martedì 21 ottobre 2014

Riceviamo e pubblichiamo

Genova, col senno di poi


Si quantificano in 400 milioni di euro i danni che Genova ha subito, tra blackout e strade allagate, oltre alla morte di un uomo, ritrovato esanime nei pressi della stazione di Brignole, suo quartiere di provenienza. L’esondazione dei torrenti Bisagno e Rio Feregiano avvenuta durante la notte del 9 ottobre ha messo in ginocchio un’intera città, o forse meglio dire una consistente parte della regione. Nell’entroterra genovese, Montoggio e Savignone in alta Valle Scrivia sono stati devastati dall’esondazione del torrente Scrivia, Pentema, in alta Val Trebbia, e la Valbrevenna, sono isolati e raggiungibili sono a piedi attraverso sentieri ormai malandati: i danni, qui, ad oggi, non sono ancora calcolabili.
Nei momenti di calma apparente parte il sistematico scarica-barile: a chi dare la colpa di tutto questo?
Si punta alle opere mal fatte e a quelle non fatte, come il “piano Bisagno”, un piano mai attuato da 256 milioni di euro, che punta all’apertura di una galleria che alleggerisca le strettoie di Brignole dalle piene che sono solite allagare la città di Genova. Oppure il piano di allargamento della foce sotterranea del Bisagno, opera difficile ma non risolutiva, che conterrebbe una piena di massimo 800 metri cubi di acqua, contro la piena massima del fiume di circa 1200 metri cubi.
Si pensa alla manutenzione degli alvei e alla catena di attività dell’amministrazione, alla mai comunicata allerta alla gestione dell’emergenza, alla pianificazione della protezione civile comunale. Se solo Arpal e Protezione civile avessero dato una minima allerta, tanti danni, o almeno parte dei danni economici subiti dai cittadini, e gli spostamenti sarebbero stati limitati.
E mentre i ragazzi che hanno preso parte al gruppo degli Angeli del Fango contribuiscono a mani nude a spalare il fango, rappresentando l’unica nota positiva della vicenda, un segno di quella solidarietà di cui questo Paese ha bisogno, dopo l’Allerta 2, la più alta possibile, continuano ad essere chiuse scuole, impianti sportivi, cimiteri, parchi. E gli esercizi commerciali, distrutti fisicamente e moralmente, ai quali la crisi aveva già dato una bella spinta verso il basso. Ora quei negozi sconteranno ingenti conseguenze, sono ancora più devastati e i proprietari ancora più arrabbiati: arrabbiati con lo Stato, al quale chiedono di non pagare le tasse almeno per i primi mesi, arrabbiati con il sindaco Doria, che non hanno esitato ad insultare, gridandogli di pulire, di dimettersi, di incatenarsi a Roma per influire sul pagamento della Tasi (in scadenza), lo hanno accusato di non pulire i tombini, dandogli ovviamente le colpe dell’accaduto. Ma lo hanno anche implorato, implorato di fare qualcosa per loro.
E mentre il Sindaco afferma che potrebbe pensare alle dimissioni solo se queste accelerassero le procedure, l’ex candidato sindaco Musso ha parlato, denunciando le “retribuzioni di risultato”, veri e propri premi produttività, concessi a quattro dirigenti del Comune, compresi tra i 6000 e i 17000 euro OLTRE lo stipendio già previsto. Le motivazioni? “Il loro buon lavoro per la sicurezza idrogeologica della città”. Tra gli obiettivi “raggiunti”: la mitigazione del rischio per gli edifici ubicati nelle aree di maggior rischio idrogeologico, lo sviluppo e la promozione della conoscenza delle attività di Protezione civile, il monitoraggio del territorio e gli appalti di idrodrenaggio urbano, lo scolmatore dei torrenti Bisagno e Chiaravagna, gli interventi di adeguamenti idraulici, la messa in sicurezza del territorio.
Tra questi dirigenti premiati, Monica Bocchiardo ha dichiarato di aver mitigato il rischio attraverso il lavoro compiuto con le altre istituzioni competenti, al fine di contribuire al raggiungimento di una maggiore sicurezza per gli abitanti della zona. Purtroppo, “Io non posso conseguire un premio per fermare l’acqua con le mani”, ha affermato. No, non può fermare l’acqua con le mani, ma può sempre arruolarsi tra gli angeli.
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