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CITTA' DEL VATICANO  -  Al Sinodo sulla famiglia è stato il giorno più lungo, in attesa della chiusura prevista per domani, nel giorno della beatificazione di Paolo VI. In mattinata c'è stata l'approvazione del messaggio, nel pomeriggio il discorso pronunciato dal Papa, che ha seguito la tormentata votazione del documento finale contenente le indicazioni riassuntive delle due settimane di discussioni sul tema della famiglia. La relazione è stata approvata a maggioranza e nella discussione di merito sui 62 paragrafi, il passaggio relativo alla comunione ai risposati è risultato il più contestato, con un risicato 56 per cento di voti a favore. Ciò significa che non esiste la maggioranza "qualificata" dei due terzi, adottata come soglia per considerare il passaggio specifico come "espressione del Sinodo". "Mi sarei molto preoccupato e rattristato se non ci fossero state queste tentazioni e queste animate discussioni", ha detto papa Francesco.

IL DISCORSO DEL PAPA / LA RELAZIONE CONCLUSIVA 

Risposati, apertura ma non per tutti -
 Il paragrafo 52, che ha suscitato le maggiori divergenze, sottolinea che va tenuta "ben presente la distinzione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti", ma per la decisione definitiva si rimanda al Sinodo che si terra nell'ottobre 2015, in attesa di risolvere la frattura tra coloro che "hanno insistito a favore della disciplina attuale" e quanti si sono espressi per un'accoglienza che, comunque, sarà "non generalizzata". Particolarmente critico anche il paragrafo successivo, nel quale viene sollecitato "un approfondimento" sulla teoria sostenuta da alcuni padri, che si sono domandati perché le persone conviventi non possano ricorrere alla comunione sacramentale, dato che la Chiesa li ammette a quella "spirituale".

I passaggi "tagliati" sulle unioni gay - 
Scompare, invece, nella relazione finale, il passaggio nel quale il documento intermedio prendeva atto che nelle unioni omosessuali "vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partner". Il paragrafo 55, che si è fermato al 64 per cento dei voti a favore, restando quindi al di sotto dei due terzi, si limita a raccomandare una accoglienza "con rispetto e delicatezza" per le persone gay, ribadendo che "è del tutto inaccettabile che i pastori della Chiesa subiscano pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all'introduzione di leggi che istituiscano il matrimonio fra persone dello stesso sesso".

La precarietà lavorativa limita i matrimoni - 
Resta invece, rispetto al tema delle convivenze, l'osservazione ampiamente approvata per cui in alcuni Paesi "sposarsi è un lusso", rafforzata dalla constatazione che a far slittare il matrimonio sono spesso le attese "di una sicurezza esistenziale" legate a "lavoro e salario fisso". Calano in modo sensibile, invece, i voti favorevoli dei padri sinodali sul passaggio che invoca "una sensibilità nuova della pastorale odierna" nel cogliere "gli elementi positivi presenti nei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, nelle convivenze".

Il Papa: non ci sono state confusione e disagio - 
Nel testo finale, stavolta, sono state soppesate anche le virgole, dopo che lunedì scorso la relatio post disceptationem aveva suscitato la reazione di numerosi padri sinodali. Quel documento è passato poi all'analisi dei gruppi di lavoro e oggi è stata illustrata all'assemblea la versione definitiva da votare. I 191 padri sinodali hanno espresso parere favorevole o contrario usando la tastiera di fianco a ciascuna postazione, inibita invece per uditori ed esperti che hanno partecipato alle discussioni plenarie. E la rielaborazione dei passaggi critici, a giudicare dalle votazioni che Bergoglio ha voluto venissero rese note nel dettaglio, sembra non aver soddisfatto pienamente nessuna delle componenti che hanno partecipato al Sinodo. "Tanti commentatori hanno immaginato una Chiesa in litigio" ha detto il Papa, sottolineando che la "varietà di carismi" non deve essere visto come "motivo di confusione e di disagio".

I moniti per "tradizionalisti" e "progressisti" - 
Il pontefice ha poi ricordato che il primo dovere dei pastori è accogliere le pecorelle smarrite. Poi si è corretto: "Ho sbagliato, qui. Ho detto accogliere: andare a trovarle". È questa, ha detto, la Chiesa "che non guarda l'umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le persone" e che "non ha paura di rimboccarsi le maniche". Bergoglio, applaudito per cinque minuti alla fine del suo intervento, ha dato appuntamento al Sinodo 2015 mettendo in guardia da una parte dalla "tentazione dell'irrigidimento ostile" di quelli che ha chiamato "tradizionalisti" e "intellettualisti" e dall'altra dalla "tentazione del buonismo distruttivo" dell'ala dei "progressisti e liberalisti".

Il messaggio dei padri sinodali - 
Nel frattempo, però, alla fine della mattinata è stato diffuso anche il messaggio sinodale, redatto da una commissione che annovera come presidente il cardinale Gianfranco Ravasi e come vicepresidente monsignor Victor Manuel Fernandez, rettore della Pontificia università cattolica argentina. Un testo più generico, nel quale si sono riconosciuti 158 padri sinodali su 174 votanti. Vengono citate le crisi nuziali ("affrontate spesso in modo sbrigativo"), la prova della malattia, quella della disoccupazione e quella della violenza domestica. E c'è anche un passaggio particolare sulle vittime di abusi, in particolare bambini e ragazzi molestati "persino da parte di coloro che dovevano custodirli e farli crescere nellafiducia". Per i diritti della famiglia viene invece rivolto un appello "ai governi e alle organizzazioni internazionali". Da parte sua, la Chiesa deve presentarsi come "una casa con la porta sempre aperta nell'accoglienza, senza escludere nessuno".