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ROMA- Nel salotto di Barbara D'Urso Matteo Renzi risveglia il pubblico dal torpore con un nuovo annuncio: "Dall'1 gennaio del 2015 daremo gli 80 euro non solo a chi prende meno di 1500 euro al mese ma anche a tutte le mamme che fanno un figlio per i primi tre anni. Si tratta di mezzo miliardo destinato alle famiglie". Una sorta di rivisitazione del bonus bebè di berlusconiana memoria, sempre nell'ottica di rilanciare i consumi e, di consenguenza, l'economia. 
E a proposito della legge di Stabilità, pronta per essere portata al Colle domani - come ci fa sapere il ministro Pier Carlo Padoan - nel corso di Domenica Live su Canale 5 il premier ritorna sullo scontro con le regioni per i tagli contenuti in finanziaria: "Sono arrabbiati un pò tutti: regioni, sindacati, magistrati... io non ho la verità in tasca. Noi siamo al governo da 8 mesi e o tutti facciamo uno sforzo insieme restituendo i soldi ai cittadini o non c'è futuro". Renzi si è poi chiesto: "Le Regioni sono arrabbiate? Gli passerà". E ha continuato: "Siccome per vent'anni hanno sempre pagato le famiglie, ora se iniziamo a fare un pò di tagli ai ministeri e alle Regioni, non è che si possono lamentare".

Sull'ipotesi di tagli alla Sanità paventata dagli enti locali, il presidente del Consiglio ha aggiunto: "E' una vergogna solo a dirlo. Non tagliamo i servizi ai cittadini. Contemporaneamente però ci sono spese che tranquillamente si possono tagliare. Non è strano che una siringa in una parte d'Italia costi il doppio rispetto ad un'altra, o non ci saranno troppi supermanager?".

Quanto al Tfr in busta paga, il premier ha garantito che  verrà lasciata "al cittadino la libertà di fare come gli pare". Mentre sul taglio dell'Irap ha precisato: "C'è da ridurre la tassa sul lavoro. Oggi un imprenditore paga un sacco di soldi, ma molti non arrivano al lavoratore. La spesa dell'imprenditore se la mangia lo Stato. Mettiamolo a dieta. Sono i 6 miliardi per l'Irap".

Padoan spiega la manovra. La legge di Stabilità è pronta, "domattina sarà al Quirinale" e potrà produrre "800mila nuovi posti di lavoro". E non c'è da aver paura di una bocciatura da parte dell'Ue: "Siamo in regola". Parole rassicuranti quelle del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, intervistato a In mezz'ora su Raitre. "Siamo in contatto con la Commissione. Il 29 ottobre ci sarà il loro giudizio, ma i colleghi europei mi hanno detto che andiamo nella direzione giusta", ha affermato il ministro.  E ha aggiunto: "Il rapporto deficit-Pil continua a scendere e stiamo all'interno regole e del Patto di stabilità. L'obiettivo strutturale continua a migliorare. Il programma delle riforme è importante". Quindi, in sostanza, non c'è da preoccuparsi. Quanto al provvedimento che riguarda gli sgravi fiscali per i neoassunti Padoan ha aggiunto che "nessuno ha la misura di quanti possono essere i contratti a tempo indeterminato. Immaginiamo 800 mila posti di lavoro in tre anni, ma potremmo anche sbagliarci per difetto". La legge di Stabilità, ha detto Padoan, "è fortemente orientata alla crescita e si collega alle riforme strutturali, come il jobs act, giustizia civile e la riforma fiscale". E rivolto agli imprenditori li ha esortati a creare posti di lavoro: "Ci sono sgravi molto significativi, lo ha detto anche Squinzi. Adesso investite e create occupazione''.

In merito, poi, alle polemiche sulla tassazione ai fondi pensione contenuta nella manovra, ha precisato: "L'adeguamento (della tassazione) sui fondi pensione è inferiore ad altre categorie. Si collega a una filosofia di adeguare il trattamento ai valori medi europei. Non stiamo svantaggiando i fondi pensione". E ha confermato che per le imprese la soglia massima degli sgravi contributivi triennali per i contratti a tempo determinato (per i neoassunti) è pari a 6.200 euro l’anno, che corrisponde a una retribuzione lorda annua di circa 19 mila euro, 1.200 euro netti al mese. 

Il ministro, inoltre, ha escluso una manovra correttiva anche se l'economia dovesse peggiorare: "Questa domanda me la facevano a maggio ed aprile e io dicevo no. Se me lo chiede ora rispondo nello stesso modo", ha replicato a Lucia Annunziata. E ha avvisato: "Il Parlamento vorrà dire la sua ed è sacrosanto. Ma la Finanziaria di quest'anno è molto compatta e così deve rimanere. Altrimenti l'efficacia complessiva viene meno".

"Sono almeno due decenni che il Paese è bloccato" e c'è "una responsabilità diffusa, forse anche dei sindacati", ha concluso il ministro. "Io sono a favore di qualunque dialogo con chiunque sia d'accordo con questa semplice regola: il Paese va sbloccato altrimenti rischiamo grosso".

Statali, sindacati minacciano scioperi a oltranza. E a proposito di sindacati, quelli che rappresentano statali sono sul piede di guerra. I soldi per sbloccare i contratti dei dipendenti pubblici, infatti, non ci sono, come ha avuto modo di chiarire di recente il ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia. La Uil, pertanto annuncia l'intenzione di non rispettare i limiti previsti dalla legge per gli scioperi. 

"I contratti collettivi di lavoro del pubblico impiego sono fermi al 2010. Ebbene, se lo Stato non rispetta gli accordi, anche noi ci sentiamo sciolti dal rispetto di quegli stessi accordi e, dunque, non terremo più conto dei limiti previsti per gli scioperi nel settore". Così il segretario generale aggiunto Uil, Carmelo Barbagallo, parlando al Congresso nazionale della Uil-Fpl, la categoria degli Enti locali e della sanità, ha annunciato la decisione del sindacato di via Lucullo di disdettare il Protocollo del 2001 in merito alle procedure di raffreddamento e conciliazione relative alle prestazioni indispensabili in caso di sciopero. 

La disdetta riguarda anche tutti i successivi accordi in materia, firmati sulla base di quel Protocollo, ed è stata comunicata formalmente con lettera inviata all'Aran, l'agenzia governativa per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni.

"Il blocco dei contratti - ha sottolineato Barbagallo nel suo intervento - è una decisione di arrogante signoria che trasforma oltre tre milioni di cittadini in sudditi: è inaccettabile. Se il Governo, dunque, non modifica la legge di stabilità, a partire dallo sblocco dei contratti nel pubblico impiego, se non mantiene le tutele per tutti i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato e non le allarga a chi non ne ha, se non dà un segno chiaro nella direzione degli investimenti e dello sviluppo per tutto il Paese, noi chiederemo a Cgil e Cisl di avviare una lunga stagione di lotte unitarie che proseguirà fino a quando il Governo non avrà cambiato verso".

La replica del Garante. Ma l'Autorità di Garanzia per gli scioperi è intervenuta per bacchettare la Uil. "Non rispettare l'accordo significa non rispettare gli utenti, danneggiandoli", ha replicato il presidente Roberto Alesse. La dichiarazione del sindacato sul protocollo d'intesa "non può essere produttiva di effetti, salvo cadere nell'illegittimità, che l'Autorità non esiterebbe a sanzionare". Inoltre, spiega Alesse, "gli accordi tra le parti non possono essere disdettati unilateralmente". L'Autorità è anche "parte attiva dell'accordo, essendo chiamata a valutarne l'idoneità".

Ieri anche in Gran Bretagna i dipendenti pubblici sono scesi in piazza per chiedere un aumento dei salari, bloccati dal 2008, nonostante buona tenuta complessiva dell'economia britannica.