Il dg Atac dopo le dimissioni: «C’è un sistema clientelare che ha sponde nella giunta M5S»
Marco Rettighieri in un'intervista al Messaggero racconta di aver provato a governare la partecipata del trasporto pubblico «facendo cose normali» e segnalando le anomalie riscontrate, come il «sistema di cordate»
«C’è un sistema clientelare che ha sponde nella giunta M5S». È il parere di Marco Rettighieri, il direttore generale di Atac (ex general manager di Expo), che ieri, dopo sette mesi, ha lasciato il suo incarico ai vertici dell’azienda per la mobilità. In un’intervista rilasciata a Lorenzo De Cicco per Il Messaggero, il manager racconta di aver provato a governare la più grande partecipata del trasporto pubblico d’Italia «facendo cose normali», segnalando alla magistratura tutte le anomalie riscontrate. E tra le anomalie ci sarebbero anche un «sistema di cordate»:
Governare Atac è una sfida impossibile?«Ma no, noi ci abbiamo provato, facendo cose normali. Sono stato “spietato ma giusto”, come mi hanno insegnato in Ferrovie. E ho segnalato alla magistratura tutte le anomalie che ho riscontrato».Tante anomalie, considerato che ha presentato in Procura sei esposti in sette mesi. Quasi un record…«Ma era un nostro dovere farlo e certo non ci siamo divertiti. Anche se, sinceramente, tante cose erano risapute. Non siamo i geni della lampada. Ci siamo solo comportati in modo trasparente e onesto. Forse però abbiamo colpito zone intoccabili».Si riferisce anche ai sindacati, ai quali ha tagliato migliaia di ore di distacchi illegittimi e a cui ha sottratto il business (milionario) delle mense aziendali?«Guardi, il potere di sindacati e politica in Atac è molto forte. Noi abbiamo cercato di arginare quel sistema di cordate e clientele. E in parte ci siamo anche riusciti, cercando di riportare questa azienda “colabrodo” alla normalità. Poi alcuni si sono rivoltati contro».Crede che le sigle di cui ha toccato gli interessi abbiano trovato sponde nell’attuale amministrazione M5s?«Sì, diciamo che posso avere avuto questa percezione. Ma sono un tecnico, non un politico. E ho lavorato fino all’ultimo per fare il bene di Atac e di chi usufruisce i mezzi pubblici di Roma. Alcuni sindacalisti ieri mi hanno ringraziato».Una cosa è certa: a un certo punto il suo rapporto con la giunta Raggi si è rotto. Quando ha denunciato pubblicamente «ingerenze sulle nomine interne» dell’azienda.«Vere e proprie intromissioni. Messe nero su bianco in una lettera firmata dall’assessore ai Trasporti, Linda Meleo. E negarle è impossibile».
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