Milano, truffa da 28 milioni: nove indagati tra primari e dirigenti del San Raffaele
Presunte irregolarità nei rimborsi percepiti per 4.000 interventi chirurghici. Tra gli indagati c'è anche Alberto Zangrillo, il medico di Berlusconi e l'ad del gruppo, Nicola Bedin
Una truffa al servizio sanitario nazionale da 28 milioni di euro per presunte irregolarità nei rimborsi percepiti su quattromila interventi chirurgici all'ospedale San Raffaele di Milano: è la contestazione della Procura di Milano che ha chiuso l'inchiesta nei confronti di nove persone tra dirigenti, rappresentanti legali dell'ospedale e sei primari. Tra loro Alberto Zangrillo, responsabile del reparto di Anestesia e medico personale di Silvio Berlusconi e l'amministratore delegato del gruppo Nicola Bedin.
Falso e truffa aggravata. L'inchiesta, condotta dal pm Giovanni Polizzi e coordinata dall'aggiunto Giulia Perrotti, riguarda un arco temporale che dal 2011 arriva al 18 novembre 2013 ed è stata aperta per falso e truffa aggravata. Tutto è nato dopo una verifica sulla regolarità dei Drg e - secondo l'ipotesi d'accusa - ha consentito di accertare come in diverse unità operative della struttura siano stati eseguiti più di quattromila interventi chirurgici in violazione delle norme di accreditamento relative alla presenza minima di operatori e anestetisti, nonchè di impiego di medici specializzandi. A fronte di tali episodi - spiegano gli investigatori - la struttura ospedaliera ha autocertificato il mantenimento dei requisiti richiesti per l'accesso al rimborso della prestazione sanitaria offerta, ottenendo indebiti rimborsi per più di 28 milioni di euro.
Chirurghi presenti in più sale. Nell'avviso di chiusura delle indagini, il pm scrive che durante gli interventi "le equipe" sarebbero state solo sulla carta "regolarmente costituite", in quanto "chirurghi e/o anestesisti" sarebbero stati "presenti contestualmente in più sale operatorie". Sarebbe stato fatto figurare, quindi, sui 'registri' che tutti i 'requisiti' di presenza per ottenere i rimborsi drg erano stati rispettati.
Operazioni con gli specializzandi. Sono circa 2 mila gli interventi chirurgici durante i quali, in sala operatoria, uno specializzando sostituiva un anestesista o un chirurgo professionista, mentre in 989 casi mancava il primo operatore. Sono alcuni dati delle tabelle riportate nell'avviso di conclusione delle indagini
Gli altri indagati. Oltre a Zangrillo (primario e direttore dell'unità operativa di Anestesia e Rianimazione) e Bedin (amministratore dal 2012), nell'elenco degli indagati figurano anche Mario Valsecchi, in qualità di direttore amministrativo dell'ospedale fino al 2012, Roberto Mazzuconi, in qualità di direttore sanitario. Poi ancora Ottavio Alfieri, primario e direttore dell'unità operativa di Cardiochirurgia, Piero Zannini, primario e direttore dell'unità operativa di Chirurgia Toracica, Roberto Chiesa, primario e direttore dell'unità operativa di Chirurgia Vascolare,
Patrizio Rigatti, primario e direttore dell'unità operativa di Urologia fino al 2012 e Francesco Montorsi, primario e direttore dell'unità operativa di Urologia dal novembre 2012. Indagati anche per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti la Fondazione Monte Tabor, nella persona del legale rappresentante Claudio Macchi, e l'ospedale San Raffaele, in persona del legale rappresentante Gabriele Pelissero. I fatti contestati vanno dal 2011 al 2013.
Falso e truffa aggravata. L'inchiesta, condotta dal pm Giovanni Polizzi e coordinata dall'aggiunto Giulia Perrotti, riguarda un arco temporale che dal 2011 arriva al 18 novembre 2013 ed è stata aperta per falso e truffa aggravata. Tutto è nato dopo una verifica sulla regolarità dei Drg e - secondo l'ipotesi d'accusa - ha consentito di accertare come in diverse unità operative della struttura siano stati eseguiti più di quattromila interventi chirurgici in violazione delle norme di accreditamento relative alla presenza minima di operatori e anestetisti, nonchè di impiego di medici specializzandi. A fronte di tali episodi - spiegano gli investigatori - la struttura ospedaliera ha autocertificato il mantenimento dei requisiti richiesti per l'accesso al rimborso della prestazione sanitaria offerta, ottenendo indebiti rimborsi per più di 28 milioni di euro.
Chirurghi presenti in più sale. Nell'avviso di chiusura delle indagini, il pm scrive che durante gli interventi "le equipe" sarebbero state solo sulla carta "regolarmente costituite", in quanto "chirurghi e/o anestesisti" sarebbero stati "presenti contestualmente in più sale operatorie". Sarebbe stato fatto figurare, quindi, sui 'registri' che tutti i 'requisiti' di presenza per ottenere i rimborsi drg erano stati rispettati.
Operazioni con gli specializzandi. Sono circa 2 mila gli interventi chirurgici durante i quali, in sala operatoria, uno specializzando sostituiva un anestesista o un chirurgo professionista, mentre in 989 casi mancava il primo operatore. Sono alcuni dati delle tabelle riportate nell'avviso di conclusione delle indagini
Gli altri indagati. Oltre a Zangrillo (primario e direttore dell'unità operativa di Anestesia e Rianimazione) e Bedin (amministratore dal 2012), nell'elenco degli indagati figurano anche Mario Valsecchi, in qualità di direttore amministrativo dell'ospedale fino al 2012, Roberto Mazzuconi, in qualità di direttore sanitario. Poi ancora Ottavio Alfieri, primario e direttore dell'unità operativa di Cardiochirurgia, Piero Zannini, primario e direttore dell'unità operativa di Chirurgia Toracica, Roberto Chiesa, primario e direttore dell'unità operativa di Chirurgia Vascolare,
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