Guardia di finanza e corruzione, Vincenzo Cerceo: «Problema endemico»
Ufficiali e comandanti indagati. Il vicepresidente dei finanzieri democratici Cerceo: «Non è un fenomeno nuovo».
INTERVISTA
Prima il Mose, poi i controlli fiscali pilotati. Vito Bardi dopo Emilio Spaziante. La guardia di finanza è tornata al centro di scandali, tangenti, corruzione, come non succedeva dai tempi di Tangentopoli. «Niente di nuovo», ha spiegato a Lettera43.it Vincenzo Cerceo, colonnello in congedo delle Fiamme gialle, vicepresidente del Movimento dei finanzieri democratici. Con l'associazione di cui fa parte si impegna da anni in una riforma del corpo e nella lotta alla corruzione interna allo stesso.
- Vincenzo Cerceo, vicepresidente del Movimento dei finanzieri democratici.
DOMANDA. Spaziante per il Mose, Bardi per corruzione, si moltiplicano i nomi di finanzieri indagati. Come se lo spiega?
RISPOSTA. Non è un fenomeno nuovo, anche se si sta manifestando ora in maniera massiccia. Periodicamente la guardia di finanza è stata soggetta a scandali pesantissimi.
D. Nessuna sorpresa dunque?
R. Bardi, in realtà, mi meraviglia un po'... Ma la corruzione è un fatto quasi endemico nel corpo. Basta ricordarsi lo scandalo petroli negli Anni 70 (300 miliardi di imposte furono sottratti al fisco in un giro di contrabbando di oli minerali, ndr), quando furono arrestati il comandante generale Giudice e il capo di Stato maggiore, il generale Loprete.
D. E poi?
R. Poi c'è stata la P2, con due comandanti generali e tre comandanti in seconda iscritti, oltre a una quarantina di ufficiali. E ancora Tangentopoli, a Milano. È un fenomeno ricorrente, questa è solo l'ennesima tornata di scandali.
D. Perché succede?
R. Anni fa un giudice di Pinerolo disse che c'è una componente genetica che predispone i finanzieri alla corruzione. In realtà, l'unica spiegazione che mi do, è che si tratta delle forze dell'ordine che operano a più stretto contatto con i giri di affari e grandi somme di denaro.
D. Si può indicare l'inizio di questa degenerazione in un particolare momento storico?
R. Nel '58, ci fu lo scandalo del banchiere Giuffrè. E già in quel caso erano coinvolti esponenti della guardia di finanza. Difficile trovare un inizio. Speravamo ci potesse essere una fine, ma continua a ripresentarsi e coinvolge i più alti gradi del corpo.
D. Ma la guardia di finanza è così marcia?
R. Io sono fuori da anni, ma dagli scandali che emergono non mi sembra sia cambiato molto. E quando c'ero io la situazione era molto pesante.
D. Quindi non è solo un luogo comune?
R. No. Chi faceva servizio dentro al corpo, all'epoca, avvertiva fortemente questa tendenza alla corruzione.
D. Ma dentro al corpo ci sarà pure qualcuno che parla e si mette in gioco per cambiare le cose.
R. Sì, in passato c'è stato. Lo scandalo petroli scoppiò per le rivelazioni del capitano Antonio Ibba, che non si piegò al sistema e lo denunciò. Purtroppo devo dire che il comando generale e gli altissimi gradi raramente hanno fatto altrettanto.
D. E come si può risolvere il problema?
R. Per esempio limitando la discrezionalità nel trasferimento degli ufficiali che non si piegano alla corruzione.
D. E la politica cosa può fare?
R. Dopo Tangentopoli noi chiedemmo l'istituzione di una commissione parlamentare che indagasse sul grado di coinvolgimento degli alti vertici del corpo. Sarebbe stato un buon punto di partenza, ma l'allora presidente della Camera Luciano Violante disse che andava tutto bene e non ci sarebbe stata alcuna inchiesta.
RISPOSTA. Non è un fenomeno nuovo, anche se si sta manifestando ora in maniera massiccia. Periodicamente la guardia di finanza è stata soggetta a scandali pesantissimi.
D. Nessuna sorpresa dunque?
R. Bardi, in realtà, mi meraviglia un po'... Ma la corruzione è un fatto quasi endemico nel corpo. Basta ricordarsi lo scandalo petroli negli Anni 70 (300 miliardi di imposte furono sottratti al fisco in un giro di contrabbando di oli minerali, ndr), quando furono arrestati il comandante generale Giudice e il capo di Stato maggiore, il generale Loprete.
D. E poi?
R. Poi c'è stata la P2, con due comandanti generali e tre comandanti in seconda iscritti, oltre a una quarantina di ufficiali. E ancora Tangentopoli, a Milano. È un fenomeno ricorrente, questa è solo l'ennesima tornata di scandali.
D. Perché succede?
R. Anni fa un giudice di Pinerolo disse che c'è una componente genetica che predispone i finanzieri alla corruzione. In realtà, l'unica spiegazione che mi do, è che si tratta delle forze dell'ordine che operano a più stretto contatto con i giri di affari e grandi somme di denaro.
D. Si può indicare l'inizio di questa degenerazione in un particolare momento storico?
R. Nel '58, ci fu lo scandalo del banchiere Giuffrè. E già in quel caso erano coinvolti esponenti della guardia di finanza. Difficile trovare un inizio. Speravamo ci potesse essere una fine, ma continua a ripresentarsi e coinvolge i più alti gradi del corpo.
D. Ma la guardia di finanza è così marcia?
R. Io sono fuori da anni, ma dagli scandali che emergono non mi sembra sia cambiato molto. E quando c'ero io la situazione era molto pesante.
D. Quindi non è solo un luogo comune?
R. No. Chi faceva servizio dentro al corpo, all'epoca, avvertiva fortemente questa tendenza alla corruzione.
D. Ma dentro al corpo ci sarà pure qualcuno che parla e si mette in gioco per cambiare le cose.
R. Sì, in passato c'è stato. Lo scandalo petroli scoppiò per le rivelazioni del capitano Antonio Ibba, che non si piegò al sistema e lo denunciò. Purtroppo devo dire che il comando generale e gli altissimi gradi raramente hanno fatto altrettanto.
D. E come si può risolvere il problema?
R. Per esempio limitando la discrezionalità nel trasferimento degli ufficiali che non si piegano alla corruzione.
D. E la politica cosa può fare?
R. Dopo Tangentopoli noi chiedemmo l'istituzione di una commissione parlamentare che indagasse sul grado di coinvolgimento degli alti vertici del corpo. Sarebbe stato un buon punto di partenza, ma l'allora presidente della Camera Luciano Violante disse che andava tutto bene e non ci sarebbe stata alcuna inchiesta.
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