martedì 6 settembre 2016

le scelte delle città
Il personaggio.
Dall’inchiesta al tentativo di mettere le mani sull’Ama
Blitz, bugie e patti segreti i quattro mesi spericolati della “signora dei rifiuti” 
CARLO BONINI
ROMA.
Lo svelamento della menzogna di Paola Muraro e Virginia Raggi, consapevoli entrambe che la prima fosse indagata per reati ambientali dal 18 luglio, undici giorni dopo la sua nomina ad assessore, consente di rileggere l’affaire monnezza e raccontare un’altra storia. Quella di una disperata quanto spregiudicata corsa contro il tempo per accreditare l’immagine farlocca di un Cavaliere Bianco in guerra contro i Poteri Forti che hanno avvelenato Roma soffocandola nei suoi rifiuti. E questo per dissimulare un’altra e assai meno edificante verità. Quella di una ex consulente di Ama, figlia della peggiore delle sue stagioni (quella della coppia Panzironi-Fiscon imputata nel processo “Mafia Capitale”), impegnata a ripristinare quel patto pubblico-privato nella gestione dei rifiuti che aveva consentito di far rientrare dalla finestra del Sistema chi ne era stato cacciato a calci dalla porta. Prima con le inchieste della Procura, e quindi con la chiusura della discarica di Malagrotta: il re della monnezza, il Supremo, Manlio Cerroni. L’uomo che della Muraro, in un’intervista al Venerdì di Repubblica, ora dice: «È una brava munnezzara con cui ci si intende». Un Sistema che, nel marzo di quest’anno, aveva ricevuto un colpo mortale dopo l’aggiudicazione da parte di Ama e del commissario straordinario Tronca della gara europea per lo smaltimento dei rifiuti di Roma alla società tedesca Enki. Quella che dovrebbe consentire di conferire all’estero la totalità dei rifiuti della città per i prossimi quattro anni, in attesa della realizzazione degli impianti di smaltimento e dei tre ecodistretti che dovrebbero rendere Roma autosufficiente a partire dal 2020.
Bisogna dunque rimettere in fila i fatti e le date. A cominciare dal 21 aprile, quando il nome di Paola Muraro, allora conosciuto ai soli addetti, viene iscritto al registro degli indagati dal pm Alberto Galanti. La Muraro, in quel momento, è la responsabile del corretto funzionamento degli impianti di Trattamento biologico meccanico (TMB) di Ama da cui, dal 2004 e senza soluzione di continuità, ha ricevuto consulenze per 1 milione e 350 mila euro. Dagli impianti TMB dipende il precario equilibrio dello smaltimento dei rifiuti indifferenziati di Roma. Ce ne sono quattro. Due sono di Ama (a Rocca Cencia e in via Salaria), gli altri (a Malagrotta) del consorzio “Colari”, che fa capo a Cerroni. Conferire rifiuti in questi impianti costa un occhio della testa. Ma soprattutto – come accerta l’inchiesta – quegli impianti producono scarti (metalli, combustibili da rifiuti, frazione organica stabilizzata) che non solo richiedono un secondo ciclo di smaltimento (discariche e inceneritori), ma si discostano significativamente dai valori per i quali hanno ricevuto l’Autorizzazione ambientale ad operare. È una faccenda seria per la quale la Procura delega i carabinieri del Noe ad un sequestro di atti presso l’Ama che mette in allarme la Muraro.
Non a caso, per ben due volte, il futuro assessore, con due diversi accessi agli atti, cerca di avere notizia dalla Procura della sua iscrizione al registro degli indagati, ricevendone una risposta negativa. Fino a quel 18 luglio, quando il sospetto di essere iscritta diventa una certezza, che consiglia alla Muraro e alla Raggi un colpo di teatro, che deve rovesciare il tavolo e sollevare la polvere necessaria a mettere “politicamente” al sicuro l’assessore da un’inchiesta penale di cui nessuno ancora sa, ma che presto le arriverà addosso. Il 25 luglio, infatti, Muraro e Raggi processano in streaming il presidente di Ama Daniele Fortini accusandolo di inerzia nell’utilizzo dei due impianti TMB di Rocca Cencia e Salario, proprio quelli per i quali la Muraro è indagata. Di più, lo incalzano chiedendo ragione del perché si lasci morire la città sepolta dall’immondizia senza utilizzare un terzo impianto che insiste sempre nella zona di Rocca Cencia, un tritovagliatore guarda caso di Cerroni per il quale, nel 2013, è stato siglato un curioso contratto. Non solo senza gara, ma in cui il prezzo è stato fatto dal Supremo: 175 euro a tonnellata contro i 132 del TMB. Qualcosa come una decina di milioni di euro al mese.
L’operazione “rumore” riesce. Il 4 agosto Fortini lascia Ama. Il 26 agosto, in una riunione cui è presente anche l’assessore Minenna, la Muraro chiede la rimozione di Pietro Zotti, il direttore industriale dei due TMB di Ama per cui l’assessore è indagata, di Saverio Lopes, direttore delle risorse umane, e di Leopoldo D’Amico, capo del progetto per gli Eco distretti, quelli che segnerebbero la fine del sistema del Supremo. Per l’assessore Minenna e Solidoro, l’uomo che è succeduto in Ama a Fortini, è troppo. E la menzogna della Muraro comincia ad avere i giorni contati.
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Per due volte ha cercato di sapere se fosse indagata Cerroni: “Una munnezzara con cui ci si intende”
PAOLA MURARO
L’assessora è indagata per reati ambientali dal mese di aprile. Sia lei che la sindaca ne erano a conoscenza da luglio

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