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ROMA - Sono partiti in anticipo i cortei che da piazza della Repubblica e piazzale dei Partigiani si sono snodati fino a San Giovanni. E questo è stato interpretato come un buon segno, indice cioè di grande partecipazione. Nella piazza storica della Cgil la manifestazione contro il Jobs Act del governo si chiuderà con l’intervento del segretario generale Susanna Camusso. Che ha ribadito l'intenzione di andare avanti verso lo sciopero generale, "con tutte le forme necessarie". E ha fatto un augurio a tutti i manifestanti su Twitter:

Un evento, quello di oggi, imponente: in 150 mila sono arrivati da tutta Italia organizzati con 2500 pullman, dieci treni speciali, una nave e due voli charter dalla Sardegna. Certo, sarà difficile bissare il successo della manifestazione del 2002, quando Sergio Cofferati portò al Circo Massimo tre milioni di persone che protestarono contro la modifica dell'articolo 18 ai tempi del governo Berlusconi. Ma si prevede comunque la partecipazione di un milione di manifestanti. "E' una manifestazione bella, grande, con tanta gente che chiede lavoro e chiede di estendere i diritti", ha commentato la Camusso, al momento alla testa del corteo. "Quando c'è tanta gente - ha detto rispondendo a una domanda sulla partenza prima dell'orario previsto - bisogna partire prima". La gente in piazza, ha detto il segretario della Cgil, "vuole lavoro, giustizia sociale, la possibilità di studiare e che si estendano i diritti. A Renzi chiediamo di cambiare la legge delega".

Al corteo, dietro lo striscione dei poligrafici dell'Unità, ci sono Stefano Fassina, Pippo Civati e Gianni Cuperlo, che ieri ha pubblicato un appello a partecipare sul sito di Sinistradem, la corrente della minoranza Pd, segno di una spaccatura all'interno del partito: "Il lavoro è sotto attacco da tanti anni - ha detto Civati durante il corteo -  ma questa volta è sotto attacco da parte del Pd. Siamo in piazza contro politiche sbagliate, non contro il governo". E si domanda: "Renzi vuole fare le cose che voleva Berlusconi?". Per Cuperlo "questa piazza va ascoltata. Mi auguro che in Parlamento ci siano le condizioni e la volontà per migliorare la delega sul lavoro". Mentre Fassina ha ribadito: "Qui c'è un pezzo importante del Pd. Questa manifestazione serve a riportare il partito sulla strada giusta".

Ci sono anche il deputato Alfredo D’Attorre, Sergio Cofferati e Cesare Damiano - tessera numero 1 della Cgil nel 1970 - che assicurano di non voler "picconare" il premier. E mentre oggi parte della minoranza dei democratici sarà in piazza, a Firenze Matteo Renzi e mezzo governo saranno alla Leopolda, definita "imbarazzante" da Rosy Bindi, presente pure lei al corteo. Il presidente del Consiglio ha affermato di non temere la piazza: "Rispetto il sindacato - ha detto ieri sera a La7- ma una manifestazione non ci fermerà". Non c'è, invece, Pierluigi Bersani. E anche altri bersaniani che, pur avendo firmato documenti di sostegno a quella piazza, hanno deciso di non scendere in corteo. 

"Lavoro, dignità, uguaglianza per cambiare l'Italia" è lo slogan della manifestazione, riprodotto anche in un grande manifesto che sovrasta il palco di piazza San Giovanni. "Conservatori di coraggio" è scritto poi su una grande struttura metallica collocata in un punto dell'area verde della piazza, in risposta a chi accusa la Cgil di essere conservatrice.