ROMA -  L'aula della Camera ha approvato il ddl di riforma della scuola con 316 sì, 137 no e 1 astenuto. A favore hanno votato Pd, Area popolare, Scelta civica, Per l'Italia-Centro democratico, Psi, Minoranze linguistiche. Contrari M5s, Forza Italia, Lega, Sel, Fdi-An, Alternativa libera. Il provvedimento passa ora all'esame del Senato.

Il ministro dell'Istruzione,Stefania Giannini, soddisfatta per il risultato: "Siamo tutti un po' stanchi, ma molto molto felici. Credo si faccia un grande cambio culturale. Il primo articolo - ha spiegato - riassume quello che abbiamo fatto. Intendiamo offrire una scuola di qualità, aperta e inclusiva. Si conclude una maratona cominciata quasi un anno fa, che è stata, contrariamente a quanto si è voluto dire, anche inusuale per l'ascolto continuo di tutta la società". E rassicura: "Al mondo della scuola dico: abbiate fiducia di essere protagonisti dell'autonomia". Poi chiarisce: "I pilastri del provvedimento non saranno toccati in Senato".

"Al Senato abbiamo un altro passaggio altrettanto significativo e quindi ovviamente riaffronteremo alcuni punti che sappiamo essere ancora discussi", ha affermato il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi che ha rivendicato il risultato raggiunto:"Abbiamo rispettato gli impegni che avevamo preso soprattutto con i tempi perché sappiamo che ci sono 100mila assunzioni in ballo per il prossimo anno scolastico".

Non sono mancati momenti di tensione tra i deputati e la presidente della Camera, Laura Boldrini, è dovuta intervenire per richiamare l'Aula all'ordine.

Esami salvi. Intanto, in merito al rischio del blocco degli scrutini, l'Autorità di garanzia per gli scioperi, che ha ricevuto, da parte delle sigle sindacali Unicobas, Cobas e Usb, le proclamazioni di due giorni di sciopero, da effettuarsi successivamente alla chiusura delle scuole, ha annunciato che non ci sarà alcun blocco per i cicli finali del percorso scolastico: esami di terza media, maturità e abilitazioni professionali.

A confermare che gli esami finali si svolgeranno regolarmente, gli stessi sindacati che, conformandosi a quanto già dichiarato dall'Autorità, hanno esplicitamente escluso ogni forma di protesta che comprometta le fasi finali dei percorsi scolastici. In merito alle astensioni dagli scrutini delle classi intermedie, l'Autorità di garanzia si riserva di decidere nei prossimi giorni, poiché sta valutando complessivamente le proclamazioni di sciopero, che stanno via via pervenendo, allo scopo di evitare che l'attuazione delle astensioni possa produrre, in concreto, una violazione della normativa.  "Sono felice che ci sia un passo indietro sul blocco degli scrutini" ha affermato il ministro Giannini.

COSA CAMBIA CON LA RIFORMA

Nuove mobilitazioni. Insieme all'approvazione del ddl, arriva l'annuncio di nuove mobilitazioni: "Il ddL appena approvato alla Camera non è buona scuola, ma autoritarismo e diseguaglianza", dice Alberto Irone, portavoce nazionale Rete Studenti Medi: "Abbiamo chiesto tutti insieme di cambiare i punti chiave del testo, ma il Governo non ha voluto
ascoltare il mondo della scuola. Questo ddL così è inaccettabile. Questa non è autonoma scolastica, basata sulla cooperazione, la democrazia, la lotta alla diseguaglianza: è una scuola-azienda che produce diseguaglianze. Ora partirà una grande mobilitazione nelle scuole per chiedere di stravolgere questo ddL al Senato. Tutto il mondo della scuola, unito, continuerà a manifestare contro questo provvedimento".

Renzi: "A insegnanti bravi più soldi". Il premier Matteo Renzi continua a difendere la riforma, soprattutto per la parte che riguarda il merito: "Siamo disponibili a valutare il come, ma l'importante è che ci sia un principio: agli insegnanti bravi vanno dati soldi in più", ha detto intervenendo in diretta a Rtl 102.5. Ma anche sul ruolo del preside, Renzi non indietreggia: "Io non lo voglio un preside burocrate o passacarte. La riforma della scuola prevede che il preside possa individuare i professori più adatti alla scuola. Questo non è un preside sceriffo, è un preside che si prende qualche responsabilità in più", ha detto Renzi, che giudica la minaccia del blocco degli scrutini un 'errore clamoroso'. "Se vorranno farlo hanno tutto il diritto di farlo, ma sarebbe un errore clamoroso perché va contro i ragazzi e le famiglie. Il punto è: possiamo dire che l'Italia è di tutti e non solo dei sindacati? Si, possiamo dirlo".

Tre miliardi in più. Risorse in  più in arrivo per la scuola: lo dice su Twitter il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini: "#labuonascuola è risorse fresche per l'istruzione, 3 mld a regime in più su questo capitolo con art.26".

Le proteste in piazza. "Ritiro, ritiro" hanno gridato alcuni insegnanti, riuniti in piazza Montecitorio durante la discussione dell'Aula. In piazza anche alcuni esponenti delle opposizioni. La riforma della scuola "è la cosa più di destra che il governo potesse fare. I sindacati e i professori hanno il diritto di portare fino alle estreme conseguenze la loro battaglia", ha detto il leader di Sel, Nichi Vendola.

Scuola, Vendola: "E' riforma più di destra che il governo potesse fare"


E su Twitter scrive: "Il mondo della scuola percepisce il ddl del governo come uno sfregio, come una cancellazione della #scuola pubblica italiana".


Fassina contestato. È stato contestato dagli insegnanti contrari alla riforma l'esponente della minoranza dem, Stefano Fassina. Mentre parlava dal palchetto, i manifestanti gli ripetevano in coro "Fuori dal Pd, fuori dal Pd". "Siamo qui per cercare risposte - ha detto Fassina - non rassegnamoci,non rassegnatevi. La battaglia continuerà al Senato dove riproporremo gli emendamenti fondamentali. Un punto è chiaro: senza il consenso degli insegnanti, del personale scolastico e degli studenti la scuola non può funzionare, ci vuole condivisione".

Sinistra dem non vota. All'interno del Pd le divisioni si sono fatte sentire anche in questo caso. La sinistra del partito non ha partecipato al voto. Dai tabulati risulta che da Bersani a Cuperlo, da Fassina a D'Attorre, da Roberto Speranza a Stumpo sono 40 i deputati dem assenti in Aula al momento del voto. Ma di questi, stando a fonti della maggioranza Pd, 12 sono 'giustificati': Amoddio non è riuscita a votare per problemi della postazione. Bonavitacola, Bonomo, Culotta, Greco, Mauri (che ha una gamba rotta), Paris, Rigoni e Ragosta sono in campagna elettorale. Genovese e Di Stefano, coinvolti in inchieste giudiziarie, non hanno partecipato alla seduta. Infine, Minnucci è stato espulso per 12 settimane per i disordini in Aula. Rosy Bindi, invece, figura in missione. Tra i no, ma non del Pd perché ormai passati al Misto, spiccano invece quelli di Pippo Civati e Luca Pastorino.

Lettera deputati Area riformista a senatori. Tutti i deputati dem, poi, hanno firmato un documento comune che rappresenta una sorta di testimone per il Senato, e che, in ogni caso, "non sarà un atto di chiusura" nei confronti del resto del partito e del governo. La lettera, promossa da Roberto Speranza e Gianni Cuperlo, chiede ai senatori dem "l'impegno del Senato per portare a ulteriori e necessari cambiamenti" alla riforma della scuola che già alla Camera, sostengono i promotori, ha risolto alcuni "punti critici". "La lettera - spiega il deputato della minoranza dem, Davide Zoggia - prevede la libertà di voto di chi la firma: chi deciderà di far prevalere il rapporto con il mondo degli insegnanti si asterrà dal voto finale, chi invece vorrà premiare il lavoro svolto dai colleghi in commissione voterà sì al provvedimento. C'è la convinzione che sia possibile fare un altro pezzo di percorso insieme in Senato per migliorare il disegno di legge".

Camusso: "Battaglia continua".  "Con il voto di oggi non si chiude la battaglia, che continua", sostiene Susanna Camusso, leader della Cgil, commentando la riforma della scuola. "Si dice - continua Camusso - che ci vorrebbe davvero una buona riforma della scuola. Questa non lo è, è legata a una logica emergenziale e non a un progetto sul valore dell'istruzione nel nostro paese, di coesione sociale e di uguaglianza che la scuola deve avere. La piega invece a un'idea di efficientismo". Per il leader sindacale, quindi, non "é una riforma positiva. Il governo aveva annunciato che avrebbe discusso ma nei fatti continua a difendere il suo progetto. Con altrettanta nettezza - conclude - e col voto di oggi non si chiude la battaglia, che continua".