venerdì 13 giugno 2014

Riceviamo e pubblichiamo.

L’Iraq alla riscossa

di   - 13/06/2014 - Nonostante le voci di un'avanzata dell'ISIS su Baghdad s'assiste a una convincente mobilitazione per schiacciare gli islamisti

Alle voci che parlano di uomini dell’ISIS in avvicinamento alla capitale, rispondono le voci di numerosi rovesci militari e persino dell’intervento di truppe iraniane già in corso. Quello che è evidente è che l’afflusso di altre forze sul teatro sta restringendo lo spazio di manovra degli islamisti.
Volontari da Baghdad verso il fronte (Photo credit AHMAD AL-RUBAYE/AFP/Getty Images)
Volontari da Baghdad verso il fronte (Photo credit AHMAD AL-RUBAYE/AFP/Getty Images)
L’ISIS È FERMA - Gli islamisti all’attacco non prenderanno la capitale e probabilmente non la raggiungeranno nemmeno; da due giorni ormai le notizie di conquiste e avanzamenti si susseguono senza alcuna verifica o seguiti dopo poco da notizie di segno avverso che segnano la ripresa delle cittadine toccate dagli islamisti da parte dei peshmerga curdi o dell’esercito iracheno, che pare a Tikrit sia intervenuto appoggiato da un battaglione di al Quds iraniani, mettendo in fuga quelli dell’Isis e quieti i locali sunniti che avevano plaudito alla liberazione della città dal governo «sciita». Con Kirkuk e le città «curde» messe in sicurezza dai Pehmerga, che hanno schierato i carri armati davanti a Kirkuk, all’ISIS non rimangono che piccoli abitati da assalire con mezzi modesti, non avendo i numeri per una vera invasione dell’Iraq o per mantenere il controllo di aree troppo vaste.
TUTTI CONTRO I CATTIVI - I media riferiscono di frenetici contatti tra i governi di Iraq, Turchia e Stati Uniti, che coinvolgono anche quello curdo e che vertono sull’organizzazione della risposta all’avanzata dell’ISIS. Secondo fonti vicine al premier Nuri al Maliki nelle prossime ore si potrebbe assistere ai primi bombardamenti americani. Lo stesso Obama ha parlato di «alcune cose a breve termine, immediate, che bisogna fare militarmente», ipotesi confermata al Washington Post da un ufficiale «Stiamo valutando la cosa con urgenza». Intanto i contractor americani hanno evacuato la base di Balad, 50 chilometri a Nord di Baghdad, che stanno preparando per ospitare gli F-16 che a fine anno Washington consegnerà all’Iraq, che ora può contare solo su una soluzione di ripiego: missili Helfire montati sui piccoli Cessna.
IL CONFRONTO MILITARE - A parte l’avanzata su Baghdad, che da quello che si capisce si traduce nell’avanzamento di qualche gruppo di guerriglieri da direzioni diverse, l’Isis ha reclamato l’occupazione di Jalula e di Saaiydiyah, la prima delle quali è stata poi presa dai Peshmerga curdi poche ore dopo, con conseguenti combattimenti nella rpovincia di Dyala dirigendosi verso Sud, direzione nella quale ripiegano quelli dell’ISIS. E da Sud si stanno muovendo soldati e volontari che partono per la difesa di Baghdad, la minaccia di un attacco alla capitale, per quanto improbabile, sembra aver funzionato come richiamo e le immagini mostrano camion carichi di volontari che partono tra canti ed esaltazioni.
IN ATTESA DEL CONTRATTACCO - A Mosul intanto la situazione resta stabile, con i Peshmerga attestati in attesa alla periferia della città e l’ISIS che all’interno detta legge. Tra la propaganda varia prodotta dagli islamisti c’è anche l’annuncio dell’esecuzione di 1.700 iracheni a Tikrit, che se dovesse essere confermata aumenterebbe ancora di più la rabbia verso una formazione che già è invisa persino ad al Qaeda, ma Tikrit è già stata ri-occupata dai governativi ieri e non è giunta alcuna conferma, E 1.700 morti non si nascondono facilmente ed è escluso che il governo abbia interesse a nascondere la notizia.


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