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ROMA . "Vediamo adesso come rispondono i sindacati, se vogliono o no l'assunzione di 100 mila precari. Una cosa è certa: non farò mai una sanatoria. Le assunzioni sono legate alla riforma della scuola altrimenti si faranno nel 2016". Matteo Renzi, dopo lo stop sulla legge Giannini, tenta l'ultima disperata moral suasion nei confronti delle opposizioni. Con il tradizionale tono della sfida. Un tentativo affinché siano tagliati gli emendamenti, si faccia qualche modifica minima al Senato procedendo a un'approvazione rapida. Ma il rinvio ha anche motivazioni più politiche. Il premier le ha spiegate a un ministro amico domenica notte, mentre gli scrutini dei ballottaggi registravano il passo falso del Pd. "Lascia perdere le primarie e i candidati sbagliati - ha detto all'interlocutore - . Certo che hanno pesato. Ma negli ultimi giorni abbiamo pagato la vicenda dei profughi e la contestazione sulla scuola".

C'è un sondaggio che agita Palazzo Chigi, quasi quanto i risultati delle regionali e dei comuni che pure sono "parlanti". Inchioda Renzi al punto più basso di popolarità dal suo arrivo alla segreteria del Pd e poco dopo alla presidenza del Consiglio. Per questo l'ex sindaco di Firenze comunica a tutti di voler tornare alle origini, al politico movimentista, simbolo del cambiamento che portò il Pd al 40,8 per cento delle Europee. Ma si può cominciare con uno stop? "Sì - dice un renziano - perché l'ostruzionismo a Palazzo Madama avrebbe impedito l'assunzione dei precari. Tanto vale rimandare".

Allora bisogna chiedersi quale sia il rilancio pensato da Renzi per un governo in flessione, impegnato "nel momento più delicato della legislatura", come ha spiegato lo stesso premier ieri all'assemblea del gruppo parlamentare della Camera. Ci sarà il rimpastino con l'occupazione delle poltrone vacanti. Verrà premiata la minoranza responsabile del Pd con due posti su tre. Cesare Damiano
sarà il sottosegretario allo Sviluppo economico in sostituzione di De Vincenti ( ma abbandonerà la commissione Lavoro). Enzo Amendola avvicenda Lapo Pistelli come viceministro agli Esteri.