Invia per email
Stampa

Ventiduemila euro, iva compresa. L’assegno per Paola Muraro, nominata consulente tecnico di parte dalla Gesenu di cui è socio il re delle discariche Manlio Cerroni, è stato staccato proprio nei giorni in cui avveniva la nomina ad assessora. Siamo a fine giugno. Il compenso è per una relazione a firma Muraro che dimostrerà come la società di Perugia, commissariata per mafia e ora a processo, non ha macchie. La relazione verrà inviata a giorni. Dalla Gesenu la aspettano perché le accuse sono pesantissime e su quegli illeciti ci sono in ballo, secondo l’impianto accusatorio, interessi diretti della mafia siciliana.

Di questa consulenza che è un ulteriore elemento che riconduce Muraro agli interessi di Cerroni, non c’è traccia nel curriculum dell’ex consulente Ama diventata assessora.
Sull’asse Muraro-Cerroni lavora da mesi la Procura che indaga sull’imprenditore per il reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti. I pm stanno valutando la possibilità che questa accusa possa estendersi proprio a Muraro, finora sotto indagine per abuso e violazione delle norme ambientali nell’ambito dell’inchiesta sulla certificazione degli impianti di trattamento meccanico biologico. Muraro sarà ascoltata la prossima settimana. Anche questa vicenda riconduce a Cerroni, poichè quei dati sui rifiuti, in entrata e uscita dagli impianti tmb, avrebbero finito con l’agevolare proprio il re delle discariche.

Ora, questo nuovo elemento, ovvero la consulenza diretta per l’azienda perugina sembra confermare l’esistenza di un patto di ferro tra l’assessora e l’imprenditore, da tenere però nascosto per le evidenti implicazioni di immagine. Ecco perché l’assessora non ne avrebbe fatto menzione nel curriculum.Così come non vi è traccia dei compensi percepiti per la sua attività professionale. Un’omissione che riguarda anche Raggi. Sul sito del Comune di Roma non si trovano neppure quelli della sindaca , in barba alla decantata trasparenza evocata dai Cinquestelle che avrebbe dovuto fare del Campidoglio una casa di vetro.

Per Muraro, la consulenza, legittima per un tecnico, deve forse costituire elemento di imbarazzo, tanto più che riguarda un’azienda coinvolta in un caso di mafia, sotto inchiesta dal 26 ottobre 2015. Sulla società pende infatti un’interdittiva antimafia della prefettura di Perugia. Di Gesenu, Cerroni insieme con Carlo Noto La Diega erano soci al 55% e gestivano i rifiuti in 26 comuni dell’Umbria. L’incarico a Muraro risale al febbraio 2016.
Muraro, che da assessora ha rivendicato di aver fatto la guerra al ras della monnezza, sventolando la vittoria di Ama nell’arbitrato da 90 milioni di euro, prima di lanciarsi nell’avventura politica ha almeno una volta, dunque, prestato la
 sua opera per Cerroni e soci.
Da responsabile ambiente della giunta Raggi si sarebbe poi spinta a pretendere che Ama tornasse a utilizzare l’impianto di Cerroni intimando all’ex dg della municipalizzata Daniele Fortini di riaprire il tritovagliatore di Rocca Cencia. Un’impresa, che non riuscirà: Muraro si sbarazzerà di Fortini ma finirà a sua volta nel vortice dei sospetti proprio per quei rapporti opachi con Cerroni che le costano l’inchiesta.