Nicole Minetti deve restituire ai contribuenti italiani la bella sommetta di 13mila euro e spiccioli. Lei e l’ex capogruppo del PdL in Regione Lombardia (che invece ci deve 6mila euro) sono stati condannati dalla Corte dei Conti per le note spese fatte passare per politiche e invece evidentemente personali, come ad esempio l’acquisto di mobili di Ikea e il libro “Mignottocrazia” di Paolo Guzzanti. Racconta il Corriere in un articolo a firma di Giuseppe Guastella:
L’ex valletta eletta nel 2010 nel listino bloccato di Formigoni è uno dei 64 consiglieri lombardi di maggioranza e opposizione accusati di peculato nell’inchiesta sui rimborsi spese per milioni di euro per i quali il 2 febbraio comincerà l’udienza preliminare del gup Fabrizio D’Arcangelo. Dall’inchiesta penale il procuratore regionale della Corte dei conti Antonio Caruso e il sostituto Alessandro Napoli hanno aperto una serie di procedimenti contabili che viavia arrivano alla sentenza. Le spese «devono rispondere a criteri di decoro, sobrietà ed economicità», scrivono i giudici e non lo fanno gli 832,80 euro spesi dalla Minetti all’Hotel Principe di Savoia l’11 marzo 2011, giorno del suo ventiseiesimo compleanno,oppure i 129,41 pagati a maggio 2010 all’Ikea e Leroy Merlin per comprare alcuni oggetti e i 16 per il libro di Paolo Guzzanti, un volume «all’evidenza estraneo a ogni esigenza di aggiornamento». La maggior parte dei rimborsiriguarda spese per taxi,consumazioni al bar e al ristorante per una sola persona che, come tali, non sono di «rappresentanza» ma«del tutto private e personali».I giudici, però, mitiganoalmeno in parte leresponsabilità della Minettiperché nel Consiglio regionaledella Lombardia quella dellespese pazze è stata «una prassipreesistente e risalente» aprima dell’elezione di unadelle ospiti più presenti allecene e ai dopocena di Arcore.
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