facile capro espiatorio.
«A dispetto delle apparenze, è stato in Italia colui che ha compiuto, e parimenti portato alla sua dissoluzione, il potere parlamentare: mai il nostro parlamento era stato più potente e, nel contempo, più bloccato».
CAV VITTIMA DI UN COMPLOTTO. Per Becchi l'ex premier è stato vittima di un complotto, come dimostrano anche le rivelazioni su Monti e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano uscite lunedì 10 febbraio. E spiega così il suo declino: «L’assalto nei suoi confronti è cominciato con un tentativo di erosione dall’interno: Gianfranco Fini. Si è poi tentato l’assalto alla vita privata del capo del governo, ma anche questo si è rivelato insufficiente. Infine è caduto sul reale campo dal quale dipendeva: gli affari. Si è puntato alla rovina del fondamento economico del suo potere, attaccando le sue aziende e l’intera economia del Paese con lo spread aumentato ad arte».
IDEOLOGO DAL LIBERO PENSIERO. La scomunica di Grillo, comunque, questa volta è destinata a pesare. Perché se Becchi si schermiva dicendo di non essere l’ideologo del movimento e di mantenere un’autonomia di pensiero e giudizio dall'ex comico, in realtà si poneva esattamente al contrario.
«Non capite Beppe? Volete sapere in che direzione andrà il M5s? Ve lo spiego io», era la premessa implicita di ogni sua affermazione. Tanto che fu lui che Berlusconi chiamò, qualche mese fa, per capire se c’era spazio per un’opposizione comune tra Forza Italia e i pentastellati. Addirittura chiedendogli di organizzare un incontro con Grillo. Invito cui il comico non ha mai risposto.
LE SOFFERENZE DEI PENTASTELLATI. Un ruolo da ideologo urlante, quello di Becchi, al contrario di quello del silente Casaleggio. Tale da suscitare nervosismi e invidie tra gli stessi grillini. Loro, semmai, e non Grillo, l’hanno sempre digerito con sofferenza. Tanto da prenderne le distanze in diverse occasioni: «Becchi non ci rappresenta. Non fa parte del M5s. Non ci riconosciamo nelle sue parole».
Non sorprende che nessun parlamentare grillino, dopo la scomunica del leader del M5s, abbia mosso un dito per difendere il professore.
LO SCONTRO COI POTERI FORTI. Anti-europeista convinto, il professore genovese ce l’ha con i veri poteri forti. Considera gli anni di governo di Silvio Berlusconi «disastrosi», anche se per lui il Cavaliere è comunque un facile capro espiatorio.
«A dispetto delle apparenze, è stato in Italia colui che ha compiuto, e parimenti portato alla sua dissoluzione, il potere parlamentare: mai il nostro parlamento era stato più potente e, nel contempo, più bloccato».
CAV VITTIMA DI UN COMPLOTTO. Per Becchi l'ex premier è stato vittima di un complotto, come dimostrano anche le rivelazioni su Monti e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano uscite lunedì 10 febbraio. E spiega così il suo declino: «L’assalto nei suoi confronti è cominciato con un tentativo di erosione dall’interno: Gianfranco Fini. Si è poi tentato l’assalto alla vita privata del capo del governo, ma anche questo si è rivelato insufficiente. Infine è caduto sul reale campo dal quale dipendeva: gli affari. Si è puntato alla rovina del fondamento economico del suo potere, attaccando le sue aziende e l’intera economia del Paese con lo spread aumentato ad arte».
IDEOLOGO DAL LIBERO PENSIERO. La scomunica di Grillo, comunque, questa volta è destinata a pesare. Perché se Becchi si schermiva dicendo di non essere l’ideologo del movimento e di mantenere un’autonomia di pensiero e giudizio dall'ex comico, in realtà si poneva esattamente al contrario.
«Non capite Beppe? Volete sapere in che direzione andrà il M5s? Ve lo spiego io», era la premessa implicita di ogni sua affermazione. Tanto che fu lui che Berlusconi chiamò, qualche mese fa, per capire se c’era spazio per un’opposizione comune tra Forza Italia e i pentastellati. Addirittura chiedendogli di organizzare un incontro con Grillo. Invito cui il comico non ha mai risposto.
LE SOFFERENZE DEI PENTASTELLATI. Un ruolo da ideologo urlante, quello di Becchi, al contrario di quello del silente Casaleggio. Tale da suscitare nervosismi e invidie tra gli stessi grillini. Loro, semmai, e non Grillo, l’hanno sempre digerito con sofferenza. Tanto da prenderne le distanze in diverse occasioni: «Becchi non ci rappresenta. Non fa parte del M5s. Non ci riconosciamo nelle sue parole».
Non sorprende che nessun parlamentare grillino, dopo la scomunica del leader del M5s, abbia mosso un dito per difendere il professore.
Martedì, 11 Febbraio 2014
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