BUGIARDI E INCAPACI, SEMPLICEMENTE
Il suicidio dei grillini a Roma cambia tutta la politica italiana.
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Ormai è dimostrato: Luigi Di Maio, il front man dei Cinque Stelle, il futuro candidato alla presidenza del Consiglio, sapeva tutto della vicenda dell’assessore alla monnezza Muraro, indagata dalla procura di Roma, ma non ha detto niente e non ha fatto niente. Si è tenuto in tasca la mail con la quale la collega Paolo Taverna lo informava della cosa. Quando è stato scoperto, ha detto che non aveva capito bene.
Questo, purtroppo, è un po’ il livello: da scuola elementare. Se Grillo fosse più spiritoso dovrebbe mandarlo dietro la lavagna con in testa il tradizionale cappello da asino.
Ma in realtà, il comico genovese (che da giorni annuncia il suo imminente arrivo a Roma per sbrogliare l’intricatissima matassa della giunta capitolina) continua a rinviare. Probabilmente si sta chiedendo cosa diavolo fare in mezzo a tutta questa confusione.
In realtà, se per un attimo ci si alza sopra le polemiche spicciole e sopra i problemi di Roma (che a tre mesi dalle elezioni è di fatto senza giunta), ci si accorge che da ieri la politica italiana è cambiata. E’ moltissimo. I nomi e le sigle che girano sono sempre uguali, ma niente è davvero uguale.
Il punto da cui partire, per capirci qualcosa, è la famosa seduta in streaming (allora si usava) del 2013 fra il premier incaricato Pierluigi Bersani e i rappresentanti grillini. Come si ricorderà, Bersani non aveva la maggioranza al senato e era stato naturale, per lui, rivolgersi ai Cinque stelle per avere i pochi voti che gli mancavano e fare il suo governo. Ma gli hanno risposto seccamente di no: noi non ci alleiamo con nessuno, vinceremo da soli, arrangiatevi.
E così il governo Bersani non è mai nato. Più tardi, sia Letta che Renzi, hanno trovato quei voti “a destra” e non li hanno più cercati presso i grillini.
Ma nonostante i Cinque stelle abbiamo detto e ripetuto mille volte che non vogliono fare accordi con nessuno, per una parte della sinistra Pd sono sempre stati un’opzione. La sinistra dem è fatta di molti generali, ma di pochi voti. E hanno sempre pensato di poter utilizzare, alla fine e in certe circostanze, quelli dei grillini. Insomma, il movimento di Grillo è sempre stata la loro riserva potenziale.
Rovesciamo Renzi e poi con i grillini, che ormai sono diventati adulti, un’intesa si troverà. Non a caso, proprio a Roma, importanti esponenti della sinistra dem avevano invitato esplicitamente a votare per i grillini. Nel poker questa è un’apertura di gioco: mettiamo lì le carte e stiamo a vedere.
Ma da ieri è successo un fatto nuovo: il movimento Cinque stelle si è avviato, consapevolmente e con una certa rapidità, verso il proprio suicidio.
Si è scoperto, tanto per cominciare, che quasi tutti i suoi maggiori esponenti sono bugiardi. Bugiardo si è rivelato Luigi Di Maio, candidato presidente del Consiglio, bugiarda la sindaca. E i vertici del movimento, per trarsi di impiccio, hanno imposto alla Raggi di buttare fuori dalla giunta quasi tutti: azzerare le nomine fatte fin qui e ripartire da zero. Inoltre, gettare fuori anche i funzionari, come Marra, Romeo, ecc. perché compromessi a suo tempo con il sindaco di destra Alemanno.
La mossa del vertice (direttorio, si fanno chiamare) del movimento è trasparente come un foglio di carta: abbiamo fatto un gran casino, ma adesso mandiamo a casa tutti e ricominciamo. Poiché la nostra linea strategica principale è “onestà”, meglio qualche casalinga per bene e qualche giovanotto alla sua prima prova che tutta questa gente variamente compromessa. Siamo caduti in una trappola, ma daremo una prova di serietà unica al mondo: pur avendo vinto cacciamo via tutti e ripartiamo da zero.
Questo ragionamento trascura la figura di totale incapacità fatta a livello mondiale.
Ma si tratta, comunque, di un’illusione ottica. La figura, tremenda, è già stata fatta. E quelli “da cacciare” non sono tanto d’accordo, e in qualche caso sono protetti oltre ogni ragionevolezza dalla sindaca. Quindi l’orrendo spettacolo non finirà tanto presto. In più, anche ammesso che si possa fare tabula rasa e ripartire da zero, non è pensabile che una giunta di casalinghe con la fedina penale bianca come la neve sia in grado di amministrare una città come Roma. Ma gente esperta, nel movimento, non ce n’è.
Al di là delle chiacchiere, dei tweet, delle mail e dei comunicati, quello che è emerso è che i grillini sono strutturalmente incapaci di gestire una grande città: non hanno gli uomini (ecco ecco perché hanno dovuto recuperare quelli di Alemanno) e nemmeno e idee.
Poiché Roma doveva essere la loro ”prova d’orchestra” in vista della scalata al potere nazionale, si deve concludere che non ci sarà alcuna scalata perché il movimento si è dimostrato incapace di gestire la governabilità.
Inoltre, il cumulo di bugie, di conflitti e, forse, di cose poco chiare che stanno alle spalle di questa avventura hanno innescato una sorta di suicidio assistito del movimento. Dopo aver proclamato per anni di essere i più onesti e i migliori (“i miei meravigliosi ragazzi” diceva Grillo), si sono rivelati più o meno come la peggior Dc di un tempo.
Quindi non esiste più alcuna “diversità” speciale, e quindi nessuna ragion d’essere di un movimento messo su raccattando gente lungo il web e senza mezza idea.
In sostanza, il movimento se ne va verso la sua fine più o meno rapida e torna la Politica. Con una sorpresa. Tutti quelli, dalla sinistra dem a D’Alema a alcuni intellettuali e giornalisti, che avevano contato sulla “riserva” Cinque stelle per ribaltare la politica italiana si trovano adesso in un vicolo cieco. Quella riserva non esiste più (o non esisterà più a breve, ha esaurito la sua spinta propulsiva).
Sulla piazza restano Renzi e il suo governo. E con quelli chi vuol far politica dovrà farei conti.
(Dab"Tiascali.it" del 7 settembre 2016)
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