21/05/2015
Il 24 maggio «non passa lo straniero»? No, eravamo noi ad attaccare
La manifestazione leghista ricorda una data e un luogo in cui, 100 anni fa, non successe nulla di quello che viene suggerito
Da qualche settimana la Lega Nord fa una grande battaglia comunicativa intorno alla data del 24 maggio. Quel giorno si annuncia la presenza di Matteo Salvini sul Piave, con lo slogan «Non passa lo straniero». Nell’ultimo lancio dell’iniziativa su Facebook, la pagina ufficiale della Lega Nord Padania sottolinea: «Oggi come 100 anni fa».
La Lega suggerisce, insomma, un parallelismo tra la Prima guerra mondiale e i flussi migratori di questi ultimi mesi, facendo leva sul patriottismo e l’orgoglio nazionale.
Il problema è che sceglie una data clamorosamente sbagliata. Il Piave, come recita la famosa canzone, «mormorava calmo e placido al passaggio / dei primi fanti, il 24 maggio»: il fatto è che i fanti italiani, più o meno mezzo milione, stavano andando all’attacco. E sul Piave, a dirla tutta, non è che quel giorno sia successo granché.
Come insegnano i libri di storia fin dalle scuole elementari, l’Italia faceva parte della Triplice Alleanza allo scoppio del primo conflitto mondiale nel resto d’Europa, nell’estate del 1914; i rapporti con Austria-Ungheria però non erano semplici, e l’Italia cambiò fronte dopo alcuni mesi aderendo alla cosiddetta Triplice Intesa. Il 23 maggio 1915 il Regno d’Italia dichiarò guerra all’Impero Austro-Ungarico il 23 maggio 1915.
Il giorno dopo, il 24 maggio appunto, cominciarono le operazioni d’attacco su un fronte molto ampio nell’Italia nordorientale, che andava dal Trentino all’Isonzo. Il fiume Piave era ben dietro la linea del fronte. Gli italiani erano comandati dal generale Cadorna e gli obbiettivi erano, nel breve periodo, Gorizia, e se le cose fossero andate nel migliore dei modi si voleva arrivare nel cuore dell’Austria.
Per il primo mese l’avanzata italiana andò piuttosto bene, ma la seconda linea difensiva austriaca resse bene l’urto e cominciò la fase di stallo – la guerra di trincea – che conobbero gli eserciti in tutta Europa.
Al di là delle questioni irredentiste, se c’era qualche straniero che passava i confini il 24 maggio, quelli erano gli italiani.
Da dove viene l’errore leghista? Da una lettura superficiale del testo della “canzone del Piave”. Composta nel 1918, la canzone racconta la storia della guerra – con toni assai patriottici – attraverso alcuni momenti salienti che sono ambientati intorno al corso d’acqua. Che nella realtà fu cruciale solo molto dopo il 1915: nei primi versi della canzone, il Piave è ricordato con una generosa licenza poetica, visto che non fu per nulla centrale nel maggio 1915 (e con una certa dose di forzatura retorica: «per far contro il nemico una barriera» è un gentile eufemismo, visto che «i primi fanti» erano all’attacco).
Dopo la sconfitta di Caporetto, cominciata il 24 ottobre 1917, cominciò una rovinosa ritirata che si fermò tre settimane più tardi – intorno al 12 novembre – sulle rive, appunto, del Piave. Ma questa è tutta un’altra storia.
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