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GAGGIANO (MILANO). È UN giovane di 22 anni, senza un euro, senza lavoro, il quarto figlio che mamma Fatima ha fatto arrivare dal Marocco, risparmiando al centesimo. Immaginare lui come il quarantasettesimo terrorista che i tunisini vogliono arrestare per la strage al museo del Bardo non è semplice. Abdel Maijd Touil dorme da mamma, a Gaggiano, zona industriale, in una cameretta per bambini, due volte a settimana va a scuola di alfabetizzazione a Trezzano sul Naviglio, non è raro che mangi alla Caritas. E, invece di inabissarsi, manda sempre mamma a denunciare lRiceviamo e pubblichiamo.o smarrimento del passaporto, in realtà un documento fradicio, sporco d'inchiostro e inutilizzabile dopo il viaggio sul barcone che l'ha portato dalla Libia ad Agrigento. Cerchiamo di chiarire passo passo, per quel che si può sinora, la storia di Touil: immigrato o terrorista?
IL BARCONE
Al largo del Mediterraneo un barcone di 15 metri, con 639 persone affastellate una sull'altra, viene intercettato dalla nave Orione, pattugliatore della Marina Militare. I marocchini a bordo sono 79. Uno di questi è Touil. Per capirci sino in fondo: la barca affondata al largo di Malta, con ottocento morti, era lunga venti metri. Quindi Touil ha affrontato un viaggio molto rischioso. L'ha fatto, come moltissimi migranti, partendo dalla Libia, paese fuori controllo, dove hanno base sia i trafficanti di esseri umani, sia gruppuscoli legati al terrorismo internazionale.
PORTO EMPEDOCLE
Una volta sbarcati, i migranti, grazie alla capitaneria di porto di Porto Empedocle, vengono identificati. Con il Marocco non esiste trattato sull'immigrazione, Touil riceve il "foglio", quella "intimazione" che dice di lasciare il territorio nazionale italiano entro quindici giorni. Se Touil conserva "la carta", le nostre forze di polizia conservano la sua immagine e i dati anagrafici. Tant'è vero che ieri il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati può scrivere: "È emersa l'efficacia della banca dati (...) per accertare in tempo reale i precedenti movimenti " di Touil e arrestarlo per l'articolo 270 bis, terrorismo internazionale.
GAGGIANO
Il perno dei Touil, da quando il padre s'è ammalato ed è rimasto in Marocco, è la madre, Fatima, 44 anni, velo in testa e gambe sulla bici. Sempre di corsa come colf e badante. Fatima dai mille lavori arriva nove anni fa e chiama via via i figli maggiori (non esemplari, hanno qualche precedente per questioni di spaccio); finalmente trova i soldi per la figlia ("Quanto ci teneva"); infine ecco l'ultimo, Abdel, lasciato bambino. Tutti entrano nella casa rossa, nella periferia di Gaggiano, paese tra Milano e Pavia, sinora noto per il Naviglio, una chiesa, le trattorie dove si mangiano le rane. Come arriva qui Abdel, che ha con sé solo la borsa con i vestiti mangiati dalla salsedine? La madre lo va a prendere in Sicilia e "a marzo lo vedevamo tutti i giorni", raccontano parenti, vicini, conoscenti, gente del bar Novella, là all'angolo, e non solo.
TREZZANO SUL NAVIGLIO
Alla scuola Cuciniello, a Trezzano sul Naviglio, sede del Cpia, centro provinciale istruzione adulti, la notizia della cattura fa trasecolare gli insegnanti. Vanno a controllare il registro di classe: "Nei giorni dell'attentato al museo di Tunisi, Touil era presente ", si dicono. Solo dopo i nostri servizi su Internet, ieri pomeriggio è arrivata una pattuglia dei carabinieri per sequestrare il registro di classe.

Flavia Caimi, referente degli alfabetizzatori, è l'unica persona di buon senso che ieri non si limita al "burocratico" e accetta di dare una spiegazione: "La professoressa di Touil non vuol comparire, oggi per chiunque nella scuola è difficile parlare per questione di privacy, ma posso dire che l'arrestato di oggi frequentava i nostri corsi, che conosciamo anche sua madre e che, se indagano, non possono dire che Touil era a Tunisi il giorno dell'attacco a meno che non abbia preso degli aerei andata e ritorno". Touil, a quanto pare, già il 6 marzo fa il primo colloquio con gli alfabetizzatori, il 12 è in classe, il 16 pure, l'attentato al museo del Bardo è il 18.
L'ALIBI DELLA MADRE
"Mio figlio non è per niente d'accordo con la jihad, con la lotta armata, lo so, anche quando c'è stato l'attentato a Tunisi era con me, ne abbiamo parlato, c'è un errore, siamo sicuri, e la verità verrà fuori", ripete. Di quel figlio, arrivato stanco e silenzioso, è stata lei a far emergere la presenza in Italia: l'ha fatto denunciando ai carabinieri di Trezzano sul Navigile viglio il deterioramento del passaporto.
L'ARRESTO
Digos e Ros, coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, martedì pomeriggio passano all'azione, come prevedono i trattati internazionali. Per non insospettire Abdel, mandano un urbano a controllargli i documenti, che non ha, quindi il giovane segue docilmente il "ghisa" e poi incontra i detective. Su mandato tunisino viene accusato di omicidio, campi d'addestramento, sequestro, sovversione, ma nella documentazione non esistono  -  a differenza degli ordini di custodia italiani  -  le "descrizioni delle condotte". Quindi che cosa esattamente avrebbe fatto Touil con gli stragisti,
o a loro favore, non si sa. Lui, sconcertato, si proclama estraneo a qualsiasi accusa e al palazzo di giustizia di Milano si sente la parola "cautela".