Processo al Lombardo-Veneto
di Massimo Zamarion - 06/06/2014
Esistono le liste civetta ed esistono pure gli arresti civetta. Come quello del sindaco democratico di Venezia Orsoni. Su di lui calerà ben presto il silenzio. Gli arresti di questi giorni per il caso Mose sono solo il preludio del grande processo retroattivo al potere berlusconiano-leghista in Veneto. In Lombardia il processo mediatico-giudiziario al «sistema Formigoni» è stato seguito dal caso Expo; in Veneto il caso Mose farà da prologo al processo mediatico-giudiziario al «sistema Galan».
Anche il ciclone di Mani Pulite nel 1992 investì prima la Lombardia e subito dopo il Veneto. Molto meno il resto d’Italia, soprattutto quell’Italia in cui il sistema economico-politico era (ed è) così oliato, così osmotico, così organico e per così dire così istituzionale da perdere qualsiasi caratterizzazione criminale. Il Lombardo-Veneto era invece una roccaforte di quel potere democristiano, già indebolito dalla fronda destrorsa leghista, che più di altre sue versioni bisognava consegnare alla damnatio memoriae in quanto meno sensibile ai dogmi laico-progressisti dell’Italia «nata dalla Resistenza» e «fondata» sovieticamente «sul lavoro». Tanto che un importante leader veneto della DC, Antonio Bisaglia, giunse ad abbozzare il progetto di una «DC bavarese» e in un’intervista del 1982 disse: «il Veneto sarebbe maturo per uno Stato federalista, ma questo Stato, centralista e burocratico, alla mia regione l’autonomia non la concederà mai». Non fu un caso se nel 1992 nelle terre della Serenissima in qualità di commissario della DC veneta fu spedita un’esaltata toscana come Rosy Bindi: al solo scopo di liquidarla, come si capì ben presto.
Il Lombardo-Veneto (quindici milioni di abitanti, senza il Friuli-Venezia Giulia) rappresenta un quarto del paese dal punto di vista demografico e assai di più dal punto di vista economico. Questo pezzo d’Italia cronicamente creditore, coi conti a posto, con un sistema sanitario efficiente e in equilibrio, dove perfino la raccolta differenziata funziona da lustri, dove anche recentemente una grande opera come il passante di Mestre è stata portata a termine con successo, sarebbe per una singolarissima coincidenza l’Italia del malaffare, cioè quella parte d’Italia che trascina con sé il resto del paese nel baratro. E’ una barzelletta.
La storia vera è un’altra. Esiste una Vulgata che ha diviso l’Italia nel paese degli onesti e in quello dei disonesti, nell’Italia Migliore e nell’Italia Peggiore. L’intervento dei magistrati arriva buon ultimo a «consacrare» definitivamente con le sentenze un falso storico che è frutto di un lavoro culturale velenoso, antidemocratico e illiberale, che dura dalla fine della seconda guerra mondiale. Alla prima vera prova, Renzi si è subito piegato a quella retorica farisaica della «questione morale» che finora, com’era ovvio fin da principio, non ha risolto un bel nulla e non ha fatto altro che ingrossare le file scalmanate dei sanculotti. Ma a vent’anni da Mani Pulite per viltà e convenienza si fa ancora finta di non capire che il vero problema è il «sistema Italia» regolarmente omologato.
La storia vera è un’altra. Esiste una Vulgata che ha diviso l’Italia nel paese degli onesti e in quello dei disonesti, nell’Italia Migliore e nell’Italia Peggiore. L’intervento dei magistrati arriva buon ultimo a «consacrare» definitivamente con le sentenze un falso storico che è frutto di un lavoro culturale velenoso, antidemocratico e illiberale, che dura dalla fine della seconda guerra mondiale. Alla prima vera prova, Renzi si è subito piegato a quella retorica farisaica della «questione morale» che finora, com’era ovvio fin da principio, non ha risolto un bel nulla e non ha fatto altro che ingrossare le file scalmanate dei sanculotti. Ma a vent’anni da Mani Pulite per viltà e convenienza si fa ancora finta di non capire che il vero problema è il «sistema Italia» regolarmente omologato.
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