giovedì 15 gennaio 2015

Ma come tutto on line doveva essere il M5S. Tutto trasparente. Uno vale uno. Diretta di tutti gli incontri in streaming. Voto al popolo che poi sarebbero 30 mila persone iscritte ai meet up. Infine niente. Tutto Finito. Houston la navicella è fuori rotta. Verso l'infinito.


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RETROSCENA

Quirinale, il M5s cambia la sua strategia
Niente voto online, decideranno i vertici

Nessun toto-nomi per il dopo Napolitano: i pentastellati sperano di bruciare i primi candidati di Matteo Renzi e poi ripetere quanto fatto con la nomina alla Corte costituzionale. A farne le spese, in questo caso, sarebbe la democrazia diretta. Si va verso un “partito a 5 stelle”? 

DI LUCA SAPPINO
Quirinale, il M5s cambia la sua strategia 
Niente voto online, decideranno i vertici
Alessandro Di Battista ospite a Porta a Porta
Festeggiano le dimissioni di Giorgio Napolitano i Cinque stelle. «Oggi sono felice, e voi?» twitta il senatore Nicola Morra. «Se ne va il peggior presidente della Repubblica» sentenzia Alessandro Di Battista. «La presidente della Camera Laura Boldrini ha appena annunciato le dimissioni di Napolitano, oggi è proprio un buon Giorgio!» è la battuta di Ivan Della Valle, deputato torinese. «Napolitano rinunci alla carica di senatore a vita» chiosa il leader Beppe Grillo, aggiungendo così una seconda richiesta oltre a quella già avanzata in giornata dai deputati del Movimento che, insieme a Lega e Sel, hanno chiesto, senza successo e in realtà contro il parere di molti costituzionalisti, la sospensione delle votazioni sulla riforma costituzionale dando priorità all’elezione del nuovo presidente della Repubblica.

Dietro l’entusiasmo e la battaglia, però, si cela la difficoltà con cui il Movimento si sta preparando alla trattativa quirinalizia. Una traballante strategia è allo studio del quartier generale della Casaleggio, a Milano. L’idea, a quanto risulta all’Espresso, è quella di abbandonare il modello delle Quirinarie, per cimentarsi in una manovra meno coerente con i dettami della democrazia diretta, tanto cara alla base del Movimento, ma che ha già dimostrato di funzionare, almeno in occasione dell’elezione dei giudici della corte costituzionale, con la nomina di Silvana Sciarra, arrivata dopo molte fumate nere e solo dopo che i 5 stelle hanno ottenuto che il Pd abbandonasse la candidatura di Luciano Violante.

Che le quirinarie potessero finire in un cassetto, d’altronde, è cosa di cui si mormora da tempo. Già a dicembre parlando proprio con l’Espresso Carlo Sibilia, uno dei cinque deputati chiamati da Grillo a coordinare il Movimento, aveva messo in dubbio quello che era un pilastro dei 5 stelle: «Ci sono diverse possibilità» fu la risposta di Sibilia, «ci sono le quirinarie, sì, anche se in questi mesi abbiamo visto che il metodo che abbiamo usato per la Corte costituzionale ha dato i suoi frutti». Alla rete verranno comunicati, insomma, i criteri con cui i 5 stelle condurranno le trattative, e poi verrà chiesto un parere a posteriori su una rosa ristretta o anche sul singolo nome su cui si è trovato l’accordo parlamentare.

Si dovrebbe dunque realizzare quello che il professor Paolo Becchi, un appassionato del Movimento, questa volta molto critico, aveva indicato come la fine stessa del Movimento in favore del partito a 5 stelle, più organizzato, e più a suo agio rispetto alle trattative parlamentari, alla mediazione: «Il punto» diceva Becchi ancora all’Espresso, «è che si sta andando verso la fine del Movimento per far nascere un vero e proprio partito: il compimento del processo lo potremmo avere a breve con l’elezione del prossimo presidente della Repubblica, se invece delle Quirinarie avremo una domanda secca, tipo “vi va bene Romano Prodi?”».

Non è il caso di farne una tragedia, però, pensano a Milano, almeno stando alle parole che Alessandro Di Battista ha offerto alle telecamere, un tempo odiate, di Bruno Vespa: «Dire che si tratta in segreto significa dare delle informazioni sbagliate» ha precisato il deputato 5 stelle.

Semplicemente il Movimento aspetterà Renzi al varco e, esattamente come per Violante, spera che il premier metta male il piede con un primo e forse un secondo candidato. Bruciato quello, con l’aiuto della minoranza del Pd, il Movimento potrà alzare la mano e dire: «Noi siamo qua». Il punto debole del piano è rappresentato dalla tenuta dell’accordo con Silvio Berlusconi e dalla sicurezza ostentata dal premier, che potrebbe portare Pd e Forza Italia ad eleggere senza troppi problemi il successore di Napolitano, senza che i 5 stelle entrino proprio in partita.

Se tutto va come previsto, invece, la questione si fa interessante. Ma per eleggere chi? «Sabino Cassese lo votereste?» ha chiesto ancora Bruno Vespa. «Io non faccio dei nomi per non bruciarli, noi siamo qui per ribadire metodi e requisiti delle figure istituzionali» ha risposto, molto diplomatico e attendista, Alessandro Di Battista che però sa bene che alcuni nomi interessanti, tra cui quello di Romano Prodi, erano proprio tra quelli delle prime, e forse ultime, quirinarie.

Il deputato Danilo Toninelli, che per il Movimento segue la riforma elettorale,  dice qualcosa in più: «Non facciamo nomi non perché siamo fermi sulle gambe, ma perché è il sistema malato che non ce lo consente: Se li facciamo noi, vengono subito bruciati». Toninelli poi aggiunge, a conferma che le quirinarie sono una cosa del passato: «Se Renzi vuole tenere in piedi questa legislatura allora venisse a chiederci il voto. Aspettiamo la loro mossa, hanno la maggioranza devono farla loro. Noi non abbiamo preclusioni, se un nome è buono noi lo valutiamo con la Rete e decidiamo».

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