M5s, il silenzio di Appendino sulla questione romana
Appendino tace su Raggi. Approfitta dei riflettori puntati su Roma. E tira dritto. Ma pure lei ha le sue grane. Dai No Tav alla querelle col Comitato acqua pubblica.
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10 Settembre 2016
Chiara Appendino, sindaco di Torino.
Mentre Virginia Raggi cerca di voltare pagina dopo aver incassato l'appoggio ufficiale dei vertici del M5s, nell'altra roccaforte pentastellata tutto tace.
Da Torino non arriva alcun commento sul caso Muraro, sulle difficoltà del sindaco della Capitale, sulle faide interne al Movimento né tantomeno sulla sdrucciolevole difesa (mea culpa) di Luigi Di Maio.
Chiara Appendino, insomma, procede spedita. Risponde ai cittadini che la interpellano su Facebook, smentisce bufale come quella delle alghe nel Po, ringrazia per i complimenti, promette che risponderà in privato appena le sarà possibile.
Ma chi chiede una parola, una presa di posizione sulla collega resta a bocca asciutta. E non è un caso.
LA LINEA È NON COMMENTARE. La linea, e Appendino ha uno staff di comunicazione efficientissimo, pare essere una: non commentare e fare finta di niente.
«Sapendo», dice a Lettera43.it chi conosce l'universo pentastellato torinese, «che basta questo per fare bella figura rispetto a Roma».
Questo non significa che cittadini e attivisti non siano disorientati o perplessi. «Ma si risponde loro di non credere ai giornali», spiega una fonte.
Una cosa però è certa: i riflettori puntati forse eccessivamente su Roma le lasciano ancora più libertà d'azione.
LA POLEMICA SU ROMA 2024. Senza colpo ferire, per esempio, il Comune ha concesso il patrocinio alla manifestazione «Run with Rome 2024» a sostegno della candidatura olimpica della Capitale che si terrà il 10 settembre in contemporanea ad altre città italiane.
La decisione ha sollevato qualche polemica. Si è parlato addirittura di uno strappo del sindaco sabaudo nei confronti della temporeggiatrice Raggi.
Prima ancora che le acque si increspassero, Appendino come suo stile ha chiarito tutto su Twitter: «Torino ha concesso il patrocinio a un'iniziativa sportiva. Nessuna relazione con Roma 2014 su cui le scelte non sono di mia competenza».
Da Torino non arriva alcun commento sul caso Muraro, sulle difficoltà del sindaco della Capitale, sulle faide interne al Movimento né tantomeno sulla sdrucciolevole difesa (mea culpa) di Luigi Di Maio.
Chiara Appendino, insomma, procede spedita. Risponde ai cittadini che la interpellano su Facebook, smentisce bufale come quella delle alghe nel Po, ringrazia per i complimenti, promette che risponderà in privato appena le sarà possibile.
Ma chi chiede una parola, una presa di posizione sulla collega resta a bocca asciutta. E non è un caso.
LA LINEA È NON COMMENTARE. La linea, e Appendino ha uno staff di comunicazione efficientissimo, pare essere una: non commentare e fare finta di niente.
«Sapendo», dice a Lettera43.it chi conosce l'universo pentastellato torinese, «che basta questo per fare bella figura rispetto a Roma».
Questo non significa che cittadini e attivisti non siano disorientati o perplessi. «Ma si risponde loro di non credere ai giornali», spiega una fonte.
Una cosa però è certa: i riflettori puntati forse eccessivamente su Roma le lasciano ancora più libertà d'azione.
LA POLEMICA SU ROMA 2024. Senza colpo ferire, per esempio, il Comune ha concesso il patrocinio alla manifestazione «Run with Rome 2024» a sostegno della candidatura olimpica della Capitale che si terrà il 10 settembre in contemporanea ad altre città italiane.
La decisione ha sollevato qualche polemica. Si è parlato addirittura di uno strappo del sindaco sabaudo nei confronti della temporeggiatrice Raggi.
Prima ancora che le acque si increspassero, Appendino come suo stile ha chiarito tutto su Twitter: «Torino ha concesso il patrocinio a un'iniziativa sportiva. Nessuna relazione con Roma 2014 su cui le scelte non sono di mia competenza».
Ma è sul fronte 'grandi elettori' - o «grandi azionisti», come li definisce qualcuno - del M5s torinese che si cominciano a registrare i primi segni di insofferenza.
All'interno del popolo No Tav, per cominciare.
L'ATTENDISMO SUL NO TAV. Secondo i critici, Appendino starebbe tentennando eccessivamente sull'uscita del Comune dall'Osservatorio tecnico sulla Tav, anche se l'8 settembre ha confermato la sua «contrarietà alla Torino-Lione come specificato nelle linee programmatiche».
Dopo aver sfrattato l'ente dalla sede della città metropolitana, ha rinviato ogni decisione all'incontro col ministro Graziano Delrio previsto per metà settembre che sarà seguito da una riunione con gli esponenti delle istituzioni locali.
Un approccio istituzionale che potrebbe non essere gradito dai sindaci della Valsusa.
«Non solo Appendino non si sta muovendo per uscire dall'Osservatorio», commentano in alcuni ambienti 5 stelle torinesi. «Ma ha anche espresso la sua solidarietà alle forze dell'ordine. I No Tav per ora hanno scelto di non attaccare apertamente il sindaco che hanno appoggiato, sono attendisti: le hanno dato un paio di mesi».
LE BARRICATE DEL COMITATO ACQUA PUBBLICA. Ancor più sul piede di guerra è il Comitato acqua pubblica Torino.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato, come si legge in un comunicato del 29 luglio, «l’emendamento votato dal Gruppo 4 stelle (già, 4 stelle ndr) del Comune di Torino per rinviare all’infinito la trasformazione di Smat spa in Azienda di diritto pubblico».
Un emendamento che «denota una grave mancanza di conoscenza della questione e una incomprensibile sottovalutazione del movimento per l’acqua pubblica, delle sue lotte e delle sue analisi».
«È infine grave e sconcertante», continua il comunicato, «l’ultima frase dell’emendamento che premette una serie di condizioni irrealizzabili per trasformare Smat Spa in Azienda di diritto pubblico. Nemmeno il Pd, dopo il referendum di cinque anni fa, era arrivato a tanto».
Il M5s peggio di un Pd qualunque?
L'ASSE CON CHIAMPARINO. Vero è che Appendino da oculata amministratrice non guarda il dettaglio.
Per difendere il Salone del Libro, per esempio, si è alleata con il governatore Sergio Chiamparino.
Per i pentastellati della prima ora, quelli del «né di destra né di sinistra», Chiara rappresenta da sempre le istanze più a sinistra del Movimento: dalla chiusura dei Cie alla gestione dell'immigrazione.
«Sarebbe stata una candidata perfetta per i dem», si mormorava al tempo della sua investitura.
E invece di temere il complotto dei poteri forti, dà l'impressione - anche per il suo curriculum - di sapere confrontarsi alla pari.
All'interno del popolo No Tav, per cominciare.
L'ATTENDISMO SUL NO TAV. Secondo i critici, Appendino starebbe tentennando eccessivamente sull'uscita del Comune dall'Osservatorio tecnico sulla Tav, anche se l'8 settembre ha confermato la sua «contrarietà alla Torino-Lione come specificato nelle linee programmatiche».
Dopo aver sfrattato l'ente dalla sede della città metropolitana, ha rinviato ogni decisione all'incontro col ministro Graziano Delrio previsto per metà settembre che sarà seguito da una riunione con gli esponenti delle istituzioni locali.
Un approccio istituzionale che potrebbe non essere gradito dai sindaci della Valsusa.
«Non solo Appendino non si sta muovendo per uscire dall'Osservatorio», commentano in alcuni ambienti 5 stelle torinesi. «Ma ha anche espresso la sua solidarietà alle forze dell'ordine. I No Tav per ora hanno scelto di non attaccare apertamente il sindaco che hanno appoggiato, sono attendisti: le hanno dato un paio di mesi».
LE BARRICATE DEL COMITATO ACQUA PUBBLICA. Ancor più sul piede di guerra è il Comitato acqua pubblica Torino.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato, come si legge in un comunicato del 29 luglio, «l’emendamento votato dal Gruppo 4 stelle (già, 4 stelle ndr) del Comune di Torino per rinviare all’infinito la trasformazione di Smat spa in Azienda di diritto pubblico».
Un emendamento che «denota una grave mancanza di conoscenza della questione e una incomprensibile sottovalutazione del movimento per l’acqua pubblica, delle sue lotte e delle sue analisi».
«È infine grave e sconcertante», continua il comunicato, «l’ultima frase dell’emendamento che premette una serie di condizioni irrealizzabili per trasformare Smat Spa in Azienda di diritto pubblico. Nemmeno il Pd, dopo il referendum di cinque anni fa, era arrivato a tanto».
Il M5s peggio di un Pd qualunque?
L'ASSE CON CHIAMPARINO. Vero è che Appendino da oculata amministratrice non guarda il dettaglio.
Per difendere il Salone del Libro, per esempio, si è alleata con il governatore Sergio Chiamparino.
Per i pentastellati della prima ora, quelli del «né di destra né di sinistra», Chiara rappresenta da sempre le istanze più a sinistra del Movimento: dalla chiusura dei Cie alla gestione dell'immigrazione.
«Sarebbe stata una candidata perfetta per i dem», si mormorava al tempo della sua investitura.
E invece di temere il complotto dei poteri forti, dà l'impressione - anche per il suo curriculum - di sapere confrontarsi alla pari.
L'Appendino magico: i consiglieri e gli addetti alla comunicazione
Chiara Appendino e Paolo Giordana.
Fedele alla missione di essere il sindaco di tutti (pure degli Elkann, con cui Appendino si è incontrata lo scorso luglio), in Giunta ha scelto figure tecniche e bipartisan.
«Non credo che tra gli assessori il sindaco abbia grandi amici, almeno per ora», conferma una fonte pentastellata. «Diciamo che li tratta come un amministratore delegato tratta i suoi dirigenti».
Certo, Appendino non deve gestire una Capitale uscita da decenni di malgoverno e malaffare. E l'unica 'crisi' che si è trovata ad affrontare - la sua 'Muraro' - è stata quella relativa all'assessore all'Istruzione Chiara Patti, sulla quale pesava una condanna del Giudice di Pace a pagare la differenza delle rette per il nido dei figli visto che non aveva dichiarato nell'Isee la convivenza col compagno.
Per risolvere il tutto al sindaco fu sufficiente dichiarare: «Non c'è alcuna polemica, Federica Patti fa parte della giunta e sono orgogliosa di lei come assessore, oggi sarà nella squadra». Grazie e arrivederci.
GIORDANA, IL «MEZZO SINDACO». Chiara naturalmente non agisce da sola. Esiste, e da tempo, come ampiamente raccontato, un 'Appendino magico'.
Il numero uno è Paolo Giordana, alla guida della vittoriosa campagna elettorale e ora capo di Gabinetto. «Un mezzo sindaco», è la critica più ricorrente.
Ex seminarista, prima di essere folgorato sulla via stellata puntando da subito su Chiara, Giordana ha vagato da un partito all'altro.
Da 20 anni infatti è all'interno della macchina comunale come staffista. Vicino al Pd, nel quale però non ha mai militato sebbene abbia curato la campagna elettorale di Piero Fassino nel 2011, ha assaggiato anche il centrodestra. Per un paio d'anni è stato vicino al capogruppo in Comune di An Ferdinando Ventriglia e consigliere di circoscrizione per poi lasciare l'incarico.
Insomma, una specie di Marra in salsa sabauda, che però non ha sollevato lo stesso polverone.
DAL FIRST GENTLEMAN A BONO. Con lui anche il curatore del coté digitale della campagna, Xavier Bellanca.
Il che dimostra l'attenzione massima che Appendino riserva alla comunicazione.
Tra i fedelissimi del sindaco ci sono poi il first gentleman Marco Lavatelli, che pare però non sia ben visto nel Movimento, e il consigliere regionale ed ex candidato governatore Davide Bono che detiene un record: è il primo eletto 5 stelle a essere stato indagato nel 2013 nell'ambito di indagini relative ai rimborsi regionali.
Procedimento che fu poi archiviato.
Bono, si racconta con una punta di sarcasmo a Torino, «si sarebbe messo in scia di Appendino perché consapevole di doversi costruire un futuro nel sottobosco del M5s».
IL GIRO DEI CONSIGLIERI. Poi c'è il giro degli 'amici', coltivati e supportati negli anni: il presidente del Consiglio Fabio Versaci e la sua vice Serena Imbesi che dopo aver passato cinque anni in circoscrizione «senza risultati eclatanti», si racconta, alle ultime elezioni non ha brillato per preferenze: 299 contro le 519 di Versaci.
E la consigliera Maura Paoli, una delle più votate con 777 preferenze.
Anche i rapporti con i parlamentari piemontesi sono imperniati sul fair play. «Ma adesso a Roma», spiega un M5s, «hanno capito che a Torino c'è chi conta più di loro».
A differenza di Roma, non esistono mini-direttori di supervisione e controllo. I giri di mail ci saranno anche, è il ragionamento, almeno con Alberto Airola, Laura Castelli e Ivan Della Valle. Ma nulla di paragonabile a quelli romani.
«Quando può Chiara si impone, va per la sua strada e non risponde a nessuno», assicurano. E, come sempre, non c'è Grillo che tenga.
«Non credo che tra gli assessori il sindaco abbia grandi amici, almeno per ora», conferma una fonte pentastellata. «Diciamo che li tratta come un amministratore delegato tratta i suoi dirigenti».
Certo, Appendino non deve gestire una Capitale uscita da decenni di malgoverno e malaffare. E l'unica 'crisi' che si è trovata ad affrontare - la sua 'Muraro' - è stata quella relativa all'assessore all'Istruzione Chiara Patti, sulla quale pesava una condanna del Giudice di Pace a pagare la differenza delle rette per il nido dei figli visto che non aveva dichiarato nell'Isee la convivenza col compagno.
Per risolvere il tutto al sindaco fu sufficiente dichiarare: «Non c'è alcuna polemica, Federica Patti fa parte della giunta e sono orgogliosa di lei come assessore, oggi sarà nella squadra». Grazie e arrivederci.
GIORDANA, IL «MEZZO SINDACO». Chiara naturalmente non agisce da sola. Esiste, e da tempo, come ampiamente raccontato, un 'Appendino magico'.
Il numero uno è Paolo Giordana, alla guida della vittoriosa campagna elettorale e ora capo di Gabinetto. «Un mezzo sindaco», è la critica più ricorrente.
Ex seminarista, prima di essere folgorato sulla via stellata puntando da subito su Chiara, Giordana ha vagato da un partito all'altro.
Da 20 anni infatti è all'interno della macchina comunale come staffista. Vicino al Pd, nel quale però non ha mai militato sebbene abbia curato la campagna elettorale di Piero Fassino nel 2011, ha assaggiato anche il centrodestra. Per un paio d'anni è stato vicino al capogruppo in Comune di An Ferdinando Ventriglia e consigliere di circoscrizione per poi lasciare l'incarico.
Insomma, una specie di Marra in salsa sabauda, che però non ha sollevato lo stesso polverone.
DAL FIRST GENTLEMAN A BONO. Con lui anche il curatore del coté digitale della campagna, Xavier Bellanca.
Il che dimostra l'attenzione massima che Appendino riserva alla comunicazione.
Tra i fedelissimi del sindaco ci sono poi il first gentleman Marco Lavatelli, che pare però non sia ben visto nel Movimento, e il consigliere regionale ed ex candidato governatore Davide Bono che detiene un record: è il primo eletto 5 stelle a essere stato indagato nel 2013 nell'ambito di indagini relative ai rimborsi regionali.
Procedimento che fu poi archiviato.
Bono, si racconta con una punta di sarcasmo a Torino, «si sarebbe messo in scia di Appendino perché consapevole di doversi costruire un futuro nel sottobosco del M5s».
IL GIRO DEI CONSIGLIERI. Poi c'è il giro degli 'amici', coltivati e supportati negli anni: il presidente del Consiglio Fabio Versaci e la sua vice Serena Imbesi che dopo aver passato cinque anni in circoscrizione «senza risultati eclatanti», si racconta, alle ultime elezioni non ha brillato per preferenze: 299 contro le 519 di Versaci.
E la consigliera Maura Paoli, una delle più votate con 777 preferenze.
Anche i rapporti con i parlamentari piemontesi sono imperniati sul fair play. «Ma adesso a Roma», spiega un M5s, «hanno capito che a Torino c'è chi conta più di loro».
A differenza di Roma, non esistono mini-direttori di supervisione e controllo. I giri di mail ci saranno anche, è il ragionamento, almeno con Alberto Airola, Laura Castelli e Ivan Della Valle. Ma nulla di paragonabile a quelli romani.
«Quando può Chiara si impone, va per la sua strada e non risponde a nessuno», assicurano. E, come sempre, non c'è Grillo che tenga.
Twitter @franzic76
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