giovedì 8 settembre 2016

Se uno sconosciuto lettore di verbali di Consigli Comunali volesse avere la compiacenza di leggerne qualcuno svoltosi sei anni indietro si accorgerebbe che il tema dell'inquinamento della 'ndrangheta a Voghera era stato affrontato dal consigliere Rubiconto. In più occasioni, ricordando l'inchiesta milanese che aveva dedotto la presenza a Voghera di una mezza 'Ndrina. Il sindaco e la maggioranza non fecero una piega. E neanche la stampa locale rappresentata dalla notevole testata "La Provincia Pavese". Proprio bravi i giornalisti nostrani. Le notizie le pubblicano quando le conoscono tutti i cittadini.

Ditte sotto inchiesta, Barbieri: toccava alla Provincia muoversi. Ghezzi: no, sapeva e ha minimizzato. Bonifica ferma
Rifiuti e mala, Voghera adesso ha paura
di Roberto Lodigiani wVOGHERA L’intreccio tra business dei rifiuti e malavita organizzata, il palleggio di responsabilità tra enti, una bonifica che non parte mai mentre 10mila metri cubi di immondizia varia stanno marcendo, mettendo a dura prova la tranquillità dei residenti di Medassino e della vicina Casei. L’affaire Recology-Gibiemme, le due ditte decotte di Voghera finite sotto la lente di ingrandimento della procura di Piacenza, che indaga sulle infiltrazioni mafiose in una serie di società salvate dal fallimento grazie al trucco della sede legale traslocata in Bulgaria (al momento, vengono ipotizzati i reati di associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, riciclaggio di denaro e trasferimento illecito di valori), sembra allargarsi ogni giorno di più. Una vicenda che scotta, e rispetto alla quale la politica locale non può certo chiamarsi fuori. «Non ho nulla di cui rimproverarmi, nè da nascondere – avverte Carlo Barbieri, sindaco sospeso dalla carica ma in lizza per riconquistarla al ballottaggio bis contro il rivale democratico Pier Ezio Ghezzi – Le autorizzazioni alle due ditte sono state rilasciate dalla Provincia, non dal Comune e in conferenza dei servizi venne chiarito che l’attività avrebbe riguardato tipologie di rifiuti non pericolosi. Non toccava a noi intervenire». Replica di Ghezzi: «C’è sempre stata attenzione da parte del Pd e del gruppo consiliare su questa problematica. Abbiamo presentato un’interpellanza e un esposto. La giunta Barbieri rispose che non c’era nulla di cui preoccuparsi, minimizzando la questione». Ma al di là delle polemiche, e di schermaglie dialettiche influenzate, inevitabilmente, dal clima di campagna elettorale permanente, resta l’emergenza concreta dei rifiuti accatastati da mesi a Medassino. La bonifica e la messa in sicurezza del capannone Recology di via Lomellina (di proprietà della famiglia Zonca, quella dei lampadari) non è mai cominciata e per ora non si può nemmeno stabilire una tempistica. Per completare l’operazione, serve almeno mezzo milione di euro, mentre la fideiussione bancaria emessa a garanzia dell’attività ammonta a meno della metà: 230mila euro. Chi vi farà fronte? Il caso è nelle mani del Settore ambiente della Provincia (ora Area vasta), un iter rallentato dalla fase di passaggio tra un ente e l’altro, oltre che dalle difficoltà nel reperire le risorse necessarie. Il neo presidente Vittorio Poma, insediato da pochi giorni, promette comunque il suo interessamento, mentre crescono i timori per una «bomba ecologica» che nessuno è ancora riuscito a disinnescare. 

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