Di Battista (M5S), l’Isis e quell’arrampicata sugli specchi
L'onorevole pentastellato e vicepresidente della Commissione Esteri ritratta, dice che in realtà in quel suo articolo si riferiva ad Hamas ma...
“Quando ho scritto l’articolo, in quel momento non pensavo all’Isis, io pensavo ad Hamas“. Se non fosse pagato con i soldi pubblici dei cittadini italiani, Alessandro Di Battista con le sue frasi farebbe quasi sorridere. Si potrebbe pensare a giudizi avventati di qualche male informato, che non conosce a fondo né l’Isis né la complessa realtà di Hamas. E invece a dare certe risposte è stato ieri il Vicepresidente della Commissione Esteri, Alessandro Di Battista, tra i principali esponenti del MoVimento 5 Stelle fondato e di proprietà del comico Beppe Grillo.
Il Dibba ci dice che in quel suo famoso articolo che tanto ha fatto discutere, dal titolo “Isis che fare?”, si riferiva non all’Isis ma ad Hamas. Già, peccato che il nome “Isis” ritorna all’interno del suo articolo per otto volte (titolo compreso). Il nome di “Hamas“, invece, solo una.
Detto questo, sarebbe curioso capire se, secondo il Dibba, Hamas abbia in sé qualcosa di positivo – e per questo forse preferibile all’Isis in relazione a certe affermazioni – e soprattutto se il grillino abbia studiato e conosca la realtà di Hamas. L’esecuzione sommaria dei collaborazionisti o l’uso di civili per ottenere scopi militari, ad esempio, è considerato un crimine di guerra ma è la prassi che – con motivazioni e retorica sempre diverse – Hamas utilizza nello scontro con Israele. Senza contare il fatto che dal 2007 ormai in Palestina non vengono più indette elezioni. Certo, si tratta di particolari e orrori che i pacifisti de noantri all’italiana tendono a ignorare, così come ignorano anche tutte le volte in cui Israele – prima dei raid militari – ha avvisato i civili palestinesi, invitandoli a lasciare il territorio oggetto di attacchi. Così come ignorano il lusso di cui si circondano i leader di Hamas e di cui, in passato, Diritto di Critica si è occupato.
Alessandro Di Battista, dunque, si riferiva chiaramente all’Isis. Lo cita otto volte nell’articolo oltre che nel titolo. Difficile credere che il suo obiettivo fosse Hamas. “A questo punto mi domando – scriveva l’onorevole deputato pentastellato – quanto un miliziano dell’ISIS capace di decapitare con una violenza inaudita un prigioniero sia così diverso dal Segretario di Stato Colin Powell colui che, mentendo e sapendo di mentire, mostrò una provetta di antrace fornitagli da chissà chi per giustificare l’imminente attacco all’Iraq”. Di Hamas, invece, un pallido accenno in mezza riga di articolo. Per tacer delle atrocità commesse da Hamas. Nè si può fare una classifica dei terroristi in più buoni e meno buoni, in preferibili e meno presentabili.
Come dire: a volte sarebbe meglio tacere o ammettere di aver scritto una sciocchezza, si fa più bella figura. E fingiamo di dimenticare che Di Battista è Vicepresidente della Commissione Esteri.
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