sabato 25 ottobre 2014

Basta Rosy Bindi. Faccia la nonna. Sono secoli che la vediamo in politica.

SCINTILLE 

Pd, Bindi contro Serracchiani

L'ex presidente: «Leopolda imbarazzante». La vicesegretaria: «Stai serena». Web diviso.

25 Ottobre 2014
Il 25 ottobre è il giorno della divisione in casa Pd.
La minoranza è a Roma, in piazza San Giovanni, con la Cgil.
I renziani alla Leopolda 5.
Una spaccatura che al di là del fairplay di rito - «manifestazione legittima», ha commentato Matteo Renzi, «rispetto per la Leopolda», ha replicato Gianni Cuperlo - si è manifestata in tutta la sua durezza in diretta tivù.
Protagoniste la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani e Rosy Bindi.
«CONTRO MANIFESTAZIONE IMBARAZZANTE». «Penso che più imbarazzante della contro manifestazione della Leopolda non ci sia niente», ha detto l'ex presidente del Pd a Sky dal corteo del sindacato. «Sono qui per capire le ragioni di questo pezzo reale del Paese. Nessuna strumentalizzazione di tipo politico. Spero che Renzi ascolterà questa piazza, vorrei che il governo facesse cose migliori di quelle che sta facendo. Se la riforma del lavoro resta questa voterò la fiducia, ma non voterò il provvedimento».


«CON LA LEOPOLDA VOLETE FARE ALTRO PARTITO». Rivolgendosi a Serracchiani ha detto: «È chiaro che con la Leopolda si vuole fare un altro partito» perché «la dirigenza composta dal segretario, da due vicesegretari e da mezzo governo sceglie di discutere di futuro a una manifestazione finanziata da imprenditori e finanzieri dove il simbolo del Pd neppure compare».
Lo scontro si è infiammato ancora di più dopo la dichiarazione di Davide Serra che vorrebbe «un Jobs act più aggressivo» e propone di limitare il diritto di sciopero dei dipendenti pubblici. «Se fate parlare Serra e non qualcuno che rappresenta i lavoratori allora possiamo dire che la Leopolda è la prima manifestazione post-Pd», ha ringhiato l'ex ministro, spingendo la presidente del Friuli Venezia Giulia a una difesa della convention renziana: «Qui nessuno è imbarazzante o imbarazzato. Questa non è una contromanifestazione ed è normale che il partito di governo incontri gli imprenditori, così come incontra tutti».
«ROSY CI SONO LE FESTE DELL'UNITÀ». Serracchiani ha poi rilanciato: «Le manifestazioni con la sigla Pd esistono, si chiamano Feste dell'Unità, forse Rosy non hai partecipato ma ti faccio vedere la mia agenda, è piena di appuntamenti alle iniziative democratiche». E, ancora: «Il Pd non sta cambiando nome e non lo cambierà. Stiamo interpretando gli umori del Paese, abbiamo la fortuna di rappresentare la maggioranza degli italiani, c'è una azione di governo forte e chiara, io e Rosy ce le siamo sempre dette con chiarezza, è normale che vi siano dissensi ma la nostra è una discussione tranquilla e serena».
«STAI SERENA». «NON LO SONO AFFATTO». Non proprio una rassicurazione, visti i precedenti. «Non sono affatto serena», ha infatti rilanciato Bindi, aggiungendo: «Il problema non sono gli esponenti del Pd che sono andati in piazza con la Cgil per ascoltare le persone reali, il problema è che l'intera dirigenza di un partito si riunisce da un'altra parte senza usare il simbolo per discutere di questioni fondamentali. Evidentemente c'è un altro progetto». Visto che, ha continuato l'esponente della vecchia guardia dem, «la Leopolda viene finanziata dagli imprenditori e dai finanzieri, pensiamo che non influenzeranno la politica di questo governo?».
Stando così le cose, perché allora non abbandonare il Pd? «Questa è la mia scelta, darò battaglia», ha tagliato corto Bindi.
La Rete ovviamente si è divisa. Anche criticando il «siparietto» andato in onda.
 
Qualcuno ha preso le difese di Bindi, ricordando che la vecchiaia non è solo «un fatto anagrafico».



Jacopo Iacoboni de La Stampa ironizza invece sulla scelta di Serracchiani di togliersi la giacca rossa e restare in camicia bianca. Renziana.




© RIPRODUZIONE RISERVATA

Nessun commento:

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...