venerdì 16 gennaio 2015

Riceviamo e pubblichiamo.

Charlie Hebdo fa la satira, Francesco fa il Papa

La foto di di Antonio Del Giudice

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ROMA – Papa Francesco, sull’aereo per le Filippineha detto che assesterebbe un pugno a chi offendesse sua madre. E’ quello che pensa ogni uomo che abbia un rapporto qualunque con la propria madre. E questo sarebbe il papa della misericordia? E questo sarebbe il gesuita moderno e illuminato? Ora, se la frase fosse stata detta prima della mattanza a Charlie Hebdo, sarebbe stata accolta come una simpatica battuta, di quelle che piacciono tanto ai giornalisti e alle folle. Dopo la strage di Parigi, viene letta con la lente d’ingrandimento dell’intolleranza verso la libertà di espressione, quella libertà che è costata la vita ai vignettisti, ai poliziotti e agli ebrei sterminati nell’ ipermercato.
La storia è certamente complicata e va presa con le pinze. I piani della faccenda si intersecano, ma restano separati. La satira, nel caso nostro quella di Charlie, fa il suo mestiere come si può fare in Francia, il paese della laicità e dell’illuminismo. E prevede che, ai suoi strali, nessuno sfugga, neanche il Dio dei cristiani, degli ebrei, dei musulmani; né i Profeti né Maometto. Eccessiva, senza limiti, disgustosa? E’ la cifra della sua libertà. E’ la rappresentazione estrema che non esiste un Occidente giudaico-cristiano contro un Oriente islamico, almeno in Francia. La satira non fa guerre sante, né cerca compromessi con il potere, quale che sia il suo colore. Il Califfato vuole invadere l’Europa e conquistarla all’Islam? I tre barbari esecutori della strage rispondono a quell’impulso? Non c’è dubbio. Ci vorrebbe una nuova crociata cristiana contro turchi e assimilati? Ci vorrebbe un papa a guidarla, principi e imperatori cristianissimi a sostenerla.
E’ possibile tutto ciò? No che non è possibile. Il papa non perde neanche un minuto a discutere di questa faccenda. Le guerre non lo riguardano, come non hanno riguardato i suoi predecessori nell’ultimo secolo. Men che mai lo riguardano le guerre di religione. Il papa si arrende all’Islam? No, dice soltanto che le religioni sono tutte rispettabili quando tutelano i diritti dell”uomo, dunque anche l’Islam non terroristico. Lui pensa che esista un Islam dialogante che prega il suo stesso Dio.

E’ proprio in nome di quello stesso Dio che difende la libertà degli uomini, ma ricorda loro che la libertà non può essere illimitata, che non può offendere la mamma, figurarsi Dio. Fa il suo mestiere, papa Bergoglio. O qualcuno si aspettava che inneggiasse a vignette blasfeme, o che si sganasciasse alle battute su Cristo e Maometto? Nonostante questo suo spirito anti-illuminista, questo papa non sembra amico dei califfi sanguinari. Ma non crede neanche a un suo ruolo di condottiero dell’Occidente che, dopo la marcia di Parigi, ridiventa di colpo cristiano. Il papa che viene dalla fine del mondo sa bene che non è così. Sa che i cristiani abitano sempre meno in Europa. E che anche la grandiosa marcia di Parigi era un inno alla laicità, non a una religione. Si potrebbe discutere su quanto la laicità assoluta sia bene o male, ma questa è un altra storia.

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