domenica 19 ottobre 2014

Ve li raccomando di cuore. Stesso senso della democrazia interna ad un partito.

14 ottobre 2014

E Di Pietro a Milano sarà
il candidato del M5S

 L'uscita dall'Idv e la candidatura a sindaco celano una strategia di rientro nell'orbita del Movimento di Grillo

La notizia è doppia: Tonino Di Pietro è uscito da Idv; e Tonino Di Pietro si candida a sindaco di Milano. Lui, il fondatore padre padrone del partitino che una volta ha veleggiato intorno al 4 per cento (era Veltroni) assestandosi  quindi intorno al 2 per cento per poi declinare sempre più giù, adesso è stato di fatto estromesso, una sorta di auto esclusione conseguente alla messa in minoranza dentro la formazione, con “sottrazione” finanche della cassa che nei partitini personali è come subire uno scippo con destrezza dal quale non ti riprendi più.  Una operazione condotta con maestria da quell’Ignazio Messina, attuale leader di Idv, o di ciò che ne resta, che pure era stato messo lì a guidare il movimento proprio da Di Pietro come suo uomo di fiducia. Vatti a fidare degli amici. , gli dicevano negli ultimi tempi quei personaggi  che provenivano dalla sinistra e che avevano abbracciato il verbo dipietrista come Rodano, Zipponi, Falomi. E così è andata: i vari Belisario, Li Gotti, Caforio, Giambrone, tutti dipietristi convinti e fedeli (Belisario ovunque fosse seduto si alzava in piedi se lo chiamava l’ex pm al telefono, , e quasi si curvava in inchino), lo hanno abbandonato uno per uno. Idv, fra l’altro, era stata già segnata da una pre-scissione prima delle elezioni, quando i vari Pedica, Donati, Formisano se ne andarono chi guardando a destra e chi a Bersani.
Il motivo di tanto precipitare? A parte la cassa, ce n’è un altro politico politico: i “messinesi” seguaci del nuovo leader guardano propendono sperano in un aggancio con Matteo Renzi, ne condividono le battaglie principali, insomma sono diventati secondo l’accusa di Tonino, laddove il fondatore di Idv vorrebbe una politica tutta all’opposto anti renziana, , ha confidato Di Pietro a quei pochi con i quali parla. Per non parlare della riforma della giustizia prossima ventura targata Renzi, che l’ex Tonino nazionale già prevede in contrasto con i suoi credo più profondi e sperimentati, e che lo hanno reso famoso.
Semi isolato, senza più un partito agli ordini, senza più seguaci, che ti combina Di Pietro? Pensa bene di candidarsi a sindaco di Milano in funzione anti Pisapia, il primo cittadino uscente che a detta di tutti si ripresenterà come candidato più del Pd che di Sel. Ma che prospettive potrà mai avere un Di Pietro così mal ridotto per scalare i piani di palazzo Marino di fronte alla Scala di Milano? Nessuna, se le cose restano così. Ma i bene informati di Palazzo spiegano che Tonino sarebbe alla fine non candidato di se stesso, ma di un movimento ben più esteso che si chiama M5S. Sì, proprio così: , spiegava l’altro giorno alla Camera uno che il dipietrismo lo ha frequentato di persona. Ecco dunque l’operazione: l’ex pm intanto si lancia, tra un po’ arriverà il M5S e diranno qualcosa tipo . Una operazione che, stanti gli attuali rapporti di forza elettorali, potrebbe portare Di Pietro al ballottaggio al posto di Forza Italia, data in caduta libera dai sondaggi.
E del resto, il mondo che gravitava attorno all’ex pm e quello che si riconosce nei cinquestelle continua a essere limitrofo: il mondo dei giustizialisti, degli anti partito per definizione, dell’anti casta che sconfina nell’antipolitica, il mondo delle sabineguzzanti e dei serviziopubblico, dei vedovi di manipulite che proprio a Milano celebrò i suoi fasti. Non basterà a conquistare palazzo Marino, ma a essere competitivi, certamente sì.

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